di Giorgio Colombo
De Chirico in un autoritratto |
Giorgio de Chirico è
tornato in esposizione alla Kasa dei Libri (Andrea Kerbaker padrone di
Kasa), largo De Benedetti 4 a Milano, con circa 100 immagini, stampate, anche in riviste
e libri, con le più diverse tecniche: periodo, dai tardi anni ’20 in avanti,
periodo critico, successivo alla sua importante attività precedente, in
particolare con la sua vicinanza alla madre e al fratello Alberto Savinio,
sempre insieme anche nei suoi spostamenti dalla Grecia a Monaco, a Parigi, e a
Ferrara dove elabora la sua “pittura metafisica”. La guerra è finita. Il
fallimento della mostra romana del 1919 alla quale l’artista tiene in modo
particolare, è stroncata con un testo clamoroso, ‘Al dio ortopedico’ del
giovane Roberto Longhi. Né poteva essere una facile lettura se nel suo
autoritratto scrive “Et quid amabo nisi quod aenigma est?”.
L'Apocalisse, 1941 |
Gli incontri, le polemiche, gli spostamenti sono continui. Nel ’22 la
mostra di Parigi, dove si stabilisce, è presentata dal surrealista André
Breton, col quale entra in aperta rottura quattro anni dopo. Nel ’29 scrive in
francese una specie di autobiografia «Hebdòmeros»,
coniato dall’italo-greco, composto da hébdomos e mera (= ēmera), “uomo del
settimo giorno”, col rinvio al dio Apollo, nato il settimo giorno del mese.
Cura le coreografie e i costumi dei Balletti Russi di Diaghilev, partecipa alle
Biennali di Venezia, alle Triennali di Milano, alle Quadriennali di Roma. Già
sposato con la ballerina russa Raissa Gourevitch Krol, dal 1931 gli è compagna
inflessibile la polacca ebrea conosciuta a Parigi, Isabella Far (Packwer), con
la quale nel ’38 dall’Italia ritorna a Parigi per timore delle leggi razziali.
Bagni misteriosi, 1973 (già 1935- 1936) |
Anche se nel suo racconto autobiografico ‘Monsieur Dudron’
capovolto diventa Monsieur Du Nord, i suoi riferimenti più frequenti
sono una presunta italianità e la grecità fantastica, ma forse compagna nella
sua lunga vita (1888-1978) è una perpetua, creativa inquietudine.
Mobili nella stanza, 1936 |
La sua ultima
fermata romana in piazza di Spagna (il ritorno bambino dell’immagine) è guidata
dalla ferrea Isabella Far che (forse) lo pacificherà.
Le immagini disegnate, stampate, dipinte, fanno parte di periodi
diversi, ma tutte lampi creativi sorprendenti.
Ritorno di Ulisse, 1968 |