di Franco Astengo
Giuseppe Conte |
Si è esercitato almeno un eccesso di “ottimismo della volontà” da parte
di chi aveva pensato che potesse nascere una svolta nella situazione politica ed
economica dell’Italia, da una manovra di bilancio redatta da un governo sorto
sulla base della paura e privo di progetto. Un governo formato da un incontro
tra un’idea abborracciata e appena orecchiata della teoria della “decrescita
felice” e l’idea dell’esaurimento della politica all’interno del concetto di
governabilità. Una governabilità figlia di una “vocazione maggioritaria”
esercitata senza maggioranza. Un governo inteso come puro esercizio del potere
fine a se stesso nell’accezione deteriore dell’autonomia del politico e della
disintermediazione sociale.
Forse è il caso di
rifletterci meglio magari cercando di recuperare il perduto senso del pensiero
politico, prima di formulare giudizi affrettati.