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sabato 6 aprile 2019

AMERICA
di Ilaria, Vito, Adamo

PROM DRESS
(vestito per il ballo finale della scuola)




Mi sveglio di soprassalto da un sogno. Sono irrequieta e il cervello continua a mandarmi segnali e a dirmi che devo alzarmi in fretta. Non riesco a ricordare cosa ci sia in programma oggi. Riguardo ancora l'ora sul telefono, sono le 8am. Mi ributto in mezzo alle coperte cercando di ricordarmi ciò che tormenta il mio grillo parlante. Sto per chiudere gli occhi quando mi viene in mente: tra un'ora ho l'appuntamento per il PROM DRESS! 
Scendo dal letto, mi lancio in doccia. Velocemente scrivo un messaggio ad Iben mentre l'acqua mi scivola leggera sulla schiena, lasciandomi tante goccioline sparse qua e là. “Hei, Iben, devi esser pronta in 35 minuti, verremo a prenderti presto"
"Hei Ila! We are ready”, tempismo perfetto. Salgo le scale velocemente e saltello con una scarpa in mano fino alla macchina. Mom, mentre mi guarda arrivare, sorride e mi da il buongiorno. Tiro un lungo sospiro e le lascio immaginare come sia iniziata la mia mattina. Ride e mi fa raccontare ciò che è successo. Dopo poco arriva anche Dad, lui se l'è presa con un po' più di calma. Guidiamo fino a casa di Iben. Mom e Dad, ci spiegano il programma della giornata: “Ok, ragazze, oggi è una giornata pien, andremo a Portland in piazza Washington, per il vestito da ballo, e poi alla gara di ballo."
Il viaggio sembra più corto di quello che è realmente e dopo un'ora stiamo per entrare nel MALL dove, speriamo, troveremo il nostro prom dress.
Scendo dalla macchina e mi guardo intorno. Il cielo è pulitissimo e il sole è davvero caldo. Ci battiamo il cinque ed entriamo di corsa nel centro commerciale affamate di shopping. Ci luccicano gli occhi da tutti i negozi e abiti che vediamo. Entriamo nel primo negozio e iniziamo a riempirci le braccia con abiti lunghi, corti e di tutti i colori. 
Ne provo almeno cinque, ma nessuno di questi mi convince abbastanza da dire che sarà mio. Li mostro ad Iben, ma anche lei è del mio stesso parere. Ora tocca a lei, ne prova uno verde, scintillante e principesco al punto giusto. Proviamo altri vestiti, ma nessuno convince né me né lei. Iben vorrebbe quello verde. Lo andiamo a cercare nuovamente, ma non c'è più. Ci guardiamo intorno, cerchiamo in tutti gli scaffali e gli ometti. Nulla, sparito. Andiamo dalla commessa e chiediamo se è possibile ordinarlo online; gentilmente ci dice che è possibile e che il prezzo d'acquisto è di $250. 
Ci guardiamo sbalordite, Iben mi fa di no con la testa. Prendo in mano la situazione e ringraziando la commessa ci allontaniamo.
Ancora deluse dal primo negozio, ci avviamo titubanti al secondo. Nessuna delle due ha ancora le idee chiare su ciò che vorrebbe e che stile vorrebbe indossare, l'unica cosa è che non vogliamo un vestito da principessa.
Entriamo da Macey's, vediamo in esposizione centinaia di vestiti. Sono divisi per colore e ci sono un sacco di modelli. Ogni volta che entriamo in un negozio con i prom dress è sempre un'emozione. Ci sentiamo speciali, come se tutti quei vestiti fossero lí solo per noi, per farci sentire bellissime e importanti per una serata. Mi lancio a capofitto sui vestiti blu, da quando sono entrata non riesco a staccare gli occhi da uno in particolare. Dopo 10 minuti di selezione abbiamo due carrelli pieni. Li contiamo, abbiamo circa 20 vestiti a testa. Le commesse ci guardano sconvolte chiedendoci se sono solo per noi due. Sfoderiamo il nostro sorriso più bello e diciamo di sì, con una fierezza evidente. Iniziamo a provarli, sono carini ma nessuno ancora mi fa dire di sì. Lascio il mio preferito per ultimo. È arrivato il momento, entro in camerino e mi infilo in quel tubino blu brillantato, con scollo a V e spacco a mezza coscia. Lo chiudo e infilo le scarpe con il tacco. Mi guardo allo specchio e sono senza parole. Non so cosa dire, mi piace un sacco. Esco dal camerino e una bambina mi fissa con la bocca aperta. Le sorrido e mi dice "You look really cute". Sembra me da piccola, bionda, ricciolina e con gli occhi azzurri. Da quando è qui non fa altro che ballare specchiandosi, è proprio come me!
Mi giro e guardo Iben; Mi fa il segno dei due pollici in su e poi si porta le mani alla bocca. Le sorrido e la abbraccio, poi mi fa qualche foto con il vestito, così da mandarla a mamma e papà e alcuni amici per vedere cosa ne pensano. Sono davvero contenta. Nell'esatto momento, anche Mom entra nel camerino. “Quella è Ila? Heck! Sì sono io". Sorridiamo insieme, "You are a bomb girl!” Rido all'italiana, come dice lei. Sono quasi certa che lo comprerò, mi piace tanto e mi fascia anche nei punti giusti. 
Aspetto le risposte dall'Italia, vado alla cassa e pago. Sono davvero felice del mio acquisto.
Per oggi la missione prom dress si è conclusa con un magnifico 10 e lode. Saliamo in macchina e ci avviamo alla competizione. Buona serata everyone and enjoy your time!
Ilaria

