di
Donato Di Poce
P. P. P. Pasolini |
La
religione anarchica e anticlericale di un poeta
“(… Bisogna esporsi (questo
insegna
Il
povero Cristo inchiodato?...)
P.
P. Pasolini
L’ossimoro
vivente (o citando Fortini… il principe della sineciosi), Pier Paolo
Pasolini, conferma la sua voglia di unire cose diverse, mondi inconciliabili,
con un libro in versi L’Usignolo della Chiesa Cattolica), pieno di
ossimori e contraddizioni apparentemente inconciliabili. La purezza e nostalgia
del mondo adolescenziale con Dio, la passione di Cristo con le gerarchie della
Chiesa Cattolica, la poesia con la scoperta di Marx che chiude il libro.
Lo
fa molto bene, con vertici di poesia e di passione altissimi, identificandosi
con l’immagine di un Cristo Eretico, Androgino, Asessuato, Rivoluzionario.
Tutto questo dopo il successo delle poesie dialettali dedicate a Casarsa,
confluite poi in La meglio gioventù, e il suo capolavoro poetico
Le ceneri di Gramsci.
Pasolini
che a posteriori, potremmo definire un poeta anticlericale anarchico, e un ateo
religioso, e “un religioso-umanista” (ancora l’ossimoro ci viene in aiuto per
una possibile messa a fuoco della realtà), aveva le idee molto chiare in merito
al suo rapporto con la religione e il sacro. Leggiamo cosa scrisse in
proposito:
“Io,
per me, sono anticlericale (non ho mica paura a dirlo!), ma so che in me ci
sono duemila anni di cristianesimo: io coi miei avi ho costruito le chiese
romaniche, e poi le chiese gotiche, e poi le chiese barocche: esse sono il mio patrimonio,
nel contenuto e nello stile. Sarei folle se negassi tale forza potente che è in
me: se lasciassi ai preti il monopolio del Bene”. Tratto da un
breve scritto di Pasolini del 1961 riportato nel libro Pasolini: cronaca
giudiziaria, persecuzione, morte. (L. Betti 1977).
Un’altra
testimonianza importante ci viene in soccorso per capire meglio, capire a
fondo, l’anima sola e cosmica di Pasolini: “Pier Paolo Pasolini era un uomo
laico ma anche, come amava definirsi, profondamente religioso e umanista.
Dico questo per la conoscenza personale che avevo di lui, incontrato ad Assisi
nel lontano 1963 quando con la sua enorme forza poetica cercava di cantare la
vicenda evangelica di Cristo. Egli diceva allora: “Io non credo che
Cristo sia Figlio di Dio perché non sono credente almeno nella coscienza, ma
credo che Cristo sia divino: credo cioè che in lui l’umanità sia così alta,
così rigorosa ed ideale da andare al di là dei comuni termini dell’umanità”.
(Enzo Bianchi, Il foglio, n. 274 del 2000).
Filippo Gallipoli "Sonnacchiosa, autoritaria, arraffona" |
L’usignolo
della Chiesa cattolica è il libro del Pasolini in cerca di una folgorazione, di una
verità che il dissidio tra carne e cielo apre e occulta allo stesso tempo, del
dissidio interiore che cerca di colmare. L’usignolo è una metafora: è Pier
Paolo, l’uomo-puer (echi del fanciullino pascoliano che ricordiamo era oggetto
della sua tesi di laurea), che s’interroga francescanamente tra la terra e il
cielo.
E
il libro appare subito denso di un grande afflato religioso che riecheggia la
grande preghiera cantata che era Il Cantico dei Cantici di Francesco
d’Assisi, vede il riaffiorare della terzina dantesca (esplosa poi ne: Le
Ceneri di Gramsci) nell’ultima parte del libro La scoperta di Marx e
rinvigorisce quella vena religiosa mai sparita dalla grande poesia novecentesca
che con Ungaretti, Rebora, Turoldo e Merini aveva dato il meglio di sé.
