Ogni
anno l’Italia brucia. Ad ogni estate criminalità organizzata e singole luride
merde, riducono in cenere paesaggio, ambienti naturali, pezzi importanti di
economia. Nessun governo se ne è mai interessato, compreso questo. Eppure,
Partito Democratico e brandelli di quello che resta del Movimento Cinque Stelle
avviatosi inesorabilmente verso la sua ingloriosa fine, non fanno che ripeterci
che devono investire nell’economia verde, ambientalista e sostenibile. In
Calabria, nella mia Calabria resa schifosa da schifosissimi escrementi indegni
di chiamarsi uomini, ogni estate viene scatenata una vera e propria guerra
civile ai danni della collettività nel suo insieme. Il bilancio degli incendi
finisce poi nei rapporti annuali dettagliati di Legambiente, di cui puntualmente
chi governa non si cura. Possediamo strumenti di controllo di ogni sorta, ma
non vengono colpevolmente impiegati. Nessun uso di droni, nessun controllo del
territorio permanente. Eppure abbiamo centinaia di migliaia di soldati di ogni
tipo e di ogni grado nelle caserme, o mandati in missioni estere. Abbiamo ogni
estate la guerra del fuoco in casa, ma i soldati vengono mandati all’estero. Cani e porci sanno che esiste un’industria del fuoco, ma Governo e Parlamento
non se ne curano. Questi incendi, da un capo all’altro della Penisola, sono veri
e propri atti terroristici, ma Governo e Parlamento non muovono un dito. Non ci
risulta che il Ministero degli Interni abbia mai infiltrato suoi
uomini in quegli ambienti, fra i forestali infedeli, fra quanti, a vari
livelli, hanno interessi che il fuoco divori. Zero su zero. Lo Stato non si sogna neppure di gestire in proprio e con propri mezzi tecnici gli incendi.
Ha demandato tutto ai privati, come per lo smaltimento dei rifiuti che le mafie
bruciano puntualmente nei capannoni di stoccaggio o disperdono sul territorio.
Quando poi qualcuno viene sorpreso sul fatto, se la cava con una semplice
denuncia a cui quasi mai segue una pena adeguata. Eppure gli incendi creano
danni per centinaia e centinaia di anni ai territori, molto più gravi di quelli del
crollo del ponte di Genova. Fanno sparire specie naturali, desertificano e
inaridiscono terreni, accentuano frane e crolli, distruggono case e immobili,
cancellano unità produttive, bloccano le produzioni, mettono in ginocchio il
turismo, provocano interruzione dell’energia elettrica persino negli ospedali, a servizi essenziali come: comunicazioni, trasporti, scuole, ecc. Aumentano
l’inquinamento di ogni tipo, aggravano l’innalzamento delle temperature,
aiutano a peggiorare il clima. Davanti a tutto questo il Governo giallo-sporco
non ha emesso un solo vagito. Come tutti gli altri che lo hanno preceduto; come
il pecorume che siede negli scranni delle due Camere, luogo che meriterebbe
gente più degna e davvero onorevole. La lettera (in realtà è un messaggio
inviatoci via WhatsApp dal poeta calabrese Nicolino Longo da San Nicola Arcella),
ci dà il senso di cosa è accaduto, e abitualmente accade. Ma oramai, come ho
scritto in una spigolatura del 20 agosto scorso, la vergogna è un sentimento
tramontato. [A.G.]
San
Nicola Arcella 17 Settembre 2020 Complice
il vento, stanotte, abbiamo rischiato di morirearrostiti
in tanti. Sono andate a fuoco tutte le pinete. In più, cinque contrade, pari a
diversi chilometri quadrati. Un vero e proprio inferno, dalla montagna fino al
mare, dove sono rimasti carbonizzati locali balneari e alcuni parcheggi. Da me,
le fiamme sono arrivate verso le tre di notte, alte un centinaio di metri,
tanto da lambire la mia abitazione, dove ero rimasto solo, essendo mia moglie,
rossa in viso come non mai vista, e gridando come una pazza, è scappata a casa
di mia sorella, dove anche lì le fiamme ne avevano lambìto alcune fiancate, ma
che un mio nipote, Antonio De Leo, ed i Vigili del Fuoco erano riusciti a
domare.
Io, questa volta (quando ci fu l’aeromoto andai in tachicardia) sono
rimasto tranquillo, sapevo che, come negli anni passati, una volta bruciata
tutta la vegetazione sotto casa, il fuoco sarebbe, per forza di cose, dovuto
cessare. Se le fiamme non fossero state un po’ contrastate dal grecale, sarei,
comunque, morto carbonizzato, da solo, dal momento che anche i Vigili del
Fuoco, intervenuti soltanto in tre, mi avevano abbandonato, perché chiamati su un fronte più sensibile. Nella mattinata, poi, anche se con
parecchie ore di ritardo, sono intervenute altre squadre, dai paesi limitrofi e
dalla Basilicata, come mi ha riferito, stamattina, chiamandomi, il
vicesindaco, dottoressa Concetta Sangineto, che, assieme al sindaco Barbara
Mele, era rimasta, per tutta la notte, a monitorare le varie operazioni di
spegnimento. In mattinata sono sopraggiunti per lo spegnimento degli ultimi
focolai, lungo un fronte di decine di chilometri, anche Canadair ed elicotteri.
Uno
scempio ecologico, quello di stanotte, mai verificatosi prima a San Nicola
Arcella. Sono andati a fuoco pinete, vigneti, uliveti; scoppiate bombole nei
rifugi della Forestale. Botti come cannonate lungo la rete elettrica
attraversante le pinete e le varie contrade. Un vero e proprio disastro
ambientale e sociale che ha costretto parecchia gente ad abbandonare,
nottetempo, le proprie abitazioni, attorno alle quali sono andati a fuoco anche
orti e rifugi per animali, morti carbonizzati. Sicuramente i telegiornali
riusciranno a dare un quadro più dettagliato e completo della situazione.
Intanto, caro Angelo, dalla mia stanza dove giaccio allettato per
lombosciatalgia e varie ernie discali da circa tre mesi, e sotto il rombo
assordante dei Canadair, vi ringrazio di ogni cosa ed abbraccio fortemente.