Mercoledì 16 ore 21 proiezione del
documentario di Alberto Roveri su Giuseppe Pinelli. Presentano: Claudia Pinelli e Alberto Roveri Conduce: Jonathan
Chiesa (ANPI Niguarda) Certo, ai
giovani di oggi il nome della 18° vittima di Piazza Fontana non dirà molto ma
siamo ancora in tanti a ricordare ancora molto bene la strage fascista di
Piazza Fontana in quel lontano pomeriggio del 12 dicembre 1969.
E ricordiamo anche quello che ne seguì. Le indagini rivolte a forza sugli
anarchici accusati, con la sinistra, di essere i colpevoli di quei 17 morti.
L’arresto di Valpreda, il fermo del ferroviere Pino Pinelli, e la sua morte in
questura in via Fatebenefratelli, precipitando dal quarto piano dell’ufficio
dove era interrogato da 5 uomini. I depistaggi per sviare le indagini sulla
strage e poi la “strategia della tensione”, il tentativo di creare con le bombe
(la cui responsabilità era addossata alla sinistra) il clima per instaurare un
regime militare di destra come nella Grecia dei colonnelli. Preso nel mezzo di questi avvenimenti Giuseppe Pinelli fu coinvolto in una
storia più grande di lui e ne fu stritolato.
Per lunghi decenni la moglie Licia non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia.
Il comportamento suo e quello della famiglia Pinelli è stato esemplare,
all’altezza del comportamento delle persone migliori di questo paese. Non
abbiamo mai sentito dire una parola fuori posto, la dignità e riservatezza
hanno lasciato il segno su molte persone per bene che non hanno mai dimenticato
lei e il dramma di questa famiglia. Ricevendole 40 anni dopo i fatti, al
Quirinale insieme alla vedova Calabresi, il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano ha dichiarato “Rispetto ed omaggio, quindi, per la figura di un
innocente, Giuseppe Pinelli, che fu vittima due volte, di infondati sospetti e
di una ingiusta fine...”.
Vi invitiamo a vedere il bel documentario di Alberto Roveri, fotoreporter di
Panorama oggi in pensione da sempre amico dei Pinelli. Nel documentario (40
minuti) Licia vince la sua ritrosia a parlare in pubblico di quei fatti e ci
racconta quei giorni con la lucidità e la costernazione di sempre. Le figlie
Claudia e Silvia invece arricchiscono di aneddoti la vita di una famiglia bella
e accogliente come usava a quei tempi, e che fu spazzata via dalla strage
fascista e da chi ci stava dietro. Raccontava Alberto Roveri di come dopo aver
inutilmente insistito per anni fosse riuscito a convincere Licia a testimoniare
ormai ultraottantenne: per permettere ai nipoti di avere la giusta versione di
questa storia direttamente dalla sua voce, per non perderne la giusta memoria.