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domenica 22 settembre 2019

TRITTICO
di Fulvio Papi


UN LIBRO
Roberto Cotroneo, Niente di personale (ed. La nave di Teseo). Titolo falso. L’aria è tipica della superficiale intensità, sciroccale, sufficienza di Roma. Una cultura letteraria ottima, diffusa, talora preziosa, e un po’ sprecata. Una scrittura ricca, veloce, di una sua eleganza discorsiva: la provenienza è una buona educazione giornalistica insofferente al gusto metaforico. Talora appaiono ricordi genealogici con una fredda pietà che diventa burocrazia familiare, disgusto della contemporaneità (lo scrittore ha l’età che lo consente, vent’anni di meno e non se ne parlerebbe più). Detesta naturalmente la concettualizzazione, e, in generale, fa bene. Se gli sfugge il termine “mercificazione ne ha un immediato fastidio: ha ragione. La parola non si può spendere a livello dei cinque euro (come il “liquido”) ci vuole un complicato tessuto teorico che va dal mondo finanziario alla psicoanalisi. Il che è troppo complicato, come sempre quando si vuole tutelare la verità. Alla decadenza infame risponde con un pensiero gelido e invincibile alla Borges, riducibile in due parole in Anassimandro, se si ha pazienza con il greco classico. Auguro al libro ogni fortuna, però devo dire che è narcisistico, prolisso, futile e anche noioso. Hoppla wir leben.

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FREUD
Freud scriveva ad Einstein: “Si dovrebbero dedicare maggiori cure all’educazione di una categoria di persone elevate, dotate di indipendenza di pensiero, inaccessibili alle intimidazioni e cultrici della verità, alle quali dovrebbe spettare la guida delle masse incapaci di autonomia. L’ideale sarebbe naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita passionale alla dittatura della ragione”. E sì che Freud aveva avuto a che fare con la classe politica studiata da Weber. Noi abbiamo a che fare invece con le pulsioni più egoiste e distruttive, e con una ragionevolezza odiata peggio di un peccato mortale. Sarà per questo che Paolo ci pare così contemporaneo.

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IL SOGNO
Il libro di Mario Vegetti Chi comanda nelle città. I greci e il potere è un capolavoro. Avesse scritto solo quest’opera Vegetti dovrebbe meritare un premio istituito dalla Presidenza della Repubblica per chi coltiva quello che resta (poco, molto poco turismo a parte) della nostra cultura.
Ora il sogno. A tutti i deputati e senatori della Repubblica dovrebbe essere fatto dono di questo libro con l’obbligo di lettura e conoscenza. Alcuni, temo pochi, conosceranno già l’opera e il suo senso, immagino qualche avvocato anziano, un poco gozzaniano, come avveniva un tempo. Per gli altri una prova che discute almeno il valore della maggioranza, della scienza, e della virtù nel potere politico (Aristotele). In caso negativo rinvio affidato per le conseguenze alla coscienza individuale. Tuttavia dicono che non esiste più se non come riconoscimento privilegiato di gruppo, perché “non c’è più religione”.