Il
poeta indifeso e nudo come un “fanciullo” si rivolge al suo Dio creatore per
confessarsi e chiedergli perdono. Ecco il richiamo e l’analogia con la passione
di Cristo, l’Annunciazione. La sua onestà intellettuale e il suo amore per la
verità storica che saranno due stelle comete di tutta la sua attività di uomo,
poeta, critico, scrittore e regista. Si nota subito l’incipit di ogni parte del
suo poemetto La Passione e oggetto della sua preghiera e riflessione è Cristo,
come corpo morto (e viene in mente la deposizione del Mantegna), Cristo
androgino, come giovinetta, Cristo in supplizio, Cristo ferito, Cristo soave
fanciullo, in cui il poeta s’identifica e soffre. Ricordiamo che nel 1964
dedica alla figura di Cristo il suo capolavoro cinematografico Il Vangelo
secondo Matteo. Pasolini non ama la chiesa ma adora la figura
simbolica e storica di Cristo umile e rivoluzionario.
G. Sutherland "Crocifissione" |
Il suo laicismo poetico, lo porta scrivere un poemetto: La Crocefissione che crediamo centrale del libro: “Ma noi predichiamo Cristo crocifisso: scandalo pe’ Giudei, stoltezza pe’ Gentili” (Paolo, Lettera ai Corinti).
Tutte
le piaghe sono al sole
ed
Egli muore sotto gli occhi
di
tutti: perfino la madre
sotto
il petto, il ventre, i ginocchi,
guarda
il Suo corpo patire.
L’alba
e il vespro Gli fanno luce
sulle
braccia aperte e l’Aprile
intenerisce
il Suo esibire
la
morte a sguardi che Lo bruciano.
Perché
Cristo fu esposto in Croce?
Oh
scossa del cuore al nudo
corpo
del giovinetto…atroce
offesa
al suo pudore crudo…
Il
sole e gli sguardi! La voce
estrema
chiese a Dio perdono
con
un singhiozzo di vergogna
rossa
nel cielo senza suono,
tra
pupille fresche e annoiate
di
Lui: morte, sesso e gogna.
Bisogna
esporsi (questo insegna
il
povero Cristo inchiodato?),
la
chiarezza del cuore è degna
di
ogni scherno, di ogni peccato
di
ogni più nuda passione
(questo
vuol dire il Crocifisso?
sacrificare
ogni giorno il dono
rinunciare
ogni giorno al perdono
sporgersi
ingenui sull’abisso.)
Noi
staremo offerti sulla croce,
alla
gogna, tra le pupille
limpide
di gioia feroce,
scoprendo
all’ironia le stille
del
sangue dal petto ai ginocchi,
miti,
ridicoli, tremando
d’intelletto
e passione nel gioco
del
cuore arso dal suo fuoco,
per
testimoniare lo scandalo.
D. Bramante "Cristo alla colonna" |
Qui il poeta esprime tutta
la sua Pietas Cristiana e umana, e l’identificazione con il Cristo umano e
terreno, crocifisso senza colpe, umiliato nel corpo, deriso negli insegnamenti
e ne trae l’insegnamento che bisogna esporsi e accettare il rischio della
crocifissione, testimoniarne lo scandalo.
Nella
parte finale del libro dopo aver dedicato dei madrigali a Dio, in uno dei quali
dice:
“(…)
Tu pretendi l’oblio e io non tremo
che di ricordi. Ecco perché la luce
Tua, ch’è in me, a Te non mi conduce”.
La
scelta del madrigale
L’origine
della parola, variabile nelle fonti: madriale, matricale, madregale, etc., è
controversa; attualmente si discute se derivi da materialis (opposto a
formalis, quindi un poema privo di forma specifica), da matrix, un
cantus matricalis, un canto in lingua materna), o altro. Nel caso di
Pasolini, optiamo per entrambe le interpretazioni unite a uno sperimentalismo
formale di Pasolini che in questa raccolta passa dall’elegia e canzone libera
leopardiana, al poemetto pascoliano, al madrigale appunto, sino ad approdare
nell’ultimo poemetto del libro La scoperta di Marx, alla terzina dantesca
che diventerà la matrice principale e rivelatoria del suo capolavoro poetico
successivo: Le ceneri di Gramsci. Con
questo libro Pasolini getta le basi per il suo ateismo religioso, una posizione
anarchica e anticlericale, ma pura verso la religione, che gli procurerà accuse
di blasfemia, processi e umiliazioni, ma che vedrà anche il riconoscimento delle
gerarchie ecclesiastiche per il film Il vangelo secondo Matteo.
La sua religione e l’ammirazione per la figura del Cristo rimarranno intatte in
tutto il percorso di vita e intellettuale di Pasolini.