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sabato 8 giugno 2019

POESIE
Le opere a corredo dei testi sono dell'artista 
Max Hamlet Sauvage a cui "Odissea" augura 
pronta guarigione.

La corteccia del mondo  
  
                                                                    

Neppure abbiamo scalfito
la corteccia del mondo
noi, che con volto stanco
amico, ti guardiamo fisso
come a chiedere tanto
a te, che hai tracciato la vita
con un perfetto segno tondo:
cosa da te ci ha scisso
quale ferita o sogno
toccan le nostre dita
che c’induce ad amare
un reale vissuto e non vero.
Non ti saprò dar segno
di quel che ci tende a un altrove
quel luogo da noi mai raggiunto
e in noi pure serbato. 
Un calmo sorriso
pervade a volte la terra
ci chiama in silenzio a convegno.
Radioso nell’aria
come un nascosto sole
rischiara il nostro viso.
[Giacomo Graziani]
  
               ***


Fino a quando?


Fino a quando dovremo aspettare
con l’angoscia nel cuore
e la morte negli occhi
e le mani artigliate
e le braccia protese
a rapire gli istanti futuri
perché i giorni che verranno
siano nostri e di tutti?

Fino a quando dovremo aspettare 
perché il tetro presente diventi passato.
E il sangue versato sulle strade
si trasformi nel vago ricordo
di sogni di fiori purpurei.
E il rimbombo di esplosioni omicide
in echi di cori lontani?

Fino a quando dovremo aspettare
perché le ore anguste
non abbiano più
il sapore
di mandorle amare,
e il vento vendemmi
grida festose di bimbi
e il deserto dia pane
e le acque la vita
e la terra sia madre?

Forse là, dietro i nembi
del nero presente,
l’aurora?

O forse è qui
dentro il nostro presente
anche in ceppi e in catene
che seminiamo la vita

ed esplode il futuro.
[Oliviero Arzuffi]
Dicembre 1975

                         ***


C’è una chiesetta…


C’è una chiesetta laggiù
che seduce il mio tempo
per raccogliermi
Inginocchiata a braccia alzate
mi ergo e con le mani ai fianchi
in un grido con occhi opachi
imploro per il tanto dolore
Le mani tese, gli sguardi fissi
e larghi, nel blu mediterraneo
disegnato col sangue,
disperano sull’ultimo respiro
a fior di superficie
Le orche non guardano il cielo
e nella mota lorda è il volto di chi
si è dato a Satana per una pepita.
C’è una chiesetta laggiù…
Seduce il mio tempo
per una preghiera di vento
muto e assorto per sorgere
fra i giusti e gli angeli del giorno.
[Laura Margherita Volante]

                                 ***
DONNA CHE DI DONNA HAI SOLTANTO LA GONNA
(Eppur ti avrò)


Tu darmi oggi non vuoi il tuo bel corpo: di troppo orgoglio
adesso ess’è coperto,
e sordomuto è al mio cieco amore.  

Ma un giorno pur donarlo tu dovrai,
quale pasto ai vermi in una tomba,
ove più non vedrai tu il sole né le stelle,
né le cose belle a te più care.

Ed al posto del tuo corpo e del tuo orgoglio
resteranno solo le tue ossa,
che additeranno al mondo la tua morte,
per un’eterna vita entr’una fossa.   

Ed allor io che già sarò passato
da questa ingrata vita a un’altra tomba,
mi ergerò su tutte le mie ossa,  
ed a te verrò gridando notti e giorni
tutto l’odio antico del mio amore:
tutto l’odio antico del mio amore
ch’or ti vo gridando in lacrime ogni giorno,
dal basso verso l’alto in ginocchioni.

E tu… incurante ancora del mio amore
e il mio tormento,
protetta da una croce e dai tuoi vermi,
seguiterai il tuo sonno dolcemente.

Ma un dì… quando le nostre ossa
Ormai fra lor nemiche antiche,  
saranno poi rimosse e messe insieme,
là nella comun tetr’accogliente gentil fossa,
ove osso con osso noi farem l’amore,    
io il mio nùzial scopo alfin avrò raggiunto,
e tu perduta avrai la tua gran lotta,
da noi ingaggiata in terra in carne ed ossa.

E… le fiamme che notti e giorni,  
faran sembrar vulcan la nostra fossa,
non saranno i fuochi fatui
delle nostre e l’altrui ossa,   
ma saran le fiamme ardenti
del mio amore, ch’io non ho potuto darti in questo mondo.
[Nicolino Longo]