di Nicoletta
Dosio
Questa notte la luna è un'esile falce, impigliata
tra i monti del Moncenisio, ai margini del buio. Forse, ora, sta percorrendo il
cielo della Clarea, sul presidio dei mulini, il più recente dei presidi NO TAV,
nato da quattro giorni sull'urgenza della lotta, contro l'ennesimo attacco
della lobby delle Grandi Opere. Dal mio forzato esilio posso solo immaginare il
silenzio di lassù, più prezioso perché faticosamente sottratto al sordo ronzio
di sottofondo, che avvelena quei luoghi da quando sono caduti sotto il dominio
dei cantieri, autostradale prima, ora del TAV.
Forse i
presidianti, vinti dal sonno e dalla fatica, non vedono la luna che veleggia
alta e sembra accarezzare con la sua luce il piccolo accampamento di
resistenti. Ma certo qualcuno veglia sul riposo di tutti, attento ai rumori,
all'insidia degli attacchi notturni.
Più in basso
tutto è pronto per l'ennesima devastazione: cumuli di ferraglia, la piattaforma
che farà da nuovo ponte sul Clarea e gli uomini in arme, asserragliati nel
fortino che avanza cancellando boschi, radure, vigne, specchi d'acqua ancora
densi di vita.
Mi tornano in
mente questi stessi luoghi, com'erano in un tempo che mi sembra lontano di
secoli. Niente autostrada del Frejus, allora, niente progetti di supertreni,
solo una stradina che, dall'abitato di Giaglione, si snodava verso Chiomonte,
tra muretti a secco, vigne, castagneti, radure ricche di erbe aromatiche e
medicinali.
Si arrivava
ai mulini di Clarea come ad un luogo delle favole: le case di pietra grezza fra
boschi, castagneti, prati perennemente fioriti per l'abbondanza di acque,
profumati di aglio ursino a primavera, prodighi di funghi in autunno.
Ora di quel
mondo restano i ruderi: tetti sfondati, muri cadenti. Degli antichi mulini è
rimasta qualche macina, pezzi di tramoggia; scomparsa la grande ruota che
ricordo ancora in funzione nell'ultimo dei mulini, quello che oppose
all'autostrada una resistenza ahimè vana.
Ma
l'essenziale è non dimenticare. Il potere teme la memoria, perché in essa
continuano a vivere le istanze e la rabbia dei vinti, la volontà di riscatto,
la nostalgia per la bellezza perduta. Certo le truppe d'occupazione che stanno
militarizzando la Valle e i boschi intorno al presidio nel tentativo di isolare
e prendere per fame i resistenti, non sanno che la montagna offre, a chi la
protegge, mille sentieri; e che l'amore per la propria terra ha tenacia e
risorse infinite.
Anche la luna
in cielo è una falce affilata.