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lunedì 9 marzo 2020

RAZZA ARIANA
di Fulvio Papi


Poco dopo la fine della guerra andai a trovare mio nonno a Villanova. Passeggiavamo sotto i portici quando un signore molto dignitoso con un sorriso accogliente ci venne incontro. Mio nonno si mostrò ben lieto di rivedere un amico, e rivolto a me disse con un tono che appartiene alla verità senza sapere perché: “È il signor Namias, nostro parente alla lontana, di sicuro, ma non so perché”.
Avevo un’età in cui mi era già un poco difficile badare a me stesso, figuriamoci poi se mi sarei soffermato sui nomi e sui misteri che non cambiavano nulla nella mia vita.
Dovevano passare secoli, e provare anche un po’ di fastidio per quell’età così lontana, quando un giorno, dopo una conferenza alla Fondazione Corrente, mi venne incontro una fanciulla studiosa di estetica e che conoscevo già, e mi disse con sicurezza: “Lei non si chiama Papi”.
Lo stupore per la curiosa proposizione durò l’attimo di un sorriso sufficiente per chiedere: “E allora come mi chiamo?”. Risposta: “Lei dovrebbe chiamarsi Namias”. La fanciulla ed io venimmo subito assimilati a un gruppo di amici e il nome restò nell’aria come un pallone festivo, almeno per quanto riguardava la mia accoglienza di questo nome.
Più tardi mi ricordai della presentazione molti anni avanti di mio nonno e mi ritornò alla mente quel nome. Raccontai la curiosa vicenda a mio figlio professore di architettura e buon scrittore al modo attuale. Non era il personaggio che, come me, non dà ascolto alle sorprese, e volle vederci chiaro. Non mi disse in quale ricerca si fosse impegnato, ma, alla fine mi raccontò questa storia.
“Noi un tempo ci chiamavamo Namias ed eravamo ebrei. I nostri antenati erano commercianti nello Stato pontificio, il quale un giorno decise che avrebbe chiuso il commercio con gli ebrei. Costoro, per non perdere gli affari, si convertirono subito al cattolicesimo e il loro nome divenne: “Namias dei Papi”. Poi con gli anni Namias venne soppresso e rimase il cognome “de Papi”, come è superstite in Germania “von Papen”. Tuttavia il “de” in italiano spesso indica una appartenenza nobiliare che non spettava a questo gruppo familiare e quindi, probabilmente, nel Settecento, rimase il solitario Papi”.
Dal canto mio ho fatto una brevissima ricerca a Novellara, il paese dove la famiglia di mio padre abitava certamente da più di un secolo, non so se cattolici devoti prima di diventare socialisti. Mio nonno era falegname, suo nonno infermiere, anche se non so che mestiere di preciso fosse il suo. In ogni caso come ebrei o come socialisti, saremmo stati sterminati dai nazisti. Come Papi invece, da secoli eravamo di “razza ariana”, come diceva un documento della mia scuola elementare che doveva avere un valore scientifico. Il Namias di Novellara doveva avere invece una storia del tutto diversa e molto più nobile.