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lunedì 13 luglio 2020

Arte
IL LIRISMO ANCESTRALE DI LILIAN RITA CALLEGARI
di Laura Margherita Volante

Lilian Rita Callegari
davanti ad un suo quadro

Lilian vive da molti anni a Pesaro, dove ha insegnato e svolge la sua feconda attività artistica. La sua famiglia di origine viene da una ricca esperienza creativa. Il padre fu tra i primi in Venezuela a realizzare laboratori con impianti luminosi, che furono collocati nei grattacieli di Caracas. E proprio da questa esperienza paterna che nasce il suo amore per l’arte. Ha studiato in Venezuela e in Italia, e in particolare a Urbino, per cui in Lilian convivono due colture, una Sudamericana e una Italiana, complementari fra di loro. Le prime opere realizzate sono in una forma pittorica legata al vero. Ha amato i pittori impressionisti e post-impressionisti, realizzando mostre in tutto il mondo e dedicandosi tuttora alle incisioni in omaggio al Venezuela. L’artista, nella sua opera dal titolo Lettera Scarlatta, intende comunicare che ogni autore, attraverso il proprio linguaggio espressivo, fa un atto di denuncia verso i mali della società. Per lei la pittura, la scultura o qualsiasi altra forma d’arte, è un avvertimento al mondo per la salvaguardia della natura, perché essa è vita. 



Andando in Sudamerica dai popoli autoctoni si può scoprire come il senso del rispetto, verso i quattro elementi naturali: acqua, fuoco, aria e terra, sia fondamentale, in quanto considerati linfe di vita. Non a caso la Biennale è intitolata Viva Arte Viva e quindi anche per questa motivazione la sua esperienza l’ha portata ad amare sempre la Natura come nutrice di vitalità. Sin da piccola viene introdotta all’uso del colore dal nonno, dal padre e dallo zio, specialisti in arte grafica di grandi dimensioni, affissi ai grattacieli di Caracas. Lilian arriva in Italia adolescente per stabilirsi con la famiglia a Roma, vicino a uno zio architetto e pittore che abitava poco distante dall’Accademia di Belle Arti, dove si trovava la nota libreria “Al Ferro di Cavallo”, che promuoveva le avanguardie letterarie e artistiche, come fiore all’occhiello della cultura e arte contemporanee. Conobbe così già in età adolescenziale poeti e scrittori quali Ungaretti, Sinisgalli, Pound, Pasolini ma anche artisti visivi come Burri, Afro, Schifano, Festa, Mastroianni e Rotella che frequentavano lo studio romano dello zio, vedendoli usare spatole e pennelli. Collabora anche con riviste e periodici come scrittrice. In seguito si laurea in Lingue e Letterature Moderne e Contemporanee all’Università di Urbino, studia scienze grafologiche, consegue le lauree in Pittura e in Scenografia all’Accademia delle Belle Arti e insegna Arte della Moda e del Costume all’I.S.A. Ferruccio Mengaroni di Pesaro. 


Di indole originale e poliedrica, si dedica alla pittura e alle molteplici forme espressive che spaziano non solo dal costume alla scenografia teatrale, ma anche dalla ceramica all’incisione e dall’oreficeria alla scultura. Chiamata “La pintora de los caballos” (la pittrice dei cavalli), le viene tra l’altro commissionato dall’Ippodromo di Caracas un dipinto di notevoli dimensioni raffigurante una corsa con fantini, dal quale emergono, con forza e plasticità, l’eleganza dei cavalli. Tra l’altro il padre è stato proprietario del famoso campione di galoppo Ribot. La sua pittura è complessa, profonda, ricercata e raffinata, la cui poetica intimamente legata al Sudamerica, soprattutto nell’esplorazione della cultura precolombiana, la conduce in ultimo all’astrazione kandinskyana. La sua estrema sensibilità unità all’esperienza personale, mossa attraverso culture così diverse, trascende sul piano dello spirito con l’uso di cromie innovative. L’ancestrale armonia di luci e di colori delle sue opere sfumano con incisività dal viola al verde smeraldo, dalla terra di Siena al rosso vivo e vibrante della passione, in una danza malinconica e melodiosa. Il percorso artistico si accosta all’astrazione lirica e informale contemporanea. Il suo è un racconto epico per la forza dei contrasti accesi e contraddittori, fino ad arrivare ad una pittura simbolista, non mancando l’ispirazione esoterica. La sua pennellata sembra entrare in un dinamismo cosmico e onirico in un grido liberatorio, permeato di ogni elemento naturale. La dicotomia pittorica si risolve verso la realizzazione di fusione tra pittura e scultura, la cui evoluzione è la metamorfosi ideale del suo mondo interiore, come rappresentazione della realtà complessa, fra incertezza e indeterminazione.