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giovedì 27 febbraio 2020

EPPUR SI MUORE…
Non solo di corona virus 
di Giovanni F. Bonomo

Li Wenliang
il medico cinese morto di corona virus
mentre si adoperava 
a salvar
vite umane

E
ppure in tanti anni ho scritto, in vari blog, creando siti (http://www.amiantoeppursimuore.it/), l’ho urlato sui social, in un apposito gruppo (https://www.facebook.com/groups/amiantoeppursimuore), movimentando opinioni e convegni in difesa della salute pubblica, per il rispetto e l’applicazione del principio di precauzione a tutela della salute collettiva e individuale.
Eppure ogni anno sono più di 100 mila i morti d’amianto nel mondo, 15 mila in Europa, più di 4 mila in Italia senza contare tutti morti per gli incidenti sul lavoro. 
Eppure la paventata pandemia da Corona virus mette in movimento tutta una serie di misure economiche e di controllo sociale che i morti da lavoro, da malattie professionali e da più gravi inquinamenti non riescono a fare.
Eppure i pochi decessi che ha causato e sta causando sono nulla rispetto agli ottomila morti per influenza che si registrano ogni anno in Italia, senza parlare dei milioni che muoiono nel mondo.
Eppur si muore, di altre cose più gravi e da me sempre denunciate. Ma la gente ha ritrovato solo adesso la paura enorme di morire, quella atavica, millenaria paura che ha portato all’invenzione delle religioni. Ognuno di noi porta dentro di sé questa paura, ma vive comunque come se la morte non esistesse, con errori alimentari gravi, fumando, bevendo, fregandosene della salute propria e altrui.



Stranamente tutti consapevoli ora della finitezza della nostra esistenza. È bastato questo nuovo virus a rendere incombente un evento ineluttabile che noi rimandiamo a un futuro remoto, a cui non pensiamo. Una ritrovata consapevolezza che si unisce a un’informazione ipertrofica che ci perseguita in ogni momento della giornata, con la radio, con la TV, con i social, che continua a sottacere ben altre minacce ambientali e ben altre malattie, queste sì letali.
È una terribile notizia quella di una nostra possibile fine, ma non sapevamo già prima di essere mortali?
Pensando al noto romanzo La peste, di Albert Camus, mi prefiguro anch’io la catastrofe, il nostro amato paese Italia isolato, come quell’intera città nel racconto, da un cordone sanitario dal resto del mondo, incapace di fermare la pestilenza, diventando il palcoscenico di un esperimento per le passioni di un'umanità al limite tra disgregazione e solidarietà.
Conta ora la capacità di ciascuno di noi di farsi promotore di un cambiamento e di una resistenza, per l’amor proprio, della nostra patria, della nostra intelligenza, a fronte di provvedimenti eccessivi o assurdi. Perché il male presente nel mondo viene quasi sempre dall'ignoranza, e la buona volontà, se non è illuminata, può fare altrettanti danni della malvagità e del menefreghismo.