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venerdì 19 aprile 2019

Teatro
LE PARAFILIE IN SCENA 
di Mila Fiorentini
 
Alessandra Merico
Il teatro da sempre è specchio sociale e oggi non può che ruotare intorno alla coppia che cambia e che scoppia, al modello della famiglia tradizionale sovvertito e alla precarietà del lavoro, condito con una politica che è perennemente nel guado nella migliore delle ipotesi. Con Stringimi che fa Freud, lo spettacolo per la regia di Vanessa Gasbarri, in programma a Roma al Teatro degli Audaci (dal 25 al 28 aprile), il tema è quello delle parafilie, trattato come si annuncia dal titolo con ironia. Per saperne di più abbiamo incontrato Alessandra Merico, autrice del testo nonché una degli interpreti. 

È il suo secondo testo: come nasce l'ispirazione ed è stato pensato fin dall'inizio per il teatro?
"Mi divertiva l’idea di parlare di sesso, un tema costellato ancora da tabù e pudori, attraverso una commedia destinata a un pubblico eterogeneo, senza dare allo spettatore la sensazione di osservare la vita sessuale di altri dal buco della serratura chiamandolo al contrario in causa in una discussione e cercando di togliere, con fatica, il “giudizio” in camera da letto. I protagonisti sono alle prese con le loro fantasie sessuali e con l’ironia e la leggerezza si affrontano paure e desideri di ognuno, mentre l’imbarazzo cade col sorriso e riesce facilmente ad essere superato proprio perché dichiarato. Inoltre il testo parla anche di rapporti e del concetto di famiglia, altra tematica scottante in questo periodo."
  
Il titolo al di là del gioco ha un riferimento specifico alla dottrina freudiana?
"Sigmund Freud è stato il primo a dare luogo a una rivoluzione copernicana nell’ambito della psiche e il suo contributo, soprattutto sulle questioni sessuali, ha portato a una generale revisione delle credenze precedenti, ancora troppo influenzate da un moralismo imperante.
Già più di un secolo fa sosteneva che viviamo in una società sessualmente repressa, ma allo stesso tempo ambivalente. Da un lato vorrebbe lavoratori affidabili con obblighi economici, morali, doveri sociali e familiari; dall’altro bombarda la nostra quotidianità di stimoli provocatori e liberatori. E le cose ad oggi non sono cambiate di molto, basti pensare alla distanza tra la vita sessuale prescritta ancora dai dogmi di alcune religioni e quello che troviamo sul web e in televisione. E la sessualità femminile, in particolare, è entrata in modo sempre più esplicito nella cultura popolare, senza essere accompagnata però da una vera educazione e consapevolezza a livello sociale. Ecco, io credo che sulla sesso ci si sia ancora molto da dire e da imparare e siccome la commedia è incentrata sul decidere cosa può essere definito strano oppure no nelle fantasie di ognuno, ho voluto, anche nel titolo fare omaggio a chi ha scavato per primo in questa direzione."

Cosa si intende per parafilie e che tipo di ricerca ha fatto?
"Un tempo le chiamavano “perversioni sessuali”. Oggi, per riferirsi a tutti quegli interessi e pratiche erotiche ritenute atipiche, sessuologi, psichiatri e psicoterapeuti parlano di parafilie. Il termine deriva dal greco para, “attorno” e filia, “amore” e si riferisce a impulsi, fantasie o comportamenti sessuali inusuali.
Determinare la devianza di una persona nell’area della sessualità non è semplice, infatti, implica stabilire chiare norme per il comportamento sessuale, sia sul piano psichiatrico sia dal punto di vista legale. In questo senso, l’evoluzione della definizione da “perversioni” a “sfumature della sessualità” riflette i cambiamenti storici della nostra società. Il caso dell’omosessualità ne è un esempio lampante: considerata per lungo tempo una perversione e punita dal codice penale come “atto di libidine contro natura”, è oggi accettata e riconosciuta come normale manifestazione della sessualità in molti paesi del mondo (anche se non tutti). L’omosessualità è definitivamente scomparsa dal DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) solo nel 1990 dopo 17 anni di dibattito sul tema.
Stringimi che fa Freud vuole esplorare i tabù della sessualità attraverso alcune piccole devianze alla norma etero, fatta di copule non troppo fantasiose nel porto sicuro di rapporti di coppia stabili, che non scandalizzano mai, e dove comunque è l'amore a farla da padrone, prima del sesso." 

Qual è il ruolo del teatro nell'affrontare questi temi? 
"Il teatro per me è uno spazio di confronto nel quale ci si pone delle domande, un luogo di ricerca e di pensiero e deve essere fruibile a tutti, trovo sia il posto giusto per parlare anche di sessualità e del concetto di famiglia allargata, tematiche così attuali, perché si deve necessariamente continuare ad avere una particolare attenzione verso i cambiamenti sociali e culturali.  La società sta velocemente cambiando è questo porta inevitabilmente tanta confusione, è il momento in cui dobbiamo essere pronti a non stupirci più di fronte a certe “irregolarità” rispetto alla tradizione, a certi stereotipi mancati, a certi riferimenti scomparsi. È il ruolo del teatro è fare da specchio a questa confusione, così da permettere allo spettatore che guarda da fuori di cambiare punto di vista."
  
Ha deciso di affrontare l'argomento con ironia e in una commedia. Che tipo di scelta rappresenta? 
"Volevo affrontare con leggerezza argomenti “delicati”, credo che attraverso l’ironia ci si possa concedere di dire più cose perché, ridendoci sopra, si toglie il giudizio e in qualche modo le parole si esorcizzano. Inoltre credo che uno spettacolo divertente coinvolga il pubblico e lo predisponga a un ascolto maggiore, empatico."

Quale risposta si attende dal pubblico e a che tipo di fruitore si rivolge? 
"Lo spettacolo, per il tema trattato non è adatto ai bambini, per quanto nel testo non ci sia alcun accenno di volgarità. Ma per il resto è aperto a tutti. Perché in fondo, quello che si vuole raccontare non sono le perversioni, fantasie o i feticci, quanto ribadire che far bene l'amore fa bene all'amore. E che ciò che piace a ognuno di noi nella propria intimità, se non lede a nessun’altro, può essere semplicemente declinato come sfumatura della sessualità stessa. Detta in altri termini, che c'è necessità di lasciarsi alle spalle ogni tipo di pregiudizio, e di essere in grado di raccontare e raccontarsi con sincerità quali siano i nostri reali desideri in ambito sessuale. Perché, affinché l'amore (r)esista, deve continuare ad (r)esistere anche il sesso."

Non è alla sua prima scrittura e so che ha in programma altri progetti: ci vuole anticipare qualcosa?
“La tematica della famiglia e di come questa stia cambiando è un tema tutt’altro che esaurito per me, vorrei continuare a scriverne. Inoltre dalle parafile mi piacerebbe passare ad indagare anche alcune forme di nevrosi, da quelle più diffuse ad altre meno comuni. Ecco credo che i miei prossimi testi teatrali potrebbero prendere queste direzioni, nel frattempo nella prossima stagione teatrale oltre a Stringimi che fa Freud dovrebbe tornare in scena a Roma anche il mio primo testo Non ti vedo da vicino sempre con la regia di Vanessa Gasbarri.