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mercoledì 5 giugno 2019

AFORISMI AL FEMMINILE
di Amedeo Ansaldi



Ospitiamo l’intervento di Amedeo Ansaldi tenuto al convegno ‘L’aforisma alla conquista del terzo millennio’, tenutosi il 21 maggio scorso presso l’aula Crociera Alta di Giurisprudenza dell’Università Statale di Milano

Il mio breve intervento verte sul rapporto che intercorre tra l’aforisma e le donne, un tema di cui mi sono occupato in qualità di curatore di un’antologia intitolata appunto Aforismi al femminile, con prefazione di Gino Ruozzi e postfazione di Anna Antolisei, pubblicata nell’ottobre 2017 da Puntoacapo Editrice. In questa raccolta compaiono tutte le autrici contemporanee di aforismi citate nel saggio L’aforisma italiano nel XXI secolo, scritto da Antonio Castronuovo per Nuova Informazione Bibliografica, rivista edita nel settembre 2017 da Il Mulino.
Con questa silloge ho cercato di valorizzare l’opera di scrittrici viventi che si sono cimentate in un genere letterario per secoli praticato quasi esclusivamente da uomini e che, in quanto tale, ha sempre tradito una forte vocazione misogina. Nella storia dell’aforisma italiano, dal tardo Medioevo al secolo scorso, che Gino Ruozzi ha tanto bene ripercorso e tratteggiato nelle tremila pagine dei due Meridiani Mondadori Scrittori italiani di aforismi (1994 e ‘96), hanno infatti trovato posto solo tre autrici, tutte attive nel Novecento: Lalla Romano, Maria Luisa Spaziani e Alda Merini. Aforismi al femminile include invece le aforiste italiane che sono chiamate oggi a raccogliere il testimone di questa preziosa eredità di parole, stile, arguzia e pensiero, e a mantenerla viva.
Esistono varie famiglie stilistiche di aforismi, e in questa pubblicazione le troviamo rappresentate, credo, tutte.
Quelli di Marcella Tarozzi, che scrive da New York, e che apre di diritto l’antologia, sono al tempo stesso folgoranti ed ermetici, di un’acutezza enigmatica che costringe il lettore a interrogarsi a lungo sul loro significato: perché ne hanno sempre uno, per sfuggente che sia; sibillini, lapidari, non superano mai le due righe di lunghezza:
“Riscuote consensi la felicità, ma proprio da coloro che la degradano.”
“Credere in una verità empirica non fa onore ai fatti.”
“Ad onta della verità: essa ci trascina per vie incondizionate.”
“Il provare invidia ci sminuisce senza difenderci.”


Almeno tre aforiste sono versate in particolare nel calembour (ossia faceto gioco di parole, divertente ma non fine a sé stesso, almeno nelle sue espressioni migliori; bisticcio, freddura basati sulla storpiatura di luoghi comuni, su assonanze, doppi sensi, sinonimi e contrari, conio di improbabili neologismi, ecc.),
Eccone di Silvana Baroni:
Circolo vizioso: frequentare circoli in cui fanno quadrato i soliti.
L’amore: a volte impollina, a volte impallina.
Nei libri, o trovi pagine di scrittori, o scrittori di pagine.
Le freddure nascono da verità scottanti.
Viene il sospetto che chi ha scritto pagine indimenticabili abbia una vita da dimenticare.
di Cristina Mercuri:
Le prese di coscienza danno la scossa di cui abbiamo bisogno.
C’è gente che fa mente locale e poi la subaffitta.
E di Daniela Lombardo:
Un entusiasmo, quando si spegne, brucia molto di più di quando era acceso.
Per far quadrare il bilancio bisogna necessariamente arrotondare.
Ancora uno, di Marta Tofi:
“Lettura cromatica della bandiera italiana: essere al verde, andare in bianco, finire in rosso.”


Un altro genere è quello dell’aforisma poetico, del quale sono validissime interpreti
Lidia Sella:
Istanti condivisi: perché divergono così sulle rotaie del ricordo?
Verità: Noi vogliamo la luce, anche se dalla sua lama colerà il nostro sangue.
Nel tuo seme tutti i futuri possibili e quanti passati già dissolti.
Alessandra Paganardi:
Il dubbio, questo amante infelice della verità.
e Flaminia Cruciani:
“Cortocircuiti d’identità.”
“Pensieri messi all’asta.”
“Ho l’anima fuori corso.”

Fra i temi trattati, quello della genesi dell’ispirazione, poetica o aforistica.
Alda De Stefano: “Ci sono aforismi come bambini: nascono senza averli cercati.”
Valentina Meloni: “Poeta? Sono solo una ferita aperta da cui parla l’anima del mondo.”
Silvia Sardini: “Per essere sé stessi bisognerebbe abolire la punteggiatura.”
Silvana Baroni: “Si fa poesia con le parole che più ci sono mancate nella vita.”

Altri hanno, com’è nella tradizione dell’aforisma, un’ispirazione più caustica:
“Ci sono anime gemelle e anime doppioni.” (Silvana Baroni)
“Chi si astiene da un vizio per poterlo biasimare negli altri è nemico degli altri, non del vizio.” (Alessandra Paganardi)
“L’opportunista non ha ideali, ma li cambia spesso” (Maria Cristina Brescini)
“Homo sapiens sapiens: l’inganno della ridondanza” (Marta Tofi)


Qualche considerazione, più o meno scherzosa, sulla vita:
“Certo, la vita è un dono. Ma quanto ci vuole a scartarlo!” (Silvana Baroni)
“La vita insegna e io prendo disappunti.” (Cristina Mercuri)
“La vita non è bella, è un tipo.” (Daniela Lombardo)

Concludo la rassegna con tre aforiste italiane di adozione:
Amelia Natalia Bulboaca, rumena:
“La specie aveva bisogno di un alibi, e niente vi si prestava meglio dell’amore.”
La cubana Yuleysy Cruz Lezcano:
“La gente senza principi si perde i finali migliori, e non merita diversamente!”
E la brasiliana Luciana Loureiro:
“La sconfitta è momentanea, ma il senso del fallimento può durare una vita intera.”