Tra i tanti crimini del Novecento (il secolo infame) il
muro di Berlino resta, sulla coscienza del mondo, come uno dei più spregevoli.
Il comunismo, con questo sfregio nel cuore dell’Europa, condannava a morte se
stesso, le idee che lo avevano generato, la forza dell’utopia a cui milioni di
uomini avevano guardato per la loro liberazione. Il muro di Berlino segna lo
spartiacque definitivo fra oppressione e libertà, e il comunismo assume il
volto del filo spinato, dei carri armati e delle oscene divise militari: né più
e né meno che come il nazismo. La sua barbarie, spiana la strada alla barbarie
del capitalismo ed al suo trionfo. Questa poesia di Migliorati ci ricorda la
fine di una lunga, dolorosa notte; la cancellazione di una perversa ferita.
[a.g.] IL MURO DELLA VERGOGNA Il 9 Novembre 1989, cadeva il muro di Berlino Quanta umanità tradita, nel tempo misero di abissi di senso, di sguardi negati all'orizzonte comune eppur vietato. Cadevano a terra, crivellati di colpi gli ultimi eroi quotidiani, lontani parenti di quanti, sferzati dal medesimo idioma teutonico, tentarono anni prima di cogliere ancora la vita, nei campi intrisi di dolore e di morte. Quell'ora s'impresse a fondo, come marchio indelebile: e furono urla e strepiti e mani tese al fratello ritrovato, all'amico riscoperto alla storia che incideva un nuovo capitolo nel secolo breve che di lì a poco si chiudeva. Lo stupore negli occhi di un bimbo, la gioia soffocata dal pianto d'una madre il silenzio attonito del gendarme la tela della vergogna che si sfilava: mai fragore fu più dolce dell'ultimo blocco abbattuto. Nell'empito della festa, le note d'uno strumento a corda brillavano intense, fugaci speranze d'un avvenire senza muri. Non c'era, in quella sera morente, che lo spazio di un sogno.