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giovedì 21 marzo 2019

SEVESO: VASCHE, LA NOSTRA PROPOSTA
di Associazione Amici Parco Nord


Premesso che il dissesto idrogeologico della valle del Seveso ha origine nello sviluppo illimitato della urbanizzazione e nella cementificazione e impermeabilizzazione del territorio: la provincia di Milano è la seconda in Italia, dopo quella di Monza-Brianza, per superficie coperta e occupata;
Che il fiume Seveso è da molto tempo una terra di nessuno, oggetto di una devastazione senza precedenti: le aree golenali quasi inesistenti, mangiate dallo sviluppo, le distanze di sicurezza e di salvaguardia totalmente ignorate: molti edifici si spingono fino a fare da sponda al fiume; la legge è totalmente inapplicata e vige la più piena libertà di inquinare e di lordare: la procura di Milano ha censito 1.420 scarichi abusivi su 1.505, ma in quattro anni nessun potere costituito è intervenuto e nessun scarico è stato riportato nell’ordine della legalità; il sistema fognario, oltre che generalmente vecchio e inadeguato, è in alcune zone addirittura inesistente, e ci sono quindi zone ove i liquami dei caseggiati e delle industrie scaricano direttamente nel fiume; il sistema di depurazione in diverse parti, soprattutto nel Comasco, è completamente mancante. Il risultato è che il Seveso è uno dei fiumi più inquinati e sporchi d’Italia e d’Europa, e che nei suoi confronti sono state comminate (seppur per il momento sospese) salatissime sanzioni economiche da parte della Commissione Europea.
Che il fiume Seveso è un sistema idraulico inaudito. Nel tratto scoperto, fino alle porte di Milano, ha una portata di circa 135 mc/s (metri cubi al secondo), ma nella parte tombata possono passare massimo 40 mc/s: una sproporzione clamorosa. Inoltre, le acque del Seveso, dopo aver attraversato parte della città, vengono immesse nel canale Redefossi, che ha una portata ancora più limitata, determinando così una seconda strozzatura. Per evitare esondazioni e allagamenti nel centro di Milano, in piazza 5 Giornate e dintorni, si preferisce, si vuole, che le esondazioni avvengano nel Nord Milano, alla periferia, a Niguarda e dintorni;
Che il Piano AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) approvato nel 2014, composto da 5 vasche di laminazione, è stato adottato a seguito alle difficoltà incontrate dal piano precedente, che si basava invece sulla costruzione di canali scolmatori;
Che i lavori di raddoppio dell’unico canale effettivamente esistente, quello di Nord Ovest, sono stati interrotti, giunti a Senago, dopo 3 km e dopo aver speso 12 milioni di euro, per la sollevazione delle popolazioni e delle amministrazioni dell’Abbiatense e del Ticino, allarmati per l’ulteriore apporto di veleni e di sporcizie che ciò avrebbe comportato ai danni del Fiume Azzurro (sito di interesse comunitario);
Che la scelta di accumulare enormi quantità di acqua sporca (il Piano prevede lo stoccaggio di 4,5 mln di mc) in vasche molto grandi, fino ad alcune decine di ha (un ettaro è uguale a 10.000 metri quadrati, quanto un campo di calcio), entra in evidente contrasto con la natura del territorio della provincia di Milano che, come abbiamo detto, è la seconda più urbanizzata e costruita d’Italia. Infatti, le aree alla fine sono state reperite solo dentro ai parchi regionali!;
Che le vasche di laminazione avrebbero dovuto tutte assieme entrare in funzione entro il 2018, ma che finora per nessuna di esse sono neppure cominciati i lavori;
Che la vasca nel Parco Nord, non prevista inizialmente dal Piano elaborato dai tecnici ma inserita all’ultimo per interesse politico, dovrebbe essere costruita su un’area attualmente quasi completamente coperta da un magnifico bosco, con l’abbattimento di circa un migliaio di alberi;
Che la vasca del Parco Nord, ad alto rischio per la salute, dovrebbe essere realizzata a ridosso, a poche decine di metri, del più popoloso quartiere di Bresso, vicino a un grande centro commerciale e accanto a strutture primarie per l’infanzia: asilo nido, scuola materna ed elementare.
Che avverso alle vasche si sono mobilitate le Amministrazioni comunali e le popolazioni di Bresso e di Senago, nonché comitati e associazioni anche di molti altri comuni;
Che sul progetto definitivo della vasca nel Parco Nord hanno votato contro le amministrazioni di Bresso e quelle di Cusano Milanino, Cormano, Cinisello Balsamo, Novate Milanese;
Che è stato compiuto ogni sforzo per la ricerca di un’intesa, sempre respinta dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano; e che ancora recentemente il sindaco di Bresso ha presentato una proposta alternativa di mediazione che prevedeva una parziale riduzione della dimensione della vasca di laminazione e il suo spostamento di poche centinaia di metri in un’area più lontana dagli abitati, e che anche questo tentativo di accordo è stato respinto;


