di Associazione Amici
Parco Nord
Premesso che il dissesto
idrogeologico della valle del Seveso ha origine nello sviluppo illimitato della
urbanizzazione e nella cementificazione e impermeabilizzazione del territorio:
la provincia di Milano è la seconda in Italia, dopo quella di Monza-Brianza,
per superficie coperta e occupata;
Che
il fiume Seveso è da molto tempo una terra di nessuno, oggetto di una
devastazione senza precedenti: le aree golenali quasi inesistenti, mangiate
dallo sviluppo, le distanze di sicurezza e di salvaguardia totalmente ignorate:
molti edifici si spingono fino a fare da sponda al fiume; la legge è totalmente
inapplicata e vige la più piena libertà di inquinare e di lordare: la procura
di Milano ha censito 1.420 scarichi abusivi su 1.505, ma in quattro anni nessun
potere costituito è intervenuto e nessun scarico è stato riportato nell’ordine
della legalità; il sistema fognario, oltre che generalmente vecchio e inadeguato,
è in alcune zone addirittura inesistente, e ci sono quindi zone ove i liquami
dei caseggiati e delle industrie scaricano direttamente nel fiume; il sistema
di depurazione in diverse parti, soprattutto nel Comasco, è completamente
mancante. Il risultato è che il Seveso è uno dei fiumi più inquinati e sporchi
d’Italia e d’Europa, e che nei suoi confronti sono state comminate (seppur per
il momento sospese) salatissime sanzioni economiche da parte della Commissione
Europea.
Che
il fiume Seveso è un sistema idraulico inaudito. Nel tratto scoperto, fino alle
porte di Milano, ha una portata di circa 135 mc/s (metri cubi al secondo), ma
nella parte tombata possono passare
massimo 40 mc/s: una sproporzione clamorosa. Inoltre, le acque del Seveso, dopo
aver attraversato parte della città, vengono immesse nel canale Redefossi, che
ha una portata ancora più limitata, determinando così una seconda strozzatura.
Per evitare esondazioni e allagamenti nel centro di Milano, in piazza 5
Giornate e dintorni, si preferisce, si vuole, che le esondazioni avvengano nel
Nord Milano, alla periferia, a Niguarda e dintorni;
Che
il Piano AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) approvato nel 2014,
composto da 5 vasche di laminazione, è stato adottato a seguito alle difficoltà
incontrate dal piano precedente, che si basava invece sulla costruzione di
canali scolmatori;
Che
i lavori di raddoppio dell’unico canale effettivamente esistente, quello di
Nord Ovest, sono stati interrotti, giunti a Senago, dopo 3 km e dopo aver speso
12 milioni di euro, per la sollevazione delle popolazioni e delle
amministrazioni dell’Abbiatense e del Ticino, allarmati per l’ulteriore apporto
di veleni e di sporcizie che ciò avrebbe comportato ai danni del Fiume Azzurro
(sito di interesse comunitario);
Che
la scelta di accumulare enormi quantità di acqua sporca (il Piano prevede lo
stoccaggio di 4,5 mln di mc) in vasche molto grandi, fino ad alcune decine di
ha (un ettaro è uguale a 10.000 metri quadrati, quanto un campo di calcio),
entra in evidente contrasto con la natura del territorio della provincia di
Milano che, come abbiamo detto, è la seconda più urbanizzata e costruita
d’Italia. Infatti, le aree alla fine sono state reperite solo dentro ai parchi
regionali!;
Che
le vasche di laminazione avrebbero dovuto tutte assieme entrare in funzione
entro il 2018, ma che finora per nessuna di esse sono neppure cominciati i
lavori;
Che
la vasca nel Parco Nord, non prevista inizialmente dal Piano elaborato dai
tecnici ma inserita all’ultimo per interesse politico, dovrebbe essere
costruita su un’area attualmente quasi completamente coperta da un magnifico
bosco, con l’abbattimento di circa un migliaio di alberi;
Che
la vasca del Parco Nord, ad alto rischio per la salute, dovrebbe essere
realizzata a ridosso, a poche decine di metri, del più popoloso quartiere di
Bresso, vicino a un grande centro commerciale e accanto a strutture primarie
per l’infanzia: asilo nido, scuola materna ed elementare.
