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sabato 23 marzo 2019

De Chirico in-quieto
di Giorgio Colombo
De Chirico in un autoritratto

Giorgio de Chirico è tornato in esposizione alla Kasa dei Libri (Andrea Kerbaker padrone di Kasa), largo De Benedetti 4 a Milano, con circa 100 immagini, stampate, anche in riviste e libri, con le più diverse tecniche: periodo, dai tardi anni ’20 in avanti, periodo critico, successivo alla sua importante attività precedente, in particolare con la sua vicinanza alla madre e al fratello Alberto Savinio, sempre insieme anche nei suoi spostamenti dalla Grecia a Monaco, a Parigi, e a Ferrara dove elabora la sua “pittura metafisica”. La guerra è finita. Il fallimento della mostra romana del 1919 alla quale l’artista tiene in modo particolare, è stroncata con un testo clamoroso, ‘Al dio ortopedico’ del giovane Roberto Longhi. Né poteva essere una facile lettura se nel suo autoritratto scrive “Et quid amabo nisi quod aenigma est?”.

L'Apocalisse, 1941

Gli incontri, le polemiche, gli spostamenti sono continui. Nel ’22 la mostra di Parigi, dove si stabilisce, è presentata dal surrealista André Breton, col quale entra in aperta rottura quattro anni dopo. Nel ’29 scrive in francese una specie di autobiografia «Hebdòmeros», coniato dall’italo-greco, composto da hébdomos e mera (= ēmera), “uomo del settimo giorno”, col rinvio al dio Apollo, nato il settimo giorno del mese. Cura le coreografie e i costumi dei Balletti Russi di Diaghilev, partecipa alle Biennali di Venezia, alle Triennali di Milano, alle Quadriennali di Roma. Già sposato con la ballerina russa Raissa Gourevitch Krol, dal 1931 gli è compagna inflessibile la polacca ebrea conosciuta a Parigi, Isabella Far (Packwer), con la quale nel ’38 dall’Italia ritorna a Parigi per timore delle leggi razziali.

Bagni misteriosi, 1973
(già 1935- 1936)

Anche se nel suo racconto autobiografico ‘Monsieur Dudron’ capovolto diventa Monsieur Du Nord, i suoi riferimenti più frequenti sono una presunta italianità e la grecità fantastica, ma forse compagna nella sua lunga vita (1888-1978) è una perpetua, creativa inquietudine. 

Mobili nella stanza, 1936

La sua ultima fermata romana in piazza di Spagna (il ritorno bambino dell’immagine) è guidata dalla ferrea Isabella Far che (forse) lo pacificherà.
Le immagini disegnate, stampate, dipinte, fanno parte di periodi diversi, ma tutte lampi creativi sorprendenti.

Ritorno di Ulisse, 1968