Che una soluzione comunque deve essere trovata e che il problema delle esondazioni di Milano, delle sue periferie a Nord e dei comuni ancora più a monte, è un problema serio e prioritario e costituisce un imperativo a cui in nessun modo noi vogliamo sottrarci.
Presentiamo ai cittadini, ai comitati e alle associazioni del territorio, alle forze politiche e alle istituzioni democratiche, una nostra proposta che si fa carico dei  problemi di Milano, di Bresso, del Parco Nord e del comune di Senago, perseguendo l’obiettivo di far presto, di ritrovare la concordia, di salvaguardare la salute dei cittadini, di rispettare finalmente la legge, di avviare una nuova cultura delle acque piovane, che non devono essere più intese e trattate come ingombrante rifiuto da accatastare in enormi discariche liquide urbane, ma come preziosa e purtroppo sempre più scarsa risorsa della comunità.
Il Piano in cinque punti che offriamo alla meditazione dei decisori è vario e articolato. Esso può, e deve, essere realizzato nelle sue diverse parti contemporaneamente: può essere compiuto in capo a tre anni a partire da subito.
1.Pulire il fiume Seveso: è la prima mossa. Finora umiliato e offeso, deve tornare alla sua naturalità e alla sua bellezza, restituito al paesaggio e alla sua funzione naturale di adduttore di acqua pulita a beneficio della natura e degli uomini. Occorre, in questa terra finora di nessuno, portare la legge, in particolare la legge quadro nazionale 152/2016 e la legge regionale n. 4/2016. La prima detta limiti, modi e parametri per poter scaricare nel fiume, ed è stata totalmente disattesa finora, come dimostra l’inchiesta della Procura di Milano; la seconda prescrive, ai fini della prevenzione dei dissesti idrogeologici, l’adozione dei criteri dell’Invarianza idraulica e idrogeologica e del drenaggio urbano sostenibile. L’attuale condizione del fiume, del suo abbandono da parte dei poteri costituiti e del suo cinico sfruttamento, è uno scandalo ognora intollerabile. Comunque, qualsiasi sia la soluzione che alla fine si vorrà adottare, deve esser chiaro alla Regione Lombardia, all’autorità di Distretto, al Comune di Milano, che prima di qualsiasi altra opera, deve porsi mano alla bonifica del fiume. Occorre perciò chiudere o regolarizzare gli scarichi abusivi, mettere fine all’immissione di reflui fognari diretti, prima che siano sottoposti alla depurazione.


2.Completare il raddoppio del canale scolmatore di Nordovest. È la seconda mossa. Fino a poco più di dieci anni fa, il raddoppio dello scolmatore rappresentava l’unica opera pensata e prevista per la prevenzione delle esondazioni. È stata realizzata in parte, spendendo 12 milioni di euro, nel tratto Palazzolo-Senago e poi è stata interrotta. La Regione e la Provincia, che era l’ente attuatore dell’opera, hanno poi cambiato rotta e sono passati alla strategia delle vasche di laminazione. Questo passaggio è stato la conseguenza del (giusto) rifiuto, da parte dei comuni dell’Abbiatense e del Ticinese, di accettare col raddoppio del canale anche il raddoppio delle immissioni nel Ticino delle acque sporche e inquinate del Seveso. Sicché, invece di avviare finalmente la pulizia del fiume e continuare l’opera di canalizzazione intrapresa, la Regione Lombardia ha pensato di accatastare immense quantità di acque puzzolenti e inquinate a ridosso dei centri urbani e nei parchi regionali. Però, se e quando il Seveso dovesse tornare finalmente   un fiume pulito nel rispetto della legge, cadrebbe ogni ostacolo al proseguimento del raddoppio del canale, e quindi assieme cadrebbe ogni necessità di realizzare la vasca di Senago. Questo sarebbe un risultato straordinario che metterebbe fine ad un conflitto annoso e inenarrabile, restituendo serenità ai cittadini e alla amministrazione senaghesi, nel rispetto del loro territorio e di quello del parco regionale delle Groane.
3.Costruire subito la Vasca di laminazione di Lentate sul Seveso. È l’unica delle cinque vasche del Piano a non aver incontrato difficoltà sul suo percorso: l’Amministrazione di Lentate la vuole e i cittadini di quel comune non hanno frapposto resistenze, anche perché a monte le acque del fiume sono meno compromesse che a valle. Il progetto definitivo è stato approvato, i finanziamenti ci sono, entro due anni questa vasca da 815 mila metri cubi può entrare in funzione, prima di qualsiasi altra, dando sollievo a tutto il sistema e tranquillità ai territori esposti agli allagamenti.
4.Realizzare le Aree golenali di Cermenate e del Canturino. Sono previste dal Piano AIPO, sono una soluzione preziosa, perché raccolgono circa 400 mila mc di acque del fiume, che a quell’altezza sono ancora pulite; sono la risposta naturale (che il fiume avrebbe trovato da sé, se non ci fosse stato il dilagare dell’urbanizzazione selvaggia); e ci sono anche i soldi. Difficoltà no, non ce ne sono di nessun tipo, e quindi non si capisce perché finora non si sia proceduto alacremente alla loro realizzazione. Considerando peraltro che queste aree golenali hanno quasi due volte la capacità di ritenzione delle acque rispetto alla vasca del Parco Nord!


