Pagine

sabato 25 aprile 2020

LETTORI E RESISTENZA

Lapide partigiana a Milano
Caro Angelo,
il 25 Aprile è una festa che continua a dividere gli Italiani. Perché?
Così come ancora oggi viene propagandata non ha senso.
Il 25 Aprile deve essere la festa della libertà e della democrazia contro tutti i totalitarismi: fisici, finanziari e psico-intellettuali. Oggi, per restare ai nostri giorni, e per citare un fatto eclatante, abbiamo la Cina con i suoi metodi e orrori: nessuno ne parla e promuove manifestazioni.
Dove sono le prefiche di professione che non ci difendono dal sottile esautoramento del regime parlamentare?
Dove si sono nascosti i difensor fidei della “più bella Costituzione del mondo”? Nella mia famiglia, nel 1938, quando massima era l’adesione al fascismo, mio zio, privato della cattedra di letteratura, dovette emigrare a Vancouver, e lì morì. E non desidero parlare di mio padre.
La liberazione dal fascismo e la libertà non ce la dettero la Resistenza, ma gli angloamericani. La Resistenza era formata anche dai contadini che davano da mangiare ai partigiani, dai religiosi non collusi col passato e tanti democratici sinceri ma non facinorosi.
Fra i fascisti e gli antifascisti c’è stata la maggioranza degli italiani che non ha preso parte alla “guerra civile”: erano gli sbandati dell’8 settembre, i monarchici che divennero democristiani, gli umili cittadini, molti che al concetto della religione laica del rispetto naturale dell’individuo, vi aggiunsero quella della “carithas” cristiana.
La bimillenaria storia dell’Italia, la civiltà passata, il Rinascimento, il Risorgimento, la Grande Guerra, non può ridursi agli ultimi 75 anni del 20° secolo, dissimulando di credere che l’Italia sia nata con la Resistenza.
C’è una Italia silenziosa, turgida di carità e di senso civico che fortunatamente vegeta e si è palesata, senza chiacchiere e clamore durante questa pandemia del Covid-19.
Tutte le privazioni delle libertà vanno combattute. Con l’esempio, la de-cloroformizzazione delle menti e la corretta informazione.
Te lo dice, caro Angelo, uno che si è “distillato” in sacrestia.
Ti abbraccio, Teodosio