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venerdì 20 marzo 2020

LA VOCE DEI POETI

Roberto Pazzi

Diversi, in questi giorni, i poeti che hanno parlato - e stanno parlando - in versi di questo evento epocale. Accade, come accade nei momenti più tragici dell’esistenza collettiva, delle tragedie corali. Lo fanno con la loro parola calda, con lo stilo doloroso che sa penetrare a fondo, che sa incidere nella carne come a nessun’altra forma espressiva è possibile. Il tema della sosta, della fermata necessaria, è una costante nei versi che abbiamo letto in questi giorni. 
Dal correre al nulla nasce il male” aveva scritto Campanella; e davvero il nostro correre, il nostro empio affannarci di moderni, sembra condurci verso un inarrestabile precipizio, verso un baratro senza speranze e senza senso. Ma qui, in questi versi di Roberto Pazzi, la sosta, la fermata, hanno qualcosa di più intimo e privato; di più umano e di più sacro. La foto che accompagna il testo, raffigura l’amata e perduta sorella Emilia, e il poeta stesso colto in un tenero, affettuoso e delicato gesto verso il nipotino Filippo. È una scena eloquente e che non ha bisogno di commenti; chi è stato toccato negli ultimi mesi da tragedie familiari come è accaduto a me, capirà cosa intendo dire. 
È una poesia vera, questa che offriamo ai nostri lettori; nitida nella sua classicità, ed al contempo emozionante. Come ogni buona, vera poesia. È per questa ragione che abbiamo deciso di metterla in prima pagina; siamo sicuri che i nostri attenti lettori vi troveranno motivi di meditazione, più che nei tanti editoriali che da giorni, su queste pagine, stiamo pubblicando. 
[A. Gaccione]   


LA FERMATA DEL CORONAVIRUS

Pazzi con la sorella Emilia e
 il nipote Filippo

Il mondo sognava di fermarsi,

di interrompere il galoppo verso il nulla,

era il sogno che mi volevi raccontare

ma non ci sei riuscita, stavi male

hai detto solo sono stanca

te lo dirò domani,

e non hai avuto quel domani.

È ormai finita la tua promessa,

ora so che avevi fretta, Emilia,

quasi morendo volevi aiutare

il mondo a fermarsi

prima che nemmeno a sostare

riuscisse più,

perché in quel temporaneo fermo

c’è un amore per la vita così grande

da bruciare le parole per dirlo.

Ecco perché oggi molti parlano

di quel che non sanno,

che invece tu sapevi.

E i molti che non sanno aiutano il mondo

con la loro paura,

non hanno altro.

[Roberto Pazzi]
Ferrara, 13 marzo 2020, inedita.