di
Giuseppe Bruzzone
Ringrazio
ancora Daniele Novara per avermi offerto questo libro perché mi riguardava.
Sono stato, infatti, obiettore di coscienza negli anni ’66-’68, quindi prima di
qualche tempo dell'obiezione di Claudio Pozzi. Ammiro la sobrietà di Claudio,
il continuo arrovellarsi sulla nonviolenza, proprio perché essa deve essere
viva, partecipata, umana.
Sono
diventato obiettore partendo da un ambito psicoanalitico e agendo, di fatto, in
termini personali. Ho letto, a mio giudizio, un libro fondamentale, Psicanalisi
della guerra atomica, di Franco Fornari, che non è solo un libro di psicoanalisi,
ma anche di storia e politico. Non riguarda entrambe le materie, la
constatazione che oggi in tempi nucleari, la decisione di una guerra di tal
genere è assolutamente distruttiva per tutti i cosiddetti contendenti e che
farebbe morire anche moltissimi che non c'entrano con la guerra in corso? E
allora, perché farla? Noi cittadini ci rendiamo conto che abbiamo dato un
mandato ai propri governi e che questo mandato può distruggerci? Perché non
ritirarlo, la gran parte di noi, e sentirsi responsabile della propria violenza
e non delegarla a nessuno? Non è una risposta storica, a questi tempi,
politica, che eliminerebbe le guerre e anche offrirebbe la possibilità di
risolvere tutti i problemi sociali, climatici, nel tempo, non spendendo i
miliardi di euro, dollari, yuan, in armamenti di illusoria difesa, come sta
avvenendo attualmente? Ci rendiamo conto che siamo ad un bivio
"speciale", diverso da altre situazioni precedenti? C'è solo la
possibilità di salvarci. L'altra, quella derivante da una guerra, cui non siamo
mai stati abituati, con tutta probabilità non ci permetterà di "rinascere"
come, con tutte le fatiche del caso, abbiamo fatto fino ad oggi. E il tragico è
che non ci converrebbe provarci, perché non potremmo più tornare indietro.
Piangere? Quando la smetteremo di farlo? Non sono lacrime di coccodrillo,
avendo imparato poco, dal passato anche prossimo? Abbiamo giustamente incolpato
i nazisti a Norimberga dicendo loro che l'obbedienza allo Stato, non li
autorizzava a far morire milioni di persone per motivi razziali, politici,
religiosi e altro, e cosa dovranno dire i responsabili di Stato che hanno
iniziato una guerra nucleare? Ci saranno ancora televisioni, cinema,
giornalisti con i loro giornali, radio, aule di Tribunale, i rimasti vivi con
la voglia di giudicare (sempre gli altri?). E chi è diventato ricco con l’industria
degli armamenti cosa pensa di fare dopo una guerra nucleare che ha interessato tutto
il mondo, perché le nubi radioattive, il possibile "inverno nucleare"
ci riguardano ancora complessivamente? Pensa di poter ostentare la propria
ricchezza e fare affari con i governi in carica? Intorno cosa potrebbe esserci?
Una Natura colorata, giovani che passeggiano, bimbi che giocano, tram che
passano?
Ecco
perché occorre muoversi per tempo. Una possibilità potrebbe essere la ratifica del
Trattato di proibizione delle armi nucleari, ad esempio, dal nostro Paese
ancora non ratificato, per un ossequio al "Paese First", che ritiene
anche di farci pagare determinati dazi e spese militari. Altrimenti nulla potrà
essere come prima, se il Sole sarà sulla Terra, portato da gruppi di noi
pensando di dominare il Mondo, sentirsene padrone, indipendentemente dagli
altri, perché la propria sicurezza, nei fatti, deve venire prima di quella
degli altri.
Claudio,
devo dirti che ho invidiato la tua "nascita" di obiettore all'
interno di una Comunità che poteva prefigurare una modalità di vita reale, con
tante figure professionali, diverse, ma unite in un obiettivo comune di pace e
aiuto reciproco. Personalmente ho agito sempre in solitaria, con esclusione di
qualsiasi coloritura eroica, ma semplice espressione di una mia situazione di
vita. Per quattro volte ho rifiutato la divisa, derivandone 26 mesi complessivi
di carcere, con due periodi a Gaeta. Il primo, l'ho trascorso con i Testimoni
di Geova, il secondo, con la camerata "normale". Mi sono venuti in
mente tanti episodi che tu hai raccontato nel tuo diario nel rapporto con
l'umanità varia con cui venivi a contatto. Una sera prima di dormire ho parlato
alla Camerata perché c'era una certa aria di gavettone notturno nei miei
confronti. Non è successo nulla e qualche amico sono riuscito a farmelo e a
convivere con loro.
Claudio
Pozzi
Uno
spicchio di cielo dietro le sbarre.
Diario
di un obiettore di coscienza
Al
servizio militare negli anni ’70
Centro
Gandhi Edizioni
Pagg.
288 € 20,00