QUANDO FERMAMMO L’AGIP
di Oreste Magni*
In memoria di Alexander Langer
Volevano trivellare nel
parco del Ticino
Tutto comincia il 28
febbraio 1994 con l’eruzione del pozzo petrolifero TR 24 tra Trecate e
Romentino nelle campagne a ovest del Ticino. È uno dei pozzi del campo petrolifero
Villa Fortuna, a cavallo del fiume. Sono 3 giorni di eruzione incontrollata di petrolio
greggio che ricopre le risaie e la cittadina di Trecate. Un disastro le cui
immagini sconvolgenti, rilanciate a livello nazionale dai media, testimoniano
come le operazioni di trivellazione, sbandierate come assolutamente sicure, non
lo sono affatto, come da tempo sosteniamo.
Nonostante
il disastro, nei mesi seguenti AGIP tenta di minimizzare l’accaduto in quella
che negli anni precedenti era sbandierata come una nuova Dallas che portava
benessere e occupazione in un territorio vocato a ben altre produzioni, a
partire dal riso, “l’oro bianco”, coltivato soprattutto sulla sponda piemontese.
Nasce
un coordinamento dei comitati al di qua e al di là del fiume, che tiene alta l’attenzione
su ciò che sta accadendo nel campo petrolifero, area largamente inserita nel
Parco del Ticino. Nei piani di AGIP, dopo diverse trivellazioni sulla sponda
piemontese, avrebbero dovuto estendersi su quella lombarda, in un crescendo di perforazioni
su un’area sbandierata come una delle più promettenti in Italia per l’estrazione
di idrocarburi.
Sono passati pochi mesi dall’eruzione di Trecate che, con determinazione degna
di miglior causa, a ridosso delle vacanze natalizie, AGIP deposita le richieste
di trivellazioni a Castelletto di Cuggiono, in pieno parco, a poche centinaia
di metri dal fiume. Malgrado il periodo festivo, la notizia si diffonde
rapidamente. Anima della mobilitazione il Comitato difesa ambientale Cuggiono-Castelletto
che convoca diversi incontri e delinea un piano di mobilitazione che nei mesi
seguenti vedrà un crescendo di iniziative. La prima, un’affollatissima
assemblea territoriale a cui aderiscono tutte le municipalità e le associazioni
della zona. La sala dove si tiene l’assemblea è stracolma di cittadini, tra i
relatori il presidente naz. dell’Associazione Geologi Floriano Villa, il
direttore di Greenpeace Pippo Onufrio e il prof. Virginio Bettini. A una platea
attenta e determinata vengono spiegati i non pochi punti critici delle trivellazioni
effettuate a profondità record, oltre 6000 metri, che accresce i rischi
dell’operazione, già toccati con mano con l’esplosione del pozzo di Trecate.
L’assemblea, in un clima molto combattivo, si conclude con un documento votato
all’unanimità che nel delineare uno scenario di resistenza a nuove
trivellazioni, fa emergere anche i notevoli ritardi della legge italiana che
non ha ancora recepito le direttive europee in materia di Valutazione di
Impatto Ambientale per progetti di questo tipo, la necessità di mobilitarsi anche
a livello Europeo e di affrontare le tematiche energetiche sul territorio, puntando
su risparmio ed energie rinnovabili.
I
mesi seguenti vedono un crescendo di iniziative che coinvolgono cittadini di
ogni età, dalle scuole dell’obbligo, ai negozianti che espongono adesivi di
divieto di accesso ai cani… a sei zampe.
Sono
inviate migliaia di cartoline riportanti l’eruzione del pozzo petrolifero di
Trecate al presidente del Parlamento Europeo. Dopo diverse altre iniziative, in
aprile 1995, si arriva a una pacifica invasione della zona destinata
all’impianto della torre di perforazione che viene piantumata con centinaia di
alberi di gelso.
Nel frattempo la protesta trova sponda al Parlamento Europeo: è Alexander
Langer a dare risalto alla protesta con diverse interpellanze che accendono i
riflettori sulla vicenda. È sempre lui che ci suggerisce di recarci in
“delegazione di massa” a Strasburgo per una operazione di ulteriore
coinvolgimento degli europarlamentari.
Siamo
a giugno del 1995. Nei giorni seguenti, proprio mentre affiniamo i particolari
della “spedizione”, apprendiamo con sgomento la morte di Alex.
A
Strasburgo ci andiamo comunque, in ottobre. Ci fa da referente Gianni Tamino, subentrato
a Langer, supportato dai verdi europei, tedeschi in primis. Partiamo in una
trentina. Nel centro di Strasburgo organizziamo una prima manifestazione, con
lo striscione “Pozzi Agip No Grazie”. Con noi anche una delegazione di
giovanissimi della scuola dell’obbligo: sono loro a sommergere uno stupito presidente
del Parlamento europeo con centinaia di letterine, disegni, appelli multicolori
che chiedono il blocco delle trivellazioni.
Il giorno seguente veniamo ricevuti dagli europarlamentari italiani al
completo. Evidentemente riusciamo a essere convincenti tant’è che sottoscrivono
unitariamente, in modo del tutto trasversale le nostre richieste di blocco
delle trivellazioni. Il risultato ottenuto a Strasburgo è utilizzato, poche
settimane dopo, per ottenere un analogo pronunciamento al consiglio regionale
lombardo, che aderisce all’unanimità alla richiesta di bloccare le
trivellazioni. Cosa che almeno sul nostro territorio avviene nei mesi seguenti,
come anche il recepimento della via per i pozzi petroliferi nella
normativa italiana.
[*Ecoistituto della Valle
del Ticino]
In memoria di Alexander Langer |