di Nicola Santagada
Il timore
Come
ho avuto modo di ripetere più volte, il significato alle radici viene dato da
chi conia le parole. I greci dalla radice παυ (fa il generare della creatura) formarono il
verbo παύω: faccio cessare, metto fine, distruggo,
tolgo di mezzo (uccido) e con παύομαι dissero: smetto, cesso, desisto da.
Questa radice, che i latini trasformarono fonicamente in pav, indusse a
formare paveo: ho paura, tremo, tremo di paura. Si
tratta della stessa radice, ma letta in contesti diversi. I latini dissero che
vivere le situazioni difficilissime della creatura, che sta per nascere, genera
tremore, sgomento, mentre i greci lessero quanto avviene a seguito
del travaglio. Dal verbo paveo furono dedotti pavor pavoris:
agitazione, angoscia, terrore, da cui paventare e spaventare
e pavidus: pavido, sbigottito, tremante, fino a
formare una categoria di persone: i pavidi. Gli omologhi greci di pavor
sono τὸ πανικός: il
panico e φοβός: fuga,
scompiglio, terrore, che recepisce i significati di due verbi
medi: φοβέομαι: sono spaventato e
φέβομαι: fuggo spaventato e, quindi, fobia.
Allora, panico, fobia, spavento
indicano la sensazione che prova chi si sente in pericolo di vita, che,
istintivamente e in modo irrazionale, scappa, di fronte al pericolo.
Pertanto, la paura degli italici mantiene e il significato di pavor
e di panico e di fobia, ad indicare uno stato d’animo di
confusione mentale, in cui la paura della morte o di subire un danno gravissimo
sono così pervasivi da spingere a non affrontare le situazioni difficili
della vita. Quindi, la paura è il sentimento istintivo di chi,
sentendosi impotente, pensa, fuggendo, di ridurre i danni, perdendo, così, il
controllo di sé e della situazione. Inoltre, la paura che si sedimenta, genera
la perdita dell’autostima, fino a determinare la patologia della crisi di
panico.
Con δείδω: temo, temo che, temo
che non, ma anche: rispetto, venero, i greci dedussero questi
significati, leggendo il contesto del momento immediatamente antecedente al travaglio,
quando, prima di venire alla luce (mancando), la creatura si trova legata
in una morsa, per cui ogni scelta può essere controproducente. Il concetto di rispettare
e venerare rimanda ai genitori e ai nonni che meritano rispetto, in
quanto hanno messo al mondo figli e nipoti e li hanno allevati (legati).
Da δείδω fu dedotto il deverbale: δέος δέους: timore, timore
riverenziale, rispetto. L’omologo di δείδω è: vereor vereris, veritus sum, vereri:
temo, ho soggezione, uso discrezione, riverisco. In
latino fu dedotta verecundia, mentre in italiano sono rimasti: riverente,
riverito e reverendo. In realtà, il vero omologo di δείδω è timeo: temo, temo che, temo
che non. La radice tim, in greco τιμ, è la stessa che aveva dato luogo a: τιμή: valutazione, stima e, in latino a:
aisτιμo aistimas: stimo. Qui, però, tim (genera
il tendere il rimanere), contestualizzando la fase immediatamente
precedente il travaglio, indusse il pastore latino a dedurre (eo) timeo,
in quanto, non essendo a conoscenza della situazione in atto, teme di
prendere decisioni sbagliate, per cui è incerto sul da farsi. Da timeo
furono dedotti: il deverbale timore, chi prova timore: timoroso
e chi, caratterialmente, è incerto, insicuro: timido e timidezza,
intimidire e temuto. Sicuramente, causa del timore è la
non conoscenza della situazione, che porta all’insicurezza e all’indecisione.
C’è, però, un altro timore, che è quello riverenziale,
determinato dall’aura di grandezza e di rispetto che promana da chi ha
dimostrato sapienza in tutte le sue scelte di vita.
Prima di concludere, si vuole introdurre una
riflessione su timido e inibito. Il timido è colui che è,
perennemente, indeciso sui comportamenti da adottare, perché non sa leggere le
situazioni e/o perché, per natura, teme di sbagliare. L’inibito è
colui che subisce continue castrazioni: non si può, non si deve,
che impediscono di comportarsi secondo natura e, quindi, spontaneamente.
Pertanto, le incertezze comportamentali nel timido sono determinate,
oltre da quanto già detto, dalla sua natura, mentre, nell’inibito
sono generate dai comportamenti sociali, stabiliti dalla cultura umana.