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mercoledì 27 marzo 2019

LETTERA APERTA A LUIGI DI MAIO
di Francesco Piscitello   



Gentile onorevole Di Maio,
fin dal suo nascere, ho guardato con simpatia al Movimento Cinque Stelle. Una cosa nuova, ricca di promesse, che alimentava grandi speranze. Per questo mi addolora molto la sua perdita di consenso. Che tuttavia, se c’è, avrà pure qualche ragione per esserci. Mi manca lo spazio, qui, per riflettervi in modo approfondito: sono dunque forzato a limitarmi. Sceglierò, fra le tante, tre questioni attinenti alla democrazia, un tema per il quale nutro molta passione, sulle quali Le rivolgerò alcune domande.
Prima questione. Lo scorso marzo - per la prima volta nella mia vita - non mi sono recato a votare. Avrei scelto il Suo movimento, se l’avessi fatto. Ma non l’ho fatto. La ragione è che non ero stato convocato per scegliere i miei rappresentanti, ma per coonestare scelte fatte da altri: è questo - non di più - ciò che permette l’attuale legge elettorale. Tutto ciò sta alla base del mio convincimento di una forte carenza di legittimità dell’attuale Parlamento. Un pensiero opinabile, naturalmente. Ma è il mio. Tornerò a votare per il Parlamento italiano (per quello Europeo le regole non suscitano in me alcuna obiezione) solo quando una nuova legge mi restituirà il diritto che quella vigente mi ha sottratto.
Tuttavia è trascorso quasi un anno da quando il Parlamento si è insediato e di una riforma elettorale nessuno parla. Eppure nuove elezioni, auspicabili o meno che siano, non appartengono al campo delle vaghe fantasticherie ma, stanti le difficoltà nelle quali si dibatte oggi l’attività politica, costituiscono un’ipotesi non peregrina. Se ciò accadesse, una volta ancora il potere di determinare la composizione del Parlamento - che appartiene interamente ai cittadini! - sarebbe in parte non irrilevante detenuto dalle forze politiche alle quali questo diritto non è mai stato conferito. Il Movimento Cinque Stelle non ha intrapreso alcuna iniziativa, a quanto mi risulti, in questa direzione.
Domanda: è forse interesse del movimento che le cose rimangano così?
Seconda questione. Lo scorso agosto il Ministro dell’Interno onorevole Matteo Salvini ha trattenuto forzatamente a bordo della nave “Ubaldo Diciotti” per sei giorni 177 migranti che la nave stessa aveva tratto in salvo, in ottemperanza al diritto internazionale sulla navigazione. Ciò ha indotto il Tribunale dei Ministri di Catania a inoltrare al Senato della Repubblica richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini per sequestro di persona aggravato (l’aggravante consiste nel fatto che l’atto è stato compiuto “da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età”). Il Movimento 5 Stelle si è associato, quasi all’unanimità, ad altre forze politiche nel negare quell’autorizzazione. Anzi, il Presidente del Consiglio, Lei stesso e il Ministro Toninelli si erano detti non solo favorevoli all’iniziativa del ministro Salvini, ma avevano sostenuto che la decisione era stata collegiale. La Magistratura ha tuttavia ritenuto di mantenere la richiesta in corso solamente nei confronti del Ministro dell’Interno.
La cosa si presta a un’importante considerazione. Il ministro Salvini ha inteso, con la decisione di cui si parla, perseguire un obiettivo politico: obiettivo al quale, pur non condividendolo nel merito, riconosco tuttavia piena legittimità. Il problema è un altro: ha diritto, un ministro, di impiegare qualunque mezzo per attuare la sua politica? Potrebbe, per esempio, ordinare di affondare un’imbarcazione carica di migranti? E se non è così (penso che anche Lei creda che non è così), qual è il limite? E gli atti dell’onorevole Salvini si collocano di qua o di là da quel limite? E chi, se non la Magistratura, è legittimato a dare una risposta? Se le viene consentito di procedere, naturalmente.
Domanda: è opinione del Movimento Cinque Stelle che un membro del governo sia libero, nel perseguire un sia pur perfettamente legittimo obiettivo politico, di commettere gravi reati come il sequestro di persona? Parrebbe di sì, dal momento che, come ho ricordato, Lei stesso, oltre al Presidente del Consiglio e al Ministro Toninelli, ha dichiarato che quella decisione, etichettata dalla Magistratura come grave reato penale (punito con la reclusione da tre a quindici anni) è stata presa anche con la Sua partecipazione.
Terza questione. La decisione di negare l’autorizzazione a procedere, secondo l’Agenzia ADNkronos, è il risultato di quanto espresso dagli attivisti e dagli iscritti al M5S in una votazione on-line.
Domanda: ritiene forse il movimento che i suoi iscritti siano la stessa cosa dei suoi elettori? E se non è così, ritiene di poter delegare ai suoi iscritti la scelta di decidere comportamenti politici che, invece, dovrebbe porre in atto in quanto rappresentante dei suoi elettori dai quali ha ricevuto il mandato?
Sono tre domande importanti, onorevole Di Maio, che Le rivolgo mantenendoLe intera la mia stima, e non per piaggeria, mi creda: per sentimento sincero. Non è la stima ad essere modificata: è il giudizio politico.
La prego, onorevole, di gradire i miei migliori saluti.
Francesco Piscitello