Pagine

sabato 15 agosto 2020

Taccuino
BICOCCA
di Angelo Gaccione

Veduta aerea della Bicocca

Per capire che cosa è avvenuto in quello che i milanesi conoscevano come quartiere Greco-Pirelli-Bicocca, basta dare uno sguardo ad una delle vecchie fotografie con i tanti insediamenti industriali. La sola Pirelli si estendeva su un’area di ben 700.000 metri quadrati, accogliendo nel suo “ventre” 12.000 persone. Se teniamo conto che di maestranze l’intera area manifatturiera ne accoglieva giornalmente fino a 200.000, abbiamo immediatamente la misura della sua vastità e possiamo comprendere di che genere di dimensioni stiamo parlando. Ma la dismissione industriale ha fatto di più: si è allargata ulteriormente inglobando campi e terreni agricoli fino a costituire di per sé un pezzo significativo di città nella città. 


È inutile dire che nessun anziano milanese, se mettesse piede qui, riconoscerebbe più i tratti di quello che questi luoghi furono ai tempi della sua giovinezza. Forse ricorderebbe la facciata della bella stazioncina di piazzale Egeo, magari la villa quattrocentesca degli Arcimboldi sul viale Sarca, la Torre Breda, il borgo con le splendide villette monofamiliari primi Novecento dotate di giardino che Pirelli aveva voluto per i suoi impiegati e dirigenti, ma di sicuro non la “collina dei ciliegi”, il nuovo complesso della Pirelli stessa, il teatro degli Arcimboldi, l’Università con i suoi dipartimenti e residenze per studenti, le piazze e le fontane, l’Hangar, i centri multisala, i grandi magazzini, le sedi di rappresentanza e gli uffici delle nuove Società, i palazzi residenziali già abitati, e i tanti che si stanno innalzando per piani e piani, dalle fogge e dai colori più suadenti. 


Ci abbiamo impiegato ben due ore, ieri 14 agosto, io e il mio caro amico Giuseppe Bruzzone, per percorrere una parte dei numerosi viali e renderci conto di cosa è finora diventata questa parte di città, e cosa sarà destinata ancora a diventare, considerato il ritmo con cui le gru lavorano nei vari cantieri. Già ora il risultato è stupefacente ed i sentimenti che si provano sono contrastanti. Si è presi da una sorta di sbigottimento e di attrazione nello stesso tempo; di ammirazione e di sconcerto. Nel vuoto assoluto di tanto assoluto pieno (mi rendo conto dell’ossimoro di questa locuzione), ma è così che ci è apparso questo immenso luogo deprivato degli studenti che lo frequentano e vi risiedono, i tanti palazzi ci sono sembrati corpi “pietrificati” immersi in un tempo sospeso. 


È vero che le città si svuotano nei mesi estivi, ma resta altrettanto vero che le zone residenziali sono accomunate da un identico destino, qualsiasi cosa le si costruisca in seno. Non voglio assolutamente far mio il giudizio di chi ha sostenuto che si è passati “da un quartiere laborioso a un quartiere dormitorio”; anche perché assieme ai campus universitari, agli uffici, alle sedi di marchi prestigiosi, alle multisale e al Bicocca Village, di palazzi con finalità abitative ne sono stati costruiti parecchi e altri sono in via di realizzazione. È probabile, ma questa è una mia discutibile e opinabile impressione, che sia il gigantismo di queste costruzioni a creare tale effetto; le strutture a torri a dare la sensazione della separatezza, della distanza, del vuoto. Ma, ripeto, sono impressioni soggettive e non hanno nulla a che vedere con la ratio urbanistica che ha i fondamenti nelle scelte - anche teoriche -, sul concetto di spazio degli urbanisti e degli architetti che qui hanno, e stanno operando. Tornerò a vedere questi luoghi alla ripresa della vita “normale” post-feriale, per verificare se tali sensazioni si saranno attenuate.

Una veduta dei campus

Nulla da eccepire invece sulle forme, che qui trovano il senso più vero di tutta la loro giustificazione. “Nessuna città antica dovrebbe andare oltre le proprie mura, il nuovo si dovrebbe fare altrove, dentro il nuovo di una città nuova” (“Un caffè accanto al sigaro” (5 settembre 2011, da: La striscia di cuoio, Ed. Viennepierre 2005). E fosse per me, dentro questo nuovo vi innesterei le ibride dissonanze che negli anni sono state sparse dentro la città storica. Farei smontare il monumento a Pertini di via Crocerossa di Aldo Rossi e lo farei montare alla Bicocca; alla Bicocca farei portare l’ago e il filo di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen di piazzale Cadorna, e altrettanto farei con quelle banali e insignificanti “cappannelle” di Gae Aulenti piazzate davanti alla Stazione Nord.




Ho ricevuto una telefonata dal filosofo Fulvio Papi ieri, mentre terminato il giro alla Bicocca, mi trovavo davanti ad uno dei villini del “Borgo Pirelli”. Era tempo che non ci passavo davanti. Molti anni fa, quando collaboravo con la casa editrice Gitti Europa che aveva sede in via La Farina, approfittavo delle pause per andarmele a gustare quelle villette armoniose, con i loro giardini, le belle decorazioni che adornavano le facciate. Altri anni e altro decoro. Ora guardavo deluso quelle facciate scrostate, quelle decorazioni compromesse, quel cemento che in parte le ha ricoperte cancellandone ogni memoria. Me ne stavo lamentando con Papi il quale affettuosamente prese a rimproverare la mia fallace visione di tempo. Un tempo che non coincide, evidentemente, con quello di molti miei contemporanei. Papi me ne ha fatto una breve disamina, mostrandomi come la concezione di tempo di un giovane o di un commerciante, non avrebbe mai potuto coincidere con la mia. Di come sia diverso il tempo di Lucrezio rispetto a quello di un hegeliano o di un marxista. Papi è un filosofo, un filosofo che riflette sul senso del tempo, e non si fa illusioni. Ma io non sono che uno sgangherato sentimentale e precario poeta che si illude di un tempo come eternità, dentro il quale la bellezza possa restare immutabile nei secoli a venire, ed essere protetta e custodita come sostanza necessaria di un umanesimo perenne, in grado di agire in profondità anche nella nostra coscienza.    


ALBUM

Disegno prospettico della Pirelli




Pirelli-Bicocca






Veduta dello stabilimento










Le case del Borgo Pirelli


La Torre restaurata


La Bicocca degli Arcimboldi


Altra veduta della Villa



Uno dei palazzi primi Novecento



La stazione ferroviaria di Greco


La nuova sede della Pirelli

Il Teatro degli Arcimboldi

Altra veduta del Teatro


Veduta di uno dei cantieri



L'Università



L'Università




Le fontane






La collina dei ciliegi