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sabato 26 settembre 2020

INCENDI
di Nicolino Longo


L’Italia brucia, ma il Governo non se ne cura.
 


Ogni anno l’Italia brucia. Ad ogni estate criminalità organizzata e singole luride merde, riducono in cenere paesaggio, ambienti naturali, pezzi importanti di economia. Nessun governo se ne è mai interessato, compreso questo. Eppure, Partito Democratico e brandelli di quello che resta del Movimento Cinque Stelle avviatosi inesorabilmente verso la sua ingloriosa fine, non fanno che ripeterci che devono investire nell’economia verde, ambientalista e sostenibile. In Calabria, nella mia Calabria resa schifosa da schifosissimi escrementi indegni di chiamarsi uomini, ogni estate viene scatenata una vera e propria guerra civile ai danni della collettività nel suo insieme. Il bilancio degli incendi finisce poi nei rapporti annuali dettagliati di Legambiente, di cui puntualmente chi governa non si cura. Possediamo strumenti di controllo di ogni sorta, ma non vengono colpevolmente impiegati. Nessun uso di droni, nessun controllo del territorio permanente. Eppure abbiamo centinaia di migliaia di soldati di ogni tipo e di ogni grado nelle caserme, o mandati in missioni estere. Abbiamo ogni estate la guerra del fuoco in casa, ma i soldati vengono mandati all’estero. Cani e porci sanno che esiste un’industria del fuoco, ma Governo e Parlamento non se ne curano. Questi incendi, da un capo all’altro della Penisola, sono veri e propri atti terroristici, ma Governo e Parlamento non muovono un dito. Non ci risulta che il Ministero degli Interni abbia mai infiltrato suoi uomini in quegli ambienti, fra i forestali infedeli, fra quanti, a vari livelli, hanno interessi che il fuoco divori. Zero su zero. Lo Stato non si sogna neppure di gestire in proprio e con propri mezzi tecnici gli incendi. Ha demandato tutto ai privati, come per lo smaltimento dei rifiuti che le mafie bruciano puntualmente nei capannoni di stoccaggio o disperdono sul territorio. Quando poi qualcuno viene sorpreso sul fatto, se la cava con una semplice denuncia a cui quasi mai segue una pena adeguata. Eppure gli incendi creano danni per centinaia e centinaia di anni ai territori, molto più gravi di quelli del crollo del ponte di Genova. Fanno sparire specie naturali, desertificano e inaridiscono terreni, accentuano frane e crolli, distruggono case e immobili, cancellano unità produttive, bloccano le produzioni, mettono in ginocchio il turismo, provocano interruzione dell’energia elettrica persino negli ospedali, a servizi essenziali come: comunicazioni, trasporti, scuole, ecc. Aumentano l’inquinamento di ogni tipo, aggravano l’innalzamento delle temperature, aiutano a peggiorare il clima. Davanti a tutto questo il Governo giallo-sporco non ha emesso un solo vagito. Come tutti gli altri che lo hanno preceduto; come il pecorume che siede negli scranni delle due Camere, luogo che meriterebbe gente più degna e davvero onorevole. La lettera (in realtà è un messaggio inviatoci via WhatsApp dal poeta calabrese Nicolino Longo da San Nicola Arcella), ci dà il senso di cosa è accaduto, e abitualmente accade. Ma oramai, come ho scritto in una spigolatura del 20 agosto scorso, la vergogna è un sentimento tramontato. [A.G.]


 

San Nicola Arcella 17 Settembre 2020
Complice il vento, stanotte, abbiamo rischiato di morire arrostiti in tanti. Sono andate a fuoco tutte le pinete. In più, cinque contrade, pari a diversi chilometri quadrati. Un vero e proprio inferno, dalla montagna fino al mare, dove sono rimasti carbonizzati locali balneari e alcuni parcheggi. Da me, le fiamme sono arrivate verso le tre di notte, alte un centinaio di metri, tanto da lambire la mia abitazione, dove ero rimasto solo, essendo mia moglie, rossa in viso come non mai vista, e gridando come una pazza, è scappata a casa di mia sorella, dove anche lì le fiamme ne avevano lambìto alcune fiancate, ma che un mio nipote, Antonio De Leo, ed i Vigili del Fuoco erano riusciti a domare. 



Io, questa volta (quando ci fu l’aeromoto andai in tachicardia) sono rimasto tranquillo, sapevo che, come negli anni passati, una volta bruciata tutta la vegetazione sotto casa, il fuoco sarebbe, per forza di cose, dovuto cessare. Se le fiamme non fossero state un po’ contrastate dal grecale, sarei, comunque, morto carbonizzato, da solo, dal momento che anche i Vigili del Fuoco, intervenuti soltanto in tre, mi avevano abbandonato, perché chiamati su un fronte più sensibile. Nella mattinata, poi, anche se con parecchie ore di ritardo, sono intervenute altre squadre, dai paesi limitrofi e dalla Basilicata, come mi ha riferito, stamattina, chiamandomi, il vicesindaco, dottoressa Concetta Sangineto, che, assieme al sindaco Barbara Mele, era rimasta, per tutta la notte, a monitorare le varie operazioni di spegnimento. In mattinata sono sopraggiunti per lo spegnimento degli ultimi focolai, lungo un fronte di decine di chilometri, anche Canadair ed elicotteri. 



Uno scempio ecologico, quello di stanotte, mai verificatosi prima a San Nicola Arcella. Sono andati a fuoco pinete, vigneti, uliveti; scoppiate bombole nei rifugi della Forestale. Botti come cannonate lungo la rete elettrica attraversante le pinete e le varie contrade. Un vero e proprio disastro ambientale e sociale che ha costretto parecchia gente ad abbandonare, nottetempo, le proprie abitazioni, attorno alle quali sono andati a fuoco anche orti e rifugi per animali, morti carbonizzati. Sicuramente i telegiornali riusciranno a dare un quadro più dettagliato e completo della situazione. 


Intanto, caro Angelo, dalla mia stanza dove giaccio allettato per lombosciatalgia e varie ernie discali da circa tre mesi, e sotto il rombo assordante dei Canadair, vi ringrazio di ogni cosa ed abbraccio fortemente.