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mercoledì 10 febbraio 2021

LE FRAGILITÀ DEL SISTEMA SANITARIO LOMBARDO:
ESPERIENZE E RIMEDI
di Giuseppe Carreri*

Vittorio carreri

Premessa
Nell’ordinamento sanitario nazionale la parola “Sistema” non esiste. Abbiamo bisogno, infatti, di “Servizi” con funzioni e responsabilità precise. Eliminerei quindi ogni riferimento a ciò che non esiste ed è confondente.
 
La Giornata del Ricordo
Nella giornata del ricordo il nostro pensiero è tornato a tempi dove sono accaduti fatti inauditi contro l’umanità. Il ricordo comunque può aiutare a leggere meglio anche la realtà e a progettare un futuro migliore. Qualche tempo fa l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, in un’intervista sul “Corriere della Sera” (sabato 5 Dicembre 2020), ha parlato di umanesimo lombardo, del vivere insieme, del vivere la solidarietà. Ma anche di prendersi cura della famiglia, del lavoro, del pendolarismo, degli spostamenti logoranti, delle periferie dormitorio, della corruzione, della politica nazionale e delle Regioni. La pandemia virale ha reso esplicito in modo drammatico il nesso profondo tra salute e sviluppo sociale ed economico. La memoria, dunque, ci deve guidare anche nel concorrere a realizzare una reale sicurezza sociale. Agli specializzandi in igiene e medicina preventiva ricordavo tempo fa che le radici della riforma sanitaria nascono nel 1943 durante la Resistenza, all’Università degli studi di Padova per merito dei professori Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti e Augusto Giovanardi. A cura del Comitato di Liberazione Nazionale Regionale Veneto nel settembre 1945 a Padova, dopo la Liberazione, viene presentato il “Progetto di Riforma dell’Ordinamento Sanitario Italiano”. Decisive furono la istituzione delle Regioni a Statuto Ordinario (1970), la lotta e gli scioperi generali dei Sindacati dei lavoratori (CGIL, CISL, UIL) per la riforma della casa, della scuola, della sanità nella seconda metà degli Anni ’70 del secolo scorso. L’accordo dei grandi partiti popolari (DC, PCI, PSI) portò finalmente alla approvazione della legge 833/78, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Sono stati necessari ben 33 anni dal 1945 al 1978.

 

Cinquant’anni di Regioni
Nell’anno 2020 abbiamo ricordato il cinquantesimo anno dalla istituzione delle Regioni a Statuto ordinario (1970). Questo periodo storico può essere scisso almeno per la Lombardia, in due quarti di secolo: 1970- 1995 e 1996-2021. I primi 25 anni sono stati caratterizzati da iniziative nella sanità costruttive ed innovative. Basate sul decentramento istituzionale, sulla partecipazione e sul controllo democratico coinvolgendo gli Enti Locali, specie i Comuni. La Regione Lombardia ha svolto compiti legislativi, di programmazione, di indirizzo, di controllo. Con adeguati finanziamenti.


La prevenzione e la Sanità Pubblica
Fin dai primi anni sono stati istituiti su tutto il territorio regionale i Comitati e i Consorzi Sanitari di Zona (CSZ), con funzioni e compiti prevalenti di prevenzione e sanità pubblica (1972). Nel 1974 viene votato con legge, il Piano regionale ospedaliero che insisteva su 5 anni. Fu il primo e ultimo piano ospedaliero della Regione. Ora serve un riordino della rete ospedaliera. Nel 1985 vengono istituiti 15 Dipartimenti di Prevenzione (DP). Con il Decreto Legislativo 502/1992, i DP diventano obbligatori nelle USL dell’intero territorio nazionale. Sulle Urgenze e le Emergenze sanitarie anche ai fini della protezione civile, la Lombardia si distingue: evento Seveso del 1976; soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto dell’lrpinia nel 1980; contrasto degli effetti ambientali e sanitari a seguito dell’incidente nucleare di Chernobyl nel 1986; la lotta all’AIDS anni ’80-’90. Nostro consulente per l’AIDS per la Regione il grande medico americano Anthony Fauci per l’AIDS. I problemi sono cominciati a crescere e non solo per la prevenzione, con la legge regionale 31 del 1997, promossa dalla Giunta presieduta da Roberto Formigoni. Le USSL diventano Aziende Sanitarie Locali (ASL) nel numero di 15 e vengono istituite numerose Aziende Ospedaliere (AAOO) ben 27. Si rompe l’unitarietà della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. In seguito la Giunta Regionale presieduta da Roberto Maroni, promuove una nuova legge sanitaria (L.R. 23 del 2015). Il “Sistema socio sanitario lombardo” si caratterizza con 8 Aziende di tutela della salute (ATS) di cui quella per la Città metropolitana milanese con oltre 3 milioni di persone e un solo Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria, e 27 Aziende Socio Sanitarie Territoriali e Aziende Ospedaliere (ASST). È una legge di dubbia costituzionalità, approvata erroneamente dal Governo nazionale (Renzi-Lorenzin) come legge sperimentale e a tempo (5 anni). Finalmente il 16 dicembre 2020, il Ministro della salute Roberto Speranza, invia una lettera al presidente della Regione Lombardia con allegato un documento della Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali su “La Riforma del Sistema Socio sanitario lombardo (L.R. 23/2015)” di 73 pagine, con il quale si fanno puntuali osservazioni e critiche severe alla legge regionale in oggetto e si dispone una sua revisione entro 120 giorni. Ritengo che la legge regionale n. 23 del 2015 sia la causa di molte difficoltà anche prima della pandemia e la concausa efficiente del disastro della pandemia da Covid-19 nella nostra Regione. Serve dunque un nuovo “Servizio Socio sanitario regionale” basato essenzialmente su tre pilastri: I Dipartimenti di Prevenzione, i Distretti, gli Ospedali. Il tutto di norma deve stare nelle Aziende Unità Locali Socio Sanitarie (AULSS). Esse debbono essere insediate nelle Province, salvo per quelle di Milano e di Brescia. Bisogna potenziare con urgenza i Dipartimenti di Prevenzione. Dagli attuali 8 si deve tornare a 15 con relativi Laboratori di sanità Pubblica. I Medici di Medicina Generale (MMG) e i Pediatri di Libera Scelta (PLS) debbono obbligatoriamente associarsi. Si deve garantire assolutamente una moderna Assistenza sanitaria primaria, la continuità assistenziale e un efficace rapporto territorio ed ospedale. L’assistenza sanitaria privata deve essere integrativa e non sostitutiva di quella pubblica. Servono le rilevanti risorse economiche finanziarie del Mes peraltro destinate esclusivamente alla sanità. Serve infine un piano-programma pluriennale della Regione e delle Università lombarde per la formazione degli operatori del SSR, per la Ricerca Scientifica, specie per quella applicata alla programmazione sanitaria e socio sanitaria. Prioritariamente vanno predisposti e approvati: il Piano pandemico regionale (2021-2023) e il Piano Regionale Prevenzione (2021-2025).

 

Migliorare la soddisfazione delle persone
In conclusione va ricordato che l’Indice di Performance Sanitaria (IPS) 2020 dell’Istituto Demoskopika sulla base di 8 indicatori, colloca la Regione Lombardia al sesto posto. Mentre per il livello di soddisfazione delle persone in relazione alla erogazione dell’offerta sanitaria ospedaliera per l’anno 2019 (ISTAT), pone la Regione Lombardia all’undicesimo posto tra le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano. Le più in salute nel nostro Paese sono ritenute essere la Regione Emilia-Romagna e il Trentino-Alto Adige. Il Servizio Socio Sanitario della Regione Lombardia era già fragile anche prima della pandemia virale, come giustamente ha fatto notare il prof. Marco Vitale.


 
 
*Medico chirurgo è specializzato in igiene. Ha diretto il Servizio Igiene pubblica della Regione Lombardia dal 1973 al 2003. Responsabile dei progetti di bonifica delle zone inquinate dalla diossina (Seveso, 1976). Presidente della Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) 2001-2002. Medaglia d'oro al Merito della Sanità Pubblica (Presidente della Repubblica C. A. Ciampi, 2003). Docente Universitario alla Bocconi (1984-1985). A lungo docente alle Università di Milano e di Pavia. Ha istituito nel 2017, il Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del SSN. Coordinatore onorario del Collegio degli Operatori di Prevenzione, di Sanità Pubblica e delle Direzioni Sanitarie della SItl.