Non solo di corona virus
di
Giovanni F. Bonomo
Li Wenliang il medico cinese morto di corona virus mentre si adoperava a salvare vite umane |
Eppure in tanti anni ho scritto, in vari blog, creando siti (http://www.amiantoeppursimuore.it/), l’ho urlato sui social, in un apposito gruppo (https://www.facebook.com/groups/amiantoeppursimuore), movimentando opinioni e convegni in difesa della salute pubblica, per il rispetto e l’applicazione del principio di precauzione a tutela della salute collettiva e individuale.
Eppure
ogni anno sono più di 100 mila i morti d’amianto nel mondo, 15 mila in Europa,
più di 4 mila in Italia senza contare tutti morti per gli incidenti sul
lavoro.
Eppure
la paventata pandemia da Corona virus mette in movimento tutta una serie di
misure economiche e di controllo sociale che i morti da lavoro, da malattie
professionali e da più gravi inquinamenti non riescono a fare.
Eppure
i pochi decessi che ha causato e sta causando sono nulla rispetto agli ottomila
morti per influenza che si registrano ogni anno in Italia, senza parlare dei
milioni che muoiono nel mondo.
Eppur
si muore, di altre cose più gravi e da me sempre denunciate. Ma la gente ha
ritrovato solo adesso la paura enorme di morire, quella atavica,
millenaria paura che ha portato all’invenzione delle religioni. Ognuno di noi
porta dentro di sé questa paura, ma vive comunque come se la morte non
esistesse, con errori alimentari gravi, fumando, bevendo, fregandosene della
salute propria e altrui.
Stranamente
tutti consapevoli ora della finitezza della nostra esistenza. È bastato questo nuovo virus a
rendere incombente un evento ineluttabile che noi rimandiamo a un futuro
remoto, a cui non pensiamo. Una ritrovata consapevolezza che si unisce a un’informazione
ipertrofica che ci perseguita in ogni momento della giornata, con la radio, con
la TV, con i social, che continua a sottacere ben altre minacce ambientali e
ben altre malattie, queste sì letali.
È una terribile notizia quella di una nostra possibile
fine, ma non sapevamo già prima di essere mortali?
Pensando al noto
romanzo La peste, di
Albert Camus, mi prefiguro anch’io la catastrofe, il nostro amato paese Italia
isolato, come quell’intera città nel racconto, da un cordone sanitario dal resto
del mondo, incapace di fermare la pestilenza, diventando il palcoscenico di un
esperimento per le passioni di un'umanità al limite tra disgregazione e
solidarietà.
Conta ora la capacità di ciascuno di noi di farsi promotore
di un cambiamento e di una resistenza, per l’amor proprio, della nostra patria,
della nostra intelligenza, a fronte di provvedimenti eccessivi o assurdi.
Perché il male presente nel mondo viene quasi sempre dall'ignoranza, e la buona
volontà, se non è illuminata, può fare altrettanti danni della malvagità e del
menefreghismo.