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martedì 12 novembre 2019

UNO SPICCHIO DI CIELO DIETRO LE SBARRE
di Giuseppe Bruzzone



Ringrazio ancora Daniele Novara per avermi offerto questo libro perché mi riguardava. Sono stato, infatti, obiettore di coscienza negli anni ’66-’68, quindi prima di qualche tempo dell'obiezione di Claudio Pozzi. Ammiro la sobrietà di Claudio, il continuo arrovellarsi sulla nonviolenza, proprio perché essa deve essere viva, partecipata, umana.
Sono diventato obiettore partendo da un ambito psicoanalitico e agendo, di fatto, in termini personali. Ho letto, a mio giudizio, un libro fondamentale, Psicanalisi della guerra atomica, di Franco Fornari, che non è solo un libro di psicoanalisi, ma anche di storia e politico. Non riguarda entrambe le materie, la constatazione che oggi in tempi nucleari, la decisione di una guerra di tal genere è assolutamente distruttiva per tutti i cosiddetti contendenti e che farebbe morire anche moltissimi che non c'entrano con la guerra in corso? E allora, perché farla? Noi cittadini ci rendiamo conto che abbiamo dato un mandato ai propri governi e che questo mandato può distruggerci? Perché non ritirarlo, la gran parte di noi, e sentirsi responsabile della propria violenza e non delegarla a nessuno? Non è una risposta storica, a questi tempi, politica, che eliminerebbe le guerre e anche offrirebbe la possibilità di risolvere tutti i problemi sociali, climatici, nel tempo, non spendendo i miliardi di euro, dollari, yuan, in armamenti di illusoria difesa, come sta avvenendo attualmente? Ci rendiamo conto che siamo ad un bivio "speciale", diverso da altre situazioni precedenti? C'è solo la possibilità di salvarci. L'altra, quella derivante da una guerra, cui non siamo mai stati abituati, con tutta probabilità non ci permetterà di "rinascere" come, con tutte le fatiche del caso, abbiamo fatto fino ad oggi. E il tragico è che non ci converrebbe provarci, perché non potremmo più tornare indietro. Piangere? Quando la smetteremo di farlo? Non sono lacrime di coccodrillo, avendo imparato poco, dal passato anche prossimo? Abbiamo giustamente incolpato i nazisti a Norimberga dicendo loro che l'obbedienza allo Stato, non li autorizzava a far morire milioni di persone per motivi razziali, politici, religiosi e altro, e cosa dovranno dire i responsabili di Stato che hanno iniziato una guerra nucleare? Ci saranno ancora televisioni, cinema, giornalisti con i loro giornali, radio, aule di Tribunale, i rimasti vivi con la voglia di giudicare (sempre gli altri?). E chi è diventato ricco con l’industria degli armamenti cosa pensa di fare dopo una guerra nucleare che ha interessato tutto il mondo, perché le nubi radioattive, il possibile "inverno nucleare" ci riguardano ancora complessivamente? Pensa di poter ostentare la propria ricchezza e fare affari con i governi in carica? Intorno cosa potrebbe esserci? Una Natura colorata, giovani che passeggiano, bimbi che giocano, tram che passano?
Ecco perché occorre muoversi per tempo. Una possibilità potrebbe essere la ratifica del Trattato di proibizione delle armi nucleari, ad esempio, dal nostro Paese ancora non ratificato, per un ossequio al "Paese First", che ritiene anche di farci pagare determinati dazi e spese militari. Altrimenti nulla potrà essere come prima, se il Sole sarà sulla Terra, portato da gruppi di noi pensando di dominare il Mondo, sentirsene padrone, indipendentemente dagli altri, perché la propria sicurezza, nei fatti, deve venire prima di quella degli altri.
Claudio, devo dirti che ho invidiato la tua "nascita" di obiettore all' interno di una Comunità che poteva prefigurare una modalità di vita reale, con tante figure professionali, diverse, ma unite in un obiettivo comune di pace e aiuto reciproco. Personalmente ho agito sempre in solitaria, con esclusione di qualsiasi coloritura eroica, ma semplice espressione di una mia situazione di vita. Per quattro volte ho rifiutato la divisa, derivandone 26 mesi complessivi di carcere, con due periodi a Gaeta. Il primo, l'ho trascorso con i Testimoni di Geova, il secondo, con la camerata "normale". Mi sono venuti in mente tanti episodi che tu hai raccontato nel tuo diario nel rapporto con l'umanità varia con cui venivi a contatto. Una sera prima di dormire ho parlato alla Camerata perché c'era una certa aria di gavettone notturno nei miei confronti. Non è successo nulla e qualche amico sono riuscito a farmelo e a convivere con loro.

Claudio Pozzi
Uno spicchio di cielo dietro le sbarre.
Diario di un obiettore di coscienza
Al servizio militare negli anni ’70
Centro Gandhi Edizioni
Pagg. 288 € 20,00