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sabato 14 novembre 2020

PRIMA O POI I MURI CROLLANO


Tra i tanti crimini del Novecento (il secolo infame) il muro di Berlino resta, sulla coscienza del mondo, come uno dei più spregevoli. Il comunismo, con questo sfregio nel cuore dell’Europa, condannava a morte se stesso, le idee che lo avevano generato, la forza dell’utopia a cui milioni di uomini avevano guardato per la loro liberazione. Il muro di Berlino segna lo spartiacque definitivo fra oppressione e libertà, e il comunismo assume il volto del filo spinato, dei carri armati e delle oscene divise militari: né più e né meno che come il nazismo. La sua barbarie, spiana la strada alla barbarie del capitalismo ed al suo trionfo. Questa poesia di Migliorati ci ricorda la fine di una lunga, dolorosa notte; la cancellazione di una perversa ferita. [a.g.]  
 
IL MURO DELLA VERGOGNA 
Il 9 Novembre 1989, cadeva il muro di Berlino
 
Quanta umanità tradita, nel tempo misero
di abissi di senso, di sguardi negati
all'orizzonte comune eppur vietato.
 
Cadevano a terra, crivellati di colpi
gli ultimi eroi quotidiani, lontani parenti
di quanti, sferzati dal medesimo idioma teutonico, 
tentarono anni prima di cogliere ancora la vita, 
nei campi intrisi di dolore e di morte.
 
Quell'ora s'impresse a fondo, 
come marchio indelebile:
e furono urla e strepiti e mani tese
al fratello ritrovato, all'amico riscoperto
alla storia che incideva un nuovo capitolo
nel secolo breve che di lì a poco si chiudeva.
 
Lo stupore negli occhi di un bimbo,
la gioia soffocata dal pianto d'una madre
il silenzio attonito del gendarme
la tela della vergogna che si sfilava:
mai fragore fu più dolce dell'ultimo blocco abbattuto.
 
Nell'empito della festa, le note d'uno strumento a corda
brillavano intense, fugaci speranze d'un avvenire senza muri.
Non c'era, in quella sera morente, che lo spazio di un sogno.

Federico Migliorati