Con una mozione definita
storica la federazione di Unions che rappresenta oltre 6 milioni di lavoratrici
e lavoratori, chiede al governo di Londra di introdurre sanzioni contro “il
sistema di apartheid in Cisgiordania”. Un passo che potrebbe influenzare il
partito laburista. Era
già avvenuto in passato che i sindacati britannici prendessero apertamente
posizione contro le politiche colonialiste di Israele. Ma il 152°
congresso annuale delle Trade Unions tenutosi a settembre a Brighton - con
la maggior parte dei delegati collegati da remoto a causa dell’emergenza
coronavirus - ha compiuto un passo ulteriore che molti osservatori non
hanno esitato a definire di carattere storico. Un
passo giustificato, soprattutto, dal piano israeliano che punta all’annessione
di vaste porzioni dei Territori Palestinesi Occupati (circa il 30%) e che ha
spinto per la prima volta il British Trade Union Congress (Tuc) - ombrello che
riunisce decine di organizzazioni che rappresentano più di sei milioni di
lavoratori e lavoratrici - a condannare ciò che viene esplicitamente definito
“un sistema di apartheid in Cisgiordania” e a chiedere al governo di
Londra di porre fine alla propria complicità con esso. La
mozione, proposta dal sindacato “Unite” (il secondo per consistenza della Gran
Bretagna), non si limita alla condanna, ma chiede alle autorità del Regno
Unito di “adottare misure ferme e decisive, comprese le sanzioni” per
affermare il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, bloccare
l’annessione, porre fine all’occupazione della Cisgiordania e al blocco di
Gaza, imporre il rispetto del diritto al ritorno dei rifugiati. “Per
troppo tempo la comunità internazionale è rimasta a guardare mentre allo Stato
israeliano veniva consentito di perpetrare i propri crimini e ciò non può più
essere tollerato o accettato”, recita il testo approvato, secondo cui “è ora
urgente e necessaria un’azione decisiva riguardo alle attività di Israele
contro i palestinesi.” Lo
scorso anno una risoluzione approvata dal Tuc si era “limitata” a chiedere ai
governi di “fermare qualsiasi commercio di armi con Israele, utilizzate in
aperta violazione dei diritti umani dei palestinesi” senza però definire
apertamente “apartheid” quella imposta dallo “stato ebraico” in Palestina e
senza invitare all’adozione di sanzioni. Quest’anno,
al contrario, il Tuc si rivolge anche ai sindacati del resto del
mondo chiedendo alle rappresentanze dei lavoratori di aderire alla campagna
internazionale “per fermare l’annessione e porre fine all’apartheid”,
identificando così le pratiche dello Stato israeliano nei confronti del popolo
palestinese come istituzionalmente discriminatorie.
Non
solo. Il Consiglio Generale della federazione dei sindacati britannici ha anche
diffuso una dichiarazione in cui incoraggia gli affiliati, i datori di lavoro e
i fondi pensione a “disinvestire e boicottare i beni e i prodotti delle imprese
che traggono profitto dagli insediamenti illegali e dall’occupazione”. Il
carattere esplicito e determinato della risoluzione è il frutto dell’intenso
lavorio degli attivisti filopalestinesi all’interno e intorno ai sindacati
britannici, che negli ultimi anni ha portato molte organizzazioni su posizioni
di sostegno al movimento internazionale per il Boicottaggio, il Disinvestimento
e le Sanzioni. Il Tuc ha incoraggiato sindacati e iscritti ad
affiliarsi alla “Palestine Solidarity Campaign” (PSC) e migliaia di delegati e
membri delle Unions hanno visitato la Palestina o incontrato sindacalisti e
attivisti palestinesi. Il
passo compiuto nell’ultima conferenza del Tuc è significativo perché si
verifica in un clima generale ostile, contrassegnato dai recenti accordi di
normalizzazione delle relazioni con lo Stato ebraico da parte degli Emirati
Arabi Uniti, del Bahrein e di altri paesi arabi e islamici su iniziativa della
Casa Bianca. Inoltre, il
crescente schieramento dei sindacati britannici a favore della causa palestinese
potrebbe avere delle ripercussioni sulle posizioni del Partito Laburista, al
quale molte Unions aderiscono, proprio nel momento in cui i settori più affini
ad Israele hanno segnato molti punti nella battaglia interna denunciando il
presunto antisemitismo di alcuni dirigenti attivi sul fronte della solidarietà
col popolo palestinese. Inutile
dire che la presa di posizione del Tuc ha suscitato l’entusiasmo
dell’associazionismo palestinese in Gran Bretagna e all’interno delle reti che
sostengono il Bds. “Accogliamo con favore questa mozione che riafferma il
forte sostegno in tutto il movimento sindacale britannico ai diritti dei
palestinesi. Non possono esserci relazioni normalizzate con nessuno stato che
pratica l’apartheid (…). Applaudiamo il Tuc per aver chiesto chiaramente
sanzioni”, ha dichiarato ad esempio Ben Jamal, il direttore della Palestine
Solidarity Campaign nel Regno Unito. “Esortiamo
i sindacati britannici a fare il passo logico successivo ed intensificare
campagne Bds efficaci e strategiche per porre fine alla complicità del Regno
Unito nell’oppressione israeliana dei palestinesi”, ha dichiarato da parte sua
il Comitato Nazionale per il Bds di Londra (Bnc).