Che
avverso alle vasche si sono mobilitate le Amministrazioni comunali e le
popolazioni di Bresso e di Senago, nonché comitati e associazioni anche di
molti altri comuni;
Che
sul progetto definitivo della vasca nel Parco Nord hanno votato contro le
amministrazioni di Bresso e quelle di Cusano Milanino, Cormano, Cinisello
Balsamo, Novate Milanese;
Che
è stato compiuto ogni sforzo per la ricerca di un’intesa, sempre respinta dalla
Regione Lombardia e dal Comune di Milano; e che ancora recentemente il sindaco
di Bresso ha presentato una proposta alternativa di mediazione che prevedeva
una parziale riduzione della dimensione della vasca di laminazione e il suo
spostamento di poche centinaia di metri in un’area più lontana dagli abitati, e
che anche questo tentativo di accordo è stato respinto;
Che
una soluzione comunque deve essere trovata e che il problema delle esondazioni
di Milano, delle sue periferie a Nord e dei comuni ancora più a monte, è un
problema serio e prioritario e costituisce un imperativo a cui in nessun modo
noi vogliamo sottrarci.
Presentiamo
ai cittadini, ai comitati e alle associazioni del territorio, alle forze
politiche e alle istituzioni democratiche, una nostra proposta che si fa carico dei problemi di Milano, di Bresso, del Parco Nord
e del comune di Senago, perseguendo l’obiettivo di far presto, di ritrovare la
concordia, di salvaguardare la salute dei cittadini, di rispettare finalmente
la legge, di avviare una nuova cultura delle acque piovane, che non devono
essere più intese e trattate come ingombrante rifiuto da accatastare in enormi
discariche liquide urbane, ma come preziosa e purtroppo sempre più scarsa
risorsa della comunità.
Il
Piano in cinque punti che offriamo alla meditazione dei decisori è vario e
articolato. Esso può, e deve, essere realizzato nelle sue diverse parti
contemporaneamente: può essere compiuto in capo a tre anni a partire da subito.
1.Pulire il fiume Seveso: è la prima mossa. Finora
umiliato e offeso, deve tornare alla sua naturalità e alla sua bellezza,
restituito al paesaggio e alla sua funzione naturale di adduttore di acqua
pulita a beneficio della natura e degli uomini. Occorre, in questa terra finora
di nessuno, portare la legge, in particolare la legge quadro nazionale 152/2016
e la legge regionale n. 4/2016. La prima detta limiti, modi e parametri per
poter scaricare nel fiume, ed è stata totalmente disattesa finora, come
dimostra l’inchiesta della Procura di Milano; la seconda prescrive, ai fini
della prevenzione dei dissesti idrogeologici, l’adozione dei criteri
dell’Invarianza idraulica e idrogeologica e del drenaggio urbano sostenibile.
L’attuale condizione del fiume, del suo abbandono da parte dei poteri
costituiti e del suo cinico sfruttamento, è uno scandalo ognora intollerabile.
Comunque, qualsiasi sia la soluzione che alla fine si vorrà adottare, deve
esser chiaro alla Regione Lombardia, all’autorità di Distretto, al Comune di
Milano, che prima di qualsiasi altra opera, deve porsi mano alla bonifica del
fiume. Occorre perciò chiudere o regolarizzare gli scarichi abusivi, mettere
fine all’immissione di reflui fognari diretti, prima che siano sottoposti alla
depurazione.
2.Completare il raddoppio
del canale scolmatore di Nordovest. È la seconda mossa. Fino a poco più di dieci anni
fa, il raddoppio dello scolmatore rappresentava l’unica opera pensata e
prevista per la prevenzione delle esondazioni. È stata realizzata in parte,
spendendo 12 milioni di euro, nel tratto Palazzolo-Senago e poi è stata
interrotta. La Regione e la Provincia, che era l’ente attuatore dell’opera,
hanno poi cambiato rotta e sono passati alla strategia delle vasche di
laminazione. Questo passaggio è stato la conseguenza del (giusto) rifiuto, da
parte dei comuni dell’Abbiatense e del Ticinese, di accettare col raddoppio del
canale anche il raddoppio delle immissioni nel Ticino delle acque sporche e
inquinate del Seveso. Sicché, invece di avviare finalmente la pulizia del fiume
e continuare l’opera di canalizzazione intrapresa, la Regione Lombardia ha
pensato di accatastare immense quantità di acque puzzolenti e inquinate a
ridosso dei centri urbani e nei parchi regionali. Però, se e quando il Seveso
dovesse tornare finalmente un fiume
pulito nel rispetto della legge, cadrebbe ogni ostacolo al proseguimento del
raddoppio del canale, e quindi assieme cadrebbe ogni necessità di realizzare la vasca di Senago. Questo sarebbe un
risultato straordinario che metterebbe fine ad un conflitto annoso e
inenarrabile, restituendo serenità ai cittadini e alla amministrazione
senaghesi, nel rispetto del loro territorio e di quello del parco regionale
delle Groane.
3.Costruire subito la
Vasca di laminazione di Lentate sul Seveso. È l’unica delle cinque vasche del Piano a
non aver incontrato difficoltà sul suo percorso: l’Amministrazione di Lentate
la vuole e i cittadini di quel comune non hanno frapposto resistenze, anche
perché a monte le acque del fiume sono meno compromesse che a valle. Il progetto
definitivo è stato approvato, i finanziamenti ci sono, entro due anni questa
vasca da 815 mila metri cubi può entrare in funzione, prima di qualsiasi altra,
dando sollievo a tutto il sistema e tranquillità ai territori esposti agli
allagamenti.
4.Realizzare le Aree
golenali di Cermenate e del Canturino. Sono previste dal Piano AIPO, sono una soluzione
preziosa, perché raccolgono circa 400 mila mc di acque del fiume, che a
quell’altezza sono ancora pulite; sono la risposta naturale (che il fiume
avrebbe trovato da sé, se non ci fosse stato il dilagare dell’urbanizzazione
selvaggia); e ci sono anche i soldi. Difficoltà no, non ce ne sono di nessun
tipo, e quindi non si capisce perché finora non si sia proceduto alacremente
alla loro realizzazione. Considerando peraltro che queste aree golenali hanno
quasi due volte la capacità di ritenzione delle acque rispetto alla vasca del
Parco Nord!
5.Partire con le Opere di
invarianza idraulica. Nel 2011 è stato presentato pubblicamente, in una affollata
assemblea a Niguarda, da parte di IANOMI (l’allora gestore - oggi CAP,
Consorzio Acque Potabili - per molti comuni del Nord Milano del servizio idrico
integrato, nonché gestore del depuratore Bresso-Milano) il progetto di
realizzazione, all’interno dell’area del depuratore, di una vasca volano, cioè
di acqua pulita di pioggia, di circa 80/100 mila mc. Non si capisce perché
questo progetto poco impattante e di considerevole portata, sia finito nel
dimenticatoio. Ciò non toglie però che oggi possa essere disseppellito e
diventare la prima opera significativa in attuazione della nuova legge
regionale. I 100/150 mila metri cubi mancanti (a pareggiare i 250 mila della
vasca di laminazione nel Parco Nord) possono essere recuperati adottando quella
parte di applicazione dell’invarianza del piano proposto dal sindaco di Bresso:
una vasca grande, sempre di acqua di pioggia pulita all’interno del Parco Nord,
accanto al velodromo; altri interventi minori di contenimento delle acque in
altre zone di Bresso; nonché un programma di interventi mirati alla
de-cementificazione e de-impermeabilizzazione di numerose superfici urbane. Va
sottolineato, a questo punto, l’impegno del sindaco di Bresso e dei suoi
colleghi di Cinisello, Cusano e Cormano, che con l’assistenza tecnica di CAP
stanno dando vita, primi in Regione Lombardia, ad un vero Piano per l’Invarianza.
Della
super vasca prevista nell’area ex industriale della SNIA di Varedo (risultato
della fusione delle previste Vasche di Paderno e di Varedo) che da sola
dovrebbe stoccare la metà dell’intero Piano AIPO, sappiamo poco. Per
costruirla, occorrerebbe prima l’abbattimento e lo smaltimento degli edifici
industriali, ancora tutti in piedi, nonché la bonifica dei vasti terreni. Tempi
e costi enormi: stanziamenti per ora inesistenti. Secondo noi è un’opera messa
su un binario morto. Comunque, qualora quella vasca si volesse davvero
realizzarla, si andrebbe ai tempi più lontani. Intanto, cioè da subito, è bene
mettere la testa e la buona volontà in quello che concretamente possiamo fare oggi.
La proposta che abbiamo esposto ha molti pregi, alcuni li abbiamo già indicati,
ma tra gli altri non va dimenticato che i quattrini già stanziati per la
costruzione delle vasche di Bresso e di Senago, 60 milioni, potrebbero servire
per avviare il Piano regionale dell’Invarianza, che non c’è, che noi abbiamo
chiesto quattro anni fa agli amministratori comunali e regionali, che da loro
ci è stato promesso, sempre quattro anni fa, ma di cui finora non si è visto
niente.
Infine,
un appello alla ragionevolezza. Perché scontrarci, se è possibile venirci
incontro? Perché distruggere territorio, paesaggio e parchi, se si può evitare?
Perché esporre i cittadini al rischio della salute, invece che
proteggerli?
La
nostra proposta consente di salvaguardare Niguarda e il Nord Milano dalle
esondazioni secolari; è concreta e fattibile, risparmia tempo e denaro. Merita,
secondo noi, di essere presa in seria considerazione.