5.Partire con le Opere di invarianza idraulica. Nel 2011 è stato presentato pubblicamente, in una affollata assemblea a Niguarda, da parte di IANOMI (l’allora gestore - oggi CAP, Consorzio Acque Potabili - per molti comuni del Nord Milano del servizio idrico integrato, nonché gestore del depuratore Bresso-Milano) il progetto di realizzazione, all’interno dell’area del depuratore, di una vasca volano, cioè di acqua pulita di pioggia, di circa 80/100 mila mc. Non si capisce perché questo progetto poco impattante e di considerevole portata, sia finito nel dimenticatoio. Ciò non toglie però che oggi possa essere disseppellito e diventare la prima opera significativa in attuazione della nuova legge regionale. I 100/150 mila metri cubi mancanti (a pareggiare i 250 mila della vasca di laminazione nel Parco Nord) possono essere recuperati adottando quella parte di applicazione dell’invarianza del piano proposto dal sindaco di Bresso: una vasca grande, sempre di acqua di pioggia pulita all’interno del Parco Nord, accanto al velodromo; altri interventi minori di contenimento delle acque in altre zone di Bresso; nonché un programma di interventi mirati alla de-cementificazione e de-impermeabilizzazione di numerose superfici urbane. Va sottolineato, a questo punto, l’impegno del sindaco di Bresso e dei suoi colleghi di Cinisello, Cusano e Cormano, che con l’assistenza tecnica di CAP stanno dando vita, primi in Regione Lombardia, ad un vero Piano per l’Invarianza.
Della super vasca prevista nell’area ex industriale della SNIA di Varedo (risultato della fusione delle previste Vasche di Paderno e di Varedo) che da sola dovrebbe stoccare la metà dell’intero Piano AIPO, sappiamo poco. Per costruirla, occorrerebbe prima l’abbattimento e lo smaltimento degli edifici industriali, ancora tutti in piedi, nonché la bonifica dei vasti terreni. Tempi e costi enormi: stanziamenti per ora inesistenti. Secondo noi è un’opera messa su un binario morto. Comunque, qualora quella vasca si volesse davvero realizzarla, si andrebbe ai tempi più lontani. Intanto, cioè da subito, è bene mettere la testa e la buona volontà in quello che concretamente possiamo fare oggi. La proposta che abbiamo esposto ha molti pregi, alcuni li abbiamo già indicati, ma tra gli altri non va dimenticato che i quattrini già stanziati per la costruzione delle vasche di Bresso e di Senago, 60 milioni, potrebbero servire per avviare il Piano regionale dell’Invarianza, che non c’è, che noi abbiamo chiesto quattro anni fa agli amministratori comunali e regionali, che da loro ci è stato promesso, sempre quattro anni fa, ma di cui finora non si è visto niente.
Infine, un appello alla ragionevolezza. Perché scontrarci, se è possibile venirci incontro? Perché distruggere territorio, paesaggio e parchi, se si può evitare? Perché esporre i cittadini al rischio della salute, invece che proteggerli?                  
La nostra proposta consente di salvaguardare Niguarda e il Nord Milano dalle esondazioni secolari; è concreta e fattibile, risparmia tempo e denaro. Merita, secondo noi, di essere presa in seria considerazione.