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sabato 11 luglio 2020

PAROLE E LINGUA
di Nicola Santagada



IL RE RISOLUTORE

Ci sono delle parole, che non solo hanno valore identificativo, ma richiamano un processo, nel senso che indicano fatti che interagiscono.
Con la parola dieta, nel significato di tenore di vita, il pastore greco indicava il cibo necessario all’essere in formazione per soddisfare i bisogni e crescere secondo lo sviluppo naturale richiesto. Quindi è stato coniato dieteta - colui che assolve a questo compito - da cui poi è stato dedotto dietetico, con il richiamo a ciò che è funzionale alla dieta. Da sottolineare che l’omologo latino di dieteta è minister: colui che assolve alla funzione di foraggiare, amministrando, sulla base del bisogno, gli animali.
Successivamente, è stata assegnata a dieteta la funzione di giudice, omologo di arbiter dei latini, in quanto si attribuiva a chi alimentava gli animali, ad esempio da soma, la capacità di saper valutare, in modo giusto, non solo la quantità e qualità di alimento, ma anche quella di saper esprimere giudizi equanimi sui fatti e sui comportamenti umani.
I Romani, oltre ad arbiter, giudice unico, capace di fare le giuste stime, hanno ideato la figura del censore, colui che era preposto al corretto tenore di vita e, soprattutto, a denunciare e reprimere i comportamenti scorretti, avvalendosi del potere di censura.
I latini hanno compreso la dieta in un contesto più ampio: la gestione. Da gesta, colei che non solo ha portato in grembo, ma ha anche gestito la creatura nel suo divenire, sono stati dedotti i concetti di gestore e di gestione.
Il concetto di governo, in senso politico, attiene alla cultura occidentale e, in senso stretto, a quella meridionale.
Il gubernator, in greco κυβερνητής, è il timoniere, colui che, con la sua abilità e competenza, porta, anche nel mare tempestoso, a meta sicura, per cui i latini hanno forgiato l’espressione gubernator rei publicae. Nel mio territorio governare è non solo alimentare gli animali, talvolta con la rigovernatura, ma riguarda, in modo particolare, la gestione di animali di grossa taglia, che, dovendo affrontare lavori defaticanti e usuranti, hanno bisogno di un’alimentazione abbondante e ricca di calorie, distribuita nell’arco della giornata e anche durante le ore piccolissime. In questa cultura, il governo è un sistema complesso, che richiede conoscenza di chi si ha cura, disponibilità totale, amore per chi rende dei servizi importanti al proprio padrone, attenzione alle esigenze e ai bisogni.
I latini, in realtà, si sono serviti di rego, nel significato di dirigo, reggo, guido, governo. Sono azioni che attengono a fatti di sistema, come la formazione della vita del grembo, per cui, da chi ha retto, non solo si deduce il rettore, ma anche la persona retta e, quindi, la rettitudine. La radice di riferimento è reg, presumibilmente da scrivere alla greca ρεχ e da tradurre: dallo scorrere il passare. Il pastore latino si è chiesto che cosa avviene durante la gestazione e ha risposto con rego.
Ha, quindi, dedotto che colui che regge, che sovraintende alla creazione dell’essere vivente, è il re, mente illuminata e saggia, che, con l’espediente geniale di legare la creatura alla madre, trova il modo unico di sopperire, non solo ai bisogni, ma anche per darle forma e vita, per mezzo dei vari organi. Il re ha il suo regno e, comunque, chi regge governa una regione. Il re ha i suoi registri e il suo regime, in quanto la gestione del tutto (anche quella dell’alimentazione) resta la stessa e, successivamente, avrà il suo reggimento. Da questo punto di vista, il re è l’ottimo amministratore, che vive nell’opulenza, ma dà anche benessere ai suoi sudditi.
A ben pensarci il re dei latini è figura autorevole, che esercita il potere con sagacia e si caratterizza come risolutore dei problemi.
Il re dei greci, invece, vive nella basilica, sfarzosa e lussuosa, avendo assunto le caratteristiche del sovrano orientale, e, in quanto autocrate, è il potere personificato.
L’imperatore, nel mondo romano, sarà molto diverso dal re e acquisirà, nel tempo, le caratteristiche del monarca, che esercita il potere di decidere.
Inoltre, gli italici da reg hanno dedotto regalo, dono del munifico, in quanto quella gestione dà un frutto unico, molto gradito, sicuramente, appagante e gratificante.
Dalla radice reg si è ricavato il concetto di recare, ma, soprattutto, si è dedotta la regola, che, inizialmente, indicò il tempo necessario perché la creatura nasca. La regola è l’espediente, frutto dell’esperienza, che consente di non sbagliare o, comunque, di limitare gli errori e, soprattutto, di avere delle certezze.
Da regola sono derivati il verbo regolo, che è sicuramente un adeguarsi alla regola, l’aggettivo regolare, irregolare, sregolato, regolarità, regolamento e regolamentare. La regola dei latini ha avuto l’omologo in νόμος: regola, consuetudine, legge, mentre il regolo ha avuto l’omologo in canone.