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giovedì 5 dicembre 2019

UN GIORNO NELLA CITTÀ ETERNA
di Petronilla Pacetti
  
 
Tramonto sul Cupolone

Sulle tracce di Santa Petronilla

Roma. È una mattinata fredda, illuminata dal pallido sole di un autunno che lentamente, ma inesorabilmente diventa inverno nella città eterna in cui sono cresciuta e in cui vivo ormai da tutta la vita; esco di casa, imbocco una strada laterale e percorrendola mi trovo di fronte la cupola di S. Pietro (Il Cupolone, come diciamo qui) incorniciata dentro il cerchio che sovrasta un vecchio cancello, un'immagine, punteggiata da stormi di uccelli in volo, che mi emoziona sempre. Mi muovo nella sua direzione finché, per la vicinanza non scompare; allora costeggio le Mura Vaticane passando davanti alla porta originale, monumentale, assediata da turisti di tutto il mondo, dei Musei Vaticani, e raggiungo quella moderna, aggiunta negli ultimi decenni, che miracolosamente è perfettamente inserita nelle Mura, come se fossero nate insieme. La supero, giro l'angolo e raggiungo il colonnato, ora reso un po' meno perfetto, non dal tempo, ma dai varchi inseriti per necessità di sicurezza. Attraverso la piazza di lato, velocemente per paura della fila, che, però, è meno folta del solito, per il freddo e perché oggi non è uno dei giorni di maggior richiamo. Ci contavo, in effetti. Dopo una breve attesa, quindi, sono dentro la basilica e mi dirigo a destra dove si trova l'opera per me più straordinaria (come dice anche il Vasari) che sia mai stata compiuta: la Pietà di Michelangelo; che, per un misterioso insondabile legame, fu inizialmente destinata alla cappella di S. Petronilla, di proprietà dei Re di Francia, che considerano la santa del I secolo (figlia, forse adottiva, di Pietro) loro Patrona. E, in effetti, il lavoro venne commissionato dal cardinale Jean Bilhères, ambasciatore e governatore di Roma per il re francese Carlo VIII, che morì il giorno fissato per l'installazione. Nel 1517, venne poi collocata in San Pietro la statua, di cui si potrebbe dire, come scrisse il critico Belinskij per Povera gente di Dostoevskij, che «un simile capolavoro può essere scritto, a venticinque anni, solo da un genio». Rimango qualche emozionante minuto di fronte all'opera che più amo, poi dopo un ultimo sguardo allo splendore (il marmo fu trattato in un modo particolare) che emana questa meraviglia, inebriandomene, mi sposto, in fondo, sempre sulla destra, verso l'altare di S. Petronilla, dove, sopra le sue spoglie, campeggia enorme, grandiosa, la copia musiva del quadro Sepoltura e gloria di santa Petronilla del Guercino, a volte chiamato anche “il pittore di Santa Petronilla”. L'originale di questo lavoro, concluso nel 1623, che Goethe definì “stupendo”, è collocato dentro la sede storica dei Musei Capitolini, il Palazzo dei Conservatori, nella sala di Santa Petronilla. Dopo qualche istante mi volto per uscire sfiorando appena con gli occhi il Baldacchino del Bernini, un ciborio troppo barocco, troppo scenografico, troppo scuro, inserito, a mio parere, per sottrarre luce e fama alla perfezione della cupola che lo sovrasta. 

Guercino
"Sepoltura e gloria di S. Petronilla
(particolare)
Esco sul piazzale e imbocco via della Conciliazione per ammirare voltandomi, come faccio sempre, la basilica nel suo insieme cercando di non vedere la facciata con cui Carlo Maderno ha coperto, trasformandolo, il disegno di Michelangelo, le statue barocche in alto e soprattutto gli orologi del Valadier. Comunque, per quanto incredibile possa essere, tutti questi tentativi di soppressione del progetto del grande fiorentino (peraltro ripreso sostanzialmente da quello di Bramante che possiamo ammirare, in effetti, sulla parte interna della costruzione, dentro il Vaticano) non sono riusciti a distruggerne l'armonia e la bellezza, che Michelangelo, ormai vecchio, andava ogni giorno, a cavallo, ad ammirare e a controllare, consapevole della sua grandezza, fino alla morte, nel 1564. Mi avvio velocemente alla fermata dell'autobus per raggiungere il primo sepolcro di Santa Petronilla, nelle Catacombe di Domitilla, sulla via Ardeatina, il più grande ed il più antico cimitero sotterraneo di Roma (120 d.C.). Qui si trova l’unica Basilica semi sotterranea esistente a Roma dedicata, oltre alla santa, ai martiri Nereo e Achilleo; accanto esiste da alcuni anni un piccolo museo dove possiamo conoscere l'arte delle catacombe dal II al IV secolo d.C. Inoltre gli affreschi restaurati raccontano visivamente la fede dei primi cristiani. Su questi muri Petronilla viene indicata come Martire. 

Buonarroti
"La Pietà"
(Il volto dolente della Madre)
 
È tardi. Il sole di un tardo autunno è quasi tramontato sulla città eterna. Salgo velocemente i gradini della scalinata passando, quasi ad ogni passo, dall'ombra al cerchio luminoso dei lampioni accesi che accompagnano la salita. In quella luce soffusa scorgo appena le parti più alte dei grandi, magnifici edifici che delimitano lo spazio che Michelangelo volle creare come se fosse una piccola parte di Firenze a Roma; e dove, nel Palazzo dei Conservatori, è conservato il quadro originale del Guercino su S. Petronilla. Ecco, sono in cima, vedo il meraviglioso disegno della piazza del Campidoglio, un gioiello rinascimentale fra la Roma antica e quella barocca, tanto più prezioso perché così raro e inaspettato proprio qui dove regna l'imponenza dell'eternità e, vicinissimo, lo splendore quotidiano del Medioevo. L'attraverso, quasi di corsa mi affaccio sul Foro Romano e guardo il cielo sopra di me: lo stesso orizzonte che gli antichi abitanti di questa città hanno ammirato per secoli, secoli prima di me. E le stelle brillano di nuovo e ancora della stessa magia di allora. Eppure di una luce sempre diversa, mutevole ed eterna.