***
L’UOVO DI LEGNO 

Disegno di Adamo Calabrese


Cara Ilaria, la tua lettera nominata “Playoff” è tanto innevata che ho dovuto ritirarmi in luogo appartato della mia casa per leggerla e rileggerla in santa pace. Così mi sono sistemato nello sgabuzzino dove mia madre teneva i manichini per il suo lavoro da sarta. Che profumo d’inverno! E che ricordi di folletti, di indovini, di frittelle fritte, di mia cugina Angela che bisbigliava il Padre nostro al contrario per esorcizzare il diavolo. Nel bugigattolo rifuggo dal tumulto quotidiano per rattopparmi le calze. Mais ouì! Le calze! Cucio con fili diversi, secondo l’estro. Uso lo spago se si tratta di toppe sul calcagno e lo stoppino da candela per le dita. Non adopero mai il filo di nylon per timore di vedere improvvisamente apparire un pesce persico preso all’amo che si torce e mi supplica di lasciarlo andare. Mi aggiusto le calze perché mi piace armeggiare con l’uovo di legno che fa da supporto al cucire. L’uovo di legno non è una cosa qualunque, è un amuleto sul quale riconosco il passaggio delle dita di mia madre. Come è possibile ciò? Non lo so, ma se io racchiudo quell’arnese nelle mie mani mi rulla il cuore nel petto. Devo fare in fretta e riporre calze e uovo di legno nel cassetto del comò dove giace la biancheria pulita con il suo innocente profumo di lavanda. Cosicché, quando dovrò mettermi in cammino ad occhi chiusi, tanto la strada è segnata, il mio passo sarà leggero, confortato dalle calze diligentemente aggiustate con l’uovo di legno di mia madre. Lungo l’andare qualcuno mi saluterà: “Ei là! Dove vai ragazzo?” Io risponderò:” Mah! Chi lo sa?” “Come chi lo sa, sei stato un ragazzo studioso, sempre primo a scuola. In latino ottimo.” “Non so più niente.” “Più niente?” “Più niente, più niente…” “Non ci credo. Facciamo una prova.” Mio malgrado acconsento. Domanda: “Perché due rette parallele non s’incontrano mai?” Mi viene da piangere. Io lo so perché due rette parallele non s’incontrano mai. Ma non rispondo. Tiro dritto.

Poesia della madre
Giovanni Pascoli

SOGNO

Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un viaggio;
stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.

Sentivo una gran gioia, una gran pena:
una dolcezza ed una angoscia muta.
“Mamma?”
“E’ là che ti scalda un po’ di cena.”
Povera mamma! E lei non l’ho veduta.

Adamo