IN RICORDO DI STEFANO FILIPPELLI di
Gabriele Scaramuzza
Stefano Filippelli
Èmancato lunedì 22 febbraio scorso a Lucca, all’età di 72 anni, Stefano
Filippelli: è scomparso “dopo una dolorosa malattia”, come sapevo e come leggo
nelle pagine lucchesi di “Il Tirreno” del 24 febbraio 2021. La sua storia e la
storia della sua famiglia hanno avuto rilievo nella storia del Livornese e dello
Spezzino. Non è pensabile Bonassola senza Stefano, le due cose restano per me
legate. Gli inizi della mia conoscenza di lui si perdono in una lontananza
senza tempo. Forse di vista lo conoscevo fin dai miei primi soggiorni a
Bonassola. I ricordi più netti risalgono tuttavia gli anni dell’amicizia di mia
moglie, e di riflesso mia, con la madre Anna. La famiglia materna aveva radici
anche bonassolesi: Merani non a caso era il cognome della mamma. Di queste
radici testimonia l’appartamento di famiglia, posto nel vicolo in salita
prospiciente piazza Bertamino. Ma con Bonassola ebbe a che vedere anche la
famiglia del padre, Silvano Filippelli. Non solo per la sua scontata
frequentazione del luogo; ma anche perché il nonno paterno, Cafiero Filippelli,
pittore, fu presente a Bonassola: a testimonianza ne restano quanto meno i suoi
piccoli affreschi, che si conservano tuttora nell’appartamento di famiglia. Non
a caso una certa venatura “artistico-estetica” apparteneva al carattere versatile
di Stefano. Penso alla sua sensibilità per la natura e per i paesaggi urbani;
in ambito artistico era preponderante per lui la curiosità verso il mondo
letterario: leggeva molto, e autori di notevole spessore culturale; non gli era
estranea la filosofia. Aveva gusti spiccati anche in campo musicale: ricordo ad
esempio con piacere il suo apprezzamento della Messa da Requiem di
Verdi. La sua personalità era culturalmente vivace, e desiderosa di confronto
sui temi più disparati; non sempre ci trovavamo d’accordo, ma era un piacere
scambiare idee con lui, ne traevo indicazioni e consigli utili.
Gli ho fatto
omaggio anche di alcuni miei scritti, li ha accolti con attenzione. Predominante
era tuttavia in lui la passione politica. Eredità familiare anche questa: il
padre fu attivo nel PCI, e divenne Presidente della Provincia di Livorno (e
dipendente della Provincia in pensione era anche Stefano); nella sua non lunghissima
vita (tra il 1919 e il 1977) svolse un’attività plurima: sul piano didattico,
culturale, pubblicistico, oltre che civile. Di ascendenza prevalentemente livornese
erano entrambi i rami della sua famiglia; a Livorno Stefano è nato, ha studiato,
si è formato; all’Università di Pisa, ovviamente, si è laureato: in Lettere. Gli
ultimi lustri li ha trascorsi nella bella Lucca - grazie all’incontro con
Monica Milianti, lucchese, laureata in Architettura a Firenze. Lì ha abitato
con la sua famiglia nella storica via Fillungo, fino alla fine. Sintomo della
sua cattiva salute è stata la sua assenza da Bonassola la scorsa estate. Concludo
con qualche ricordo più particolare. Se amava molto la lettura e il dialogo,
non altrettanto amava la scrittura. A parte le sue lunghe e impegnative e-mail
di anni fa, per lo più relative agli albori del “Movimento 5 Stelle”, di suo
ricordo solo uno scritto che abbiamo pubblicato sulla nostra rivista “Materiali
di Estetica”. Probabilmente ha scritto e pubblicato altro, e altrove, che però
non ho avuto modo di leggere. I nostri incontri sono sempre avvenuti a Bonassola,
a parte la volta che sono andato a Lucca per presentare un libro - nel giugno
del 2007, se ben ricordo.
Bonassola
Il
mattino prima delle nove lo vedevo seduto a un bar per la colazione, mi fermavo
a parlare con lui; aveva con sé “Il Fatto Quotidiano”, che prediligeva, prendevamo
pretesto da qualche articolo. Spesso mi prestava “Il Fatto Quotidiano”,
segnandomi in rosso gli articoli a suo parere più rilevanti; e per me sempre
interessanti. Ci incontravamo spesso, a volta anche di sera, parlando di
accadimenti, persone; l’accento cadeva più che altro sulla politica, locale e
non solo. Non avevo la sua stessa passione politica, ma avevo, e ho tuttora,
interessi politici; e mi riconoscevo in principi che erano analoghi a quelli di
Stefano. Ero tuttavia e sono più “pragmatico”, sono portato a relativizzare
(solo nella confusa situazione in cui viviamo oggi in Italia beninteso) il
ruolo delle scelte politiche nella vita. E tuttavia mi è stato sempre utile
confrontarmi con le sue ragioni: allargavano i miei orizzonti, mi aiutavano a vedere
in una diversa luce le mie prese di posizioni troppo ferme, e forse ingenue.
Non è detto che non fosse preveggente Stefano in alcune convinzioni; altre
(come talune mie) la storia si è incaricata di smentirle. Verso la spiaggetta
infine, è lì che incontravo Stefano (ma questo non negli ultimi tempi, in cui
aveva smesso di pescare): esca, preparazione dell’amo, lancio della canna; sto
a guardare, imparo. Imparo anche la misura, la pazienza della pesca nel fresco
della sera.