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martedì 10 marzo 2020

LE SPORE DI GACCIONE
di Vincenzo Guarracino

Vincenzo Guarracino

Pubblichiamo la versione integrale della nota uscita sul quotidiano “Avvenire” domenica 8 marzo.

La forma è quella, esatta, dell’epigramma, un genere che ab antiquo fa della brevitas ed esattezza, unita a una punta spesso amabilmente velenosa la sua caratteristica. Una brevità tesa a raggiungere immediatamente, nel giro di pochi versi (“l’epigramma perfetto è di due versi”, ammonisce Cirillo, poeta ellenistico del I secolo a.C.), l’acme della poesia e di mantenerlo per tutto il componimento; una esattezza che vuol dire una cura formale perseguita con scrupolo. Se a ciò si unisce una spiccata soggettività, ecco che si capisce come l’intento dell’autore sia quello di mettersi in gioco senza intermediari in prima persona fissando uno stato d'animo o una vicenda della vita intorno ai  temi più diversi (l'amore, il vino, la morte, un paesaggio, una disputa letteraria, la descrizione di un ambiente o di un mestiere), non risparmiando strali anche acuminati di critica o di risentimento, giusto secondo l’adagio virgiliano che vuole certe espressioni pondere culicis leviores, “leggere e pungenti più del peso di una zanzara”.
È in questi termini, entro cioè un genere siffatto, che si configurano i testi di Angelo Gaccione raccolti per Interlinea nelle due parti di un libro intitolato Spore: sono componimenti poetici brevi, “esatti come proverbi”, come li ha definiti, Alessandro Zaccuri. Testi costruiti cioè con rigorosa attenzione alla misura e tesi, come da statuto del genere, ad effetti di straniamento, sconfinanti in breve volgere in una morale, in quella che retoricamente si chiamava una volta “agnizione”, “epifania”, ossia rivelazione. Non meno convinta, l’altra “spalla” critica, Lella Costa, ne loda agudeza e sonorità (“possiamo leggerla, ascoltarla, e perché no, anche danzarla”).

Angelo Gaccione

Ma prima di dire cosa c’è nel breve libro, spendiamo due parole sull’autore. Angelo Gaccione, nato a Cosenza, vive e lavora a Milano, luogo d’elezione civile e intellettuale, dove dirige un pugnace giornale di cultura online, “Odissea”. Narratore e drammaturgo ha all’attivo libri di saggi, racconti, fiabe, aforismi e testi teatrali, oltre che di poesia (una raccolta, Lingua Mater, in lingua dialettale con testo italiano a fronte, ha visto la luce recentemente). Anche un best seller, fra i suoi titoli più noti, Lettere ad Azzurra e da poco i racconti L’incendio di Roccabruna (Di Felice Ed.). a testimonianza del suo vivace impegno civile, Disarmo o barbarie (assieme a Carlo Cassola, autore con cui ha intrattenuto un lungo carteggio, Cassola e il disarmo. La letteratura non basta, dato alle stampe nel 2017 per il centenario della nascita).

La copertina del libro

Detto questo, cos’è Spore? Partiamo dal titolo: spore, come dire cellule riproduttrici, semi di vita e di saggezza, che si offrono a contaminazione umana e sapienziale, toccando il lettore nelle parti più sensibili e profonde inducendolo a pensare. Conoscendo Gaccione e il suo multiforme ingegno e (e impegno), come sorprendersi? Sorprende, certo, il tono (pacato e familiare), ma non l’intento. Educando castigat mores, dicevano gli Antichi: ecco, è questo che in un certo senso fa Angelo e lo dice esplicitamente nei versi conclusivi della seconda parte, dove rivolgendosi alla figlia le affida giusto questo testimone morale (“Ho consegnato il testimone a te, figlia / e mi ricorderai. // Tu lo hai consegnato alla tua, / e ti ricorderà”). Messaggio chiaro ed esplicito, una missione, da non sottovalutare: “Se hai paura non metterti in cammino, / la strada è infida, le svolte perigliose…”. Tenendo conto dell’”inverno che ci attende”, convinti che “sono le cose più umili, / ad esserci indispensabili”: pillole di saggezza, inattese da un “guerriero”, disincantato ma non rinsavito (come il Didimo foscoliano) e chiuso nella sua lucida corazza intellettuale e civile, quale è Gaccione.

Angelo Gaccione
Spore
Interlinea, Novara 2020
Pagg. 90, € 12,00