di
Franco Astengo
Notizie
di oggi: l’Italia collocata ancora nelle ultime piazze rispetto alle
prospettive di crescita economica e una incombente crisi di governo che si
verificherebbe per ragioni opache, legate ad espressioni di mero corporativismo
agitate da categorie privilegiate, avvocati e magistrati, protagoniste da un
livello di scontro che incide fortemente sulla già evidente debolezza del
sistema. Adesso si legge dell’idea dell’attuale maggioranza di sostituire
“Italia Viva” con un nuovo gruppo di “responsabili” provenienti da quello che
dovrebbe essere lo schieramento opposto a quello che sostiene il governo. Vale
la pena allora ricordare alcuni passaggi tornando all’indietro soltanto nei
tempi più recenti. Il sistema è ormai indebolito da tempo da fattori che sono
stati ben poco analizzati anche da quelli che dovrebbero rappresentare degli
addetti ai lavori:
a) i costanti tentativi di
spostare l’asse di riferimento iscritto nella Costituzione della “centralità
del Parlamento” verso una “governabilità” ottenuta attraverso vere e proprie
forzature di restringimento dell’agibilità della rappresentanza politica;
b) la trasformazione della
“forma-partito” da quella “ad integrazione di massa” via via verso il “catch
all party”, il “partito azienda” fino al “partito personale” in un quadro di
mutamento del concetto stesso di democrazia passata da “rappresentativa” a “del
pubblico” contrabbandando una formula deviata di “democrazia diretta” che
avrebbe dovuto essere esercitata quasi esclusivamente attraverso il web (su
questo punto però stiamo registrando rilevanti passi all’indietro);
c) l’impossibilità che dura
ormai da molto tempo per elettrici ed elettori di scegliere i propri
rappresentanti parlamentari essendo il voto vincolato dalle cosiddette “liste
bloccate” e da scelte, per quel che riguarda i collegi uninominali, tendenti
alla conservazione di equilibri interni all’autoreferenzialità dei soggetti
politici;
d) al riguardo delle formule
elettorali vale la pena ricordare come si sia verificata, da parte della Corte
Costituzionale, la bocciatura completa della legge varata nel 2005 e utilizzata
per le elezioni del 2006, 2008 e 2013 e quella parziale per il cosiddetto
“Italicum” poi mai entrato in funzione dopo essere stato votato con il voto di
fiducia;
e) è stata del tutto sottovalutata
la costante diminuzione nella partecipazione elettorale frutto diretto di una
profonda crisi nel rapporto tra vita civile e vita politica. Una crisi causata
da fattori molto complessi primo fra tutti quello di aver introiettato a suo
tempo il concetto di “fine della storia” con relativa adozione del “pensiero
Unico”
f) all’interno di questo
quadro del tutto desolante è bene ricordare come resti un esempio classico il
passaggio di governo avvenuto nei giorni tumultuosi (almeno a giudizio dei media)
del Ferragosto 2019. Ancora una volta il trasformismo è rimasto lo strumento
“classico” a rappresentare quasi un punto identitario nel sistema politico
italiano. Beninteso, a partire dal connubio Cavour-Rattazzi realizzato nel
Parlamento Subalpino fino all’ultima operazione giallo-rosa del Conte 2. Le
finalità del trasformismo di volta in volta d’occasione, possono anche
risultare nobili e utili a sventare pericoli maggiori. Resta però il dato
costante della manovra di palazzo che finisce oggettivamente a indebolire la
credibilità del sistema soprattutto nel livello di giudizio generale circa la
coerenza del ceto politico alimentando sempre e comunque il qualunquismo, altro
male storico della società italiana a partire dalle sue classi dirigenti (il gramsciano
“sovversivismo delle classi dirigenti”);
g) Ancor più gravi, dal
punto di vista dell’indebolimento del sistema, le molteplicità di scissioni che
hanno caratterizzato il 2019 sotto l’aspetto della vita parlamentare: scissioni
che, in alcuni casi, si sono nuovamente avventurate sul terreno dell’impropria
esaltazione di concetti personalistici seguendo modelli, tra l’altro,
abbastanza tramontati nella visione dell’opinione pubblica. Al movimento di
Renzi potrebbe essere ricordato come che “chi di trasformismo ferisce, di
trasformismo potrebbe perire”.
h) Si potrebbero sicuramente
giudicare come operazioni trasformistiche di rilevanti dimensioni il mutamento
di finalità e di denominazione della Lega passata dalla posizione separatista a
quella nazionalista con vocazione sovranista e la mutazione (che in altri tempi
sarebbe stata definita “genetica”) del M5S passato dall’antipolitica al
ministerialismo. Data la necessità di ridurre la vecchia Lega Nord a una sorta
di “bad company” attraverso la quale far finta di saldare i debiti accumulati
con una precedente sciagurata gestione (del resto anche reiterata nel passato
più recente) il passaggio al nazionalismo da parte della Lega appare quanto mai
strumentale e opportunistico al punto tale da consentirci di definire - appunto
- l’intera operazione come trasformismo di basso profilo. Così come può essere
considerata trasformistica la mutazione del M5S (con relative piccole diaspore)
che dopo aver ottenuto risultati elettorali molto rilevanti grazie ad una operazione
di “voto di scambio” di massa sembra aver assunto la logica dell’indiscriminatezza
nella gestione del potere come sola ragione di sopravvivenza. Per ragioni di
economia del discorso si tralascia di analizzare la figura dell’avv. Conte che
pure, sul terreno del camaleontismo politico, appare senz’altro di sicuro
rilievo.
Insomma:
è proprio il caso di definire il
trasformismo come una “miseria morale”.