di
Luigi Caroli
Charada
italiana
A
Spello, incantevole borgo umbro, il 6 giugno è saltata la tradizionale “Infiorata”
a causa del virus, anche se il contagio è risultato tra i più bassi.
Il
Comitato Benefico Dei Mosconi ne ha approfittato per tenere una riunione
programmata da tempo. Si sono introdotti nottetempo in un saloncino della duocentesca
Chiesa di Sant’Andrea nota per il Pinturicchio. Avevano deciso di aiutare un
paese vicino ma ben più povero di Spello. C’erano ditte artigiane in
difficoltà, piccole imprese in cassa integrazione, penuria di finanziamenti e
problemi scolastici (neanche i precari ci volevano insegnare). Il più anziano,
Eugenio, che tutti trattavano con deferenza, coordinava e dirigeva con polso la
riunione. A illuminare - un po’ - la scena i presenti avevano sul capo una
scritta luminosa col loro nome.
Eugenio, rivolgendosi a Massimo: “Sei
noto per distinzione e (un po’ falsa) gentilezza. Come risolveresti il problema
degli artigiani e delle piccole imprese?”.
Massimo:
“Seguo
solo le grosse ditte e punzecchio sindacalisti e politici di sinistra”.
Eugenio: “Ho capito. Ferruccio, tu
hai guidato grossi giornali, un rimedio ce l’hai sicuramente disponibile”.
Ferruccio: “È quello che suggerisco
sempre: l’austerità. Una decina d’anni di austerità e saranno in grado
di mandare i figli all’Università!”
Eugenio:
“Ignazio,
Ignazio, che fai? Continui a dormire? Sai certo suggerire un rimedio per i
problemi finanziari. Parla!”
Ignazio: “Sono indebitati, troppo
indebitati, dovevano pensarci prima”.
Eugenio:
“Va bene.
Anzi, male. Tocca a te Carlo. Hai certo conoscenza di aziende”.
Carlo: “Mica tanto. Non ho mai
messo zampa in fabbrica. Sono anni che punzecchio quei fannulloni dei
sindacalisti. È per questo che i grandi industriali mi adorano. Posso
punzecchiare Conte e ordinargli: dai soldi a quei poveretti. Ma non a
pioggia. Altrimenti non ci sarà la ripresa”.
Eugenio: “Sì, sì, ho capito”.
Era
rimasto l’ultimo invitato, Paolo. Grande, poderoso, si era fatto bello andando
dal parrucchiere. La scritta sul capo lo illuminava come una palla da biliardo.
Paolo: “So la storia di tutti
gli Stati del mondo e posso mettere in difficoltà chiunque con le mie domande
trabocchetto. Per aiutarli potrei insegnare la storia alle elementari. È da lì
che bisogna cominciare.
Eugenio: “Sì, sì, Paolo, ho capito
tutto. Sei un moscone che fa le pulci!”.
I
cinque mosconi all’unisono: “E tu cos’hai fatto con noi?”.
L’allegra
brigata esce dal salone e passa davanti al dipinto del Pinturicchio.
“Io
avrei usato altri colori” sentenzia Paolo.
La
domenica riposano e il lunedì riprendono a guidare la Nazione.