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mercoledì 17 febbraio 