Pagine

domenica 19 aprile 2020

A PIÙ VOCI 
di Giuseppe Bruzzone


Un pensiero e un grazie a Franco Fornari 
Psicanalisi della guerra atomica 1964

Vorrei aggiungere la mia voce oltre quella di Sorbini e Navarra perché dai raffronti può nascere sempre qualcosa di buono. Ho già esposto su Odissea il mio modo di considerare la realtà che abbiamo davanti e che ognuno giudica in base alla propria formazione culturale maturata nel tempo e le esperienze fatte. Vedrò di farlo in maniera più compiuta e circostanziata.
Il mio punto di partenza è la considerazione, per me lampante, che siamo in un periodo che chiamo nucleare, perché il confronto fra gli Stati, o almeno fra una parte di loro, cioè la guerra, può significare l'uso di tali armi, appunto, nucleari. Altri, ben più titolati del sottoscritto, hanno perfino ipotizzato la fine della nostra specie umana con l'utilizzazione di queste. È possibile constatare e ci converrebbe farlo prestamente, che mai davanti ai nostri occhi umani si era presentata questa realtà. Un "assaggio" di questa ci si era affacciata alla fine della Seconda guerra mondiale con l'uso del nucleare su due città giapponesi sostanzialmente inermi e con il processo cosiddetto di Norimberga, che ha stabilito la responsabilità personale dei nazisti di fronte ai delitti da loro compiuti, "perché ordinati dallo Stato". Ecco i punti importanti cui faccio personalmente riferimento: il comportamento dello Stato, in questo caso gli Stati Uniti che hanno sganciato le bombe su Hiroshima e Nagasaki per lanciare un avvertimento ad un altro Stato, l'allora URSS, su chi fosse più forte in quei tempi, a resa avvenuta con il contemporaneo ingresso di truppe russe in Giappone. Non è possibile non considerare il comportamento ignobile degli Stati che si sono messi a rubare le capacità dei tecnici nazisti per rimpolpare il loro desiderio di essere "forti "alla ripresa. Non sono bastati i 65milioni di morti della Seconda guerra mondiale. Bisognava preparare la Terza, quella di oggi, per fortuna, non ancora scoppiata, e neanche per sbaglio, anche se abbiamo rischiato molto. Ecco, lo Stato. Abbiamo visto come può comportarsi. I gruppi non si "amano" di per sé, dove hanno il "corpo"? Figuriamoci i gruppi-Stato con i loro responsabili che arrivano anche alla guerra per raggiungere determinati scopi. Ai tempi attuali non è più possibile: può esserci la reciproca distruzione.  Chiedo scusa, ma chi ha dato questa "possibilità" di scontro? Non siamo noi cittadini con la delega ai nostri rappresentati? Non possiamo ritirare quello che è già nostro, quindi senza violenza alcuna, dichiarando apertamente che come nati al mondo in questi anni, dopo tanta storia vogliamo vivere, uomini e donne, e rispondere con la Vita alla Morte e distruzione che c'è stata finora?  E non è da questa libertà responsabile di ciascuno di noi il più possibile dispiegata, che può nascere un'economia, un'attenzione alla Natura, al Clima, alla socialità? una valorizzazione delle proprie specificità italiane o francesi, inglesi o russe, cinesi o americane? Non sarebbe un Socialismo veramente dal volto umano perché realmente nato con il nostro corpo e la testa; dai bisogni reali che abbiamo di fronte, di cui possiamo discuterne insieme le priorità, accompagnati da pareri di esperti che possono esserci vicino? È una parola forte, sacrilega, che ho usato sopra? Ma non sarebbe bello, noi padroni di noi stessi, della nostra vita, finché la Natura lo vorrà, vivere fianco a fianco se si potesse realizzare questo? Allora forse anche tutti i virus sarebbero sconfitti dalle nostre sagge scelte sanitarie, utilizzando i capitali che oggi sono destinati alle vendette e alle guerre dei vari gruppi-Stato.
[Milano 18 aprile 2020]