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martedì 17 marzo 2020

L’ ELZEVIRO
di Angelo Gaccione

Giuseppe Denti
"I virus"

Coronavirus e complotti

Ogni volta che succede un evento drammatico di grossa portata che riguarda comunità più vaste di uomini e donne, si scatena, su quelli che chiamiamo con una orrenda espressione Social Media, una ridda di ipotesi fra le più balzane, ridicole, estreme. Si va dal misticismo più fideistico e credulone alla più elaborata e fantasiosa idea del complotto, mescolando elementi reali a ipotesi tanto azzardate quanto surreali. Lasciamo stare l’aspetto mistico e religioso che è tuttavia una valvola di rassicurazione: la paura e l’incertezza davanti a un pericolo non dominato, spinge a questa necessità per molti aspetti comprensibile ed umana. Ci dobbiamo invece chiedere perché una marea di persone ricorre all’idea del complotto. La risposta che mi sono data io è che tantissima gente nel mondo non ha alcuna fiducia nei Governi e negli Stati. Per diversi aspetti non possiamo darle torto; come ha affermato lo scrittore boemo Milan Kundera: “Il potere che diventa sempre più opaco, esige che la vita dei cittadini sia il più trasparente possibile”.
Stanno circolando in questi giorni, a proposito del coronavirus, documenti inquietanti che mettono sotto accusa i laboratori militari. Persino una mia amica cinese molto equilibrata e tutt’altro che incline all’allarmismo, non esclude una tale eventualità. Vero o no che sia, non possiamo negare che gli Stati (di ogni tipo e colore) abbiano arsenali zeppi di armi di sterminio non solo convenzionali, ma anche chimiche e batteriologiche. Che continuano a fare esperimenti ed esercitazioni militari con l’impiego di armi i cui effetti sulla salute umana e del pianeta, non sono certo salutari. Pensiamo soltanto alla radioattività, all’uranio impoverito diffusamente impiegato nelle guerre più recenti, ai gas nervini, alle bombe al fosforo e via enumerando. Ci sono stati gruppi terroristici che avevano progettato perfino di avvelenare le condotte dell’acqua con prodotti che qualcuno ha realizzato e che qualche altro glieli deve aver forniti. Mercanti di morte e trafficanti di armi: Stati e industriali. Per non allontanarci troppo da casa nostra basta ricordare cosa è successo alla Stazione di Bologna, a Piazza della Loggia a Brescia, o alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano. Stragi apertamente di Stato, come hanno comprovato le sentenze e le poche (purtroppo) condanne. Per concludere questa breve riflessione, gli Stati possono tornare ad essere credibili solo se rinunceranno a tutti gli strumenti criminali che hanno accumulato nei loro arsenali. Viceversa, una vasta quantità di cittadini continuerà ad avere paura più dei loro apparati militari e spionistici, più dei loro arsenali pieni di armi chimiche e batteriologiche, che di quanti si ribellano ad essi.