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martedì 20 ottobre 2020

LUTTI NOSTRI
ROBERTO CARUSI È MORTO
di Angelo Gaccione


Carusi legge Turoldo
fra Kohler con la tromba e Gaccione


Milano. Ieri a tarda sera, ho appreso della scomparsa di Roberto Carusi. Un messaggio tramite WhatsApp di Luisa Cozzi, che avevo incontrato alcune ore prime alla Libreria Popolare di Via Tadino per una intervista per il suo bel programma televisivo “Poetando” su Rete 55, mi informava della ferale notizia. Avevo saputo che Carusi era stato ricoverato in ospedale, durante il ricordo in Piazza Diaz per il 38° anniversario dell’omicidio, ad opera della mafia siciliana, del generale Dalla Chiesa, di sua moglie Setti Carraro e di Domenico Russo. Lo avevo poi sentito telefonicamente il 29 settembre e mi era parso fiducioso e sereno, tant’è che avevamo pensato ad una comune iniziativa appena lo avrebbero mandato a casa. Evidentemente la situazione era molto più grave e i medici gliela avevano tenuta nascosta. L’ultima volta che ci eravamo visti, era stato il 9 febbraio di quest’anno al Giardino Turoldo di Largo Corsia dei Servi, dove era venuto (disponibile come sempre) a leggere versi del “frate partigiano”; lettura che era continuata dentro la Basilica di San Carlo al Corso, dove c’era stata anche la presenza di un coro musicale, la celebrazione della messa da parte di padre Giuseppe Zaupa, e la condivisione della mensa. In quella occasione il trombettista Raffaele Kohler aveva suonato “Il Silenzio” e “Bella ciao”. Una serie di foto ha immortalato quella giornata. Poi è esploso il virus maligno, e ci ha segregati tutti: ha impedito ogni contatto, ha fatto saltare ogni progetto, cancellato ogni iniziativa a Milano e fuori, e la tromba di Kohler ha potuto suonare “Oh mia bella Madunina” da dietro la cancellata della sua finestra il 14 marzo, come si vede dal video messo in Rete e rilanciato anche dalla Rai.


Carusi mentre legge al Giardino Turoldo

Nato a Firenze il 29 luglio del 1939, Carusi è stato parte integrante della vita teatrale, poetica e culturale di Milano. Sempre generoso, ha messo a disposizione di autori, circoli, librerie, teatri, la sua bella e calda voce per letture che rendeva toccanti e coinvolgenti. Per Turoldo nutriva una vera e propria venerazione, ed ha accolto immediatamente l’invito sia per le giornate di giugno del 2019, così come per la giornata del febbraio di quest’anno.

 

La copertina del libro

Non sono dell’umore giusto per scrivere di tutto quanto sarebbe necessario per dare conto della figura di Carusi. Devo però, fra i tanti suoi libri, segnalare il più recente: Cattolico di ventre ebreo, che è quello più dolorosamente autobiografico, uscito da Mursia con una nota introduttiva di Guido Oldani. Appena il Coronavirus ce lo permetterà, tutti noi che lo abbiamo apprezzato e conosciuto e quanti lo hanno visto attivo nei teatri e nei circoli, compreso la Casa della Poesia del Parco Trotter di cui era stato tra i fondatori e per diversi anni vicepresidente, dovremo tributargli il giusto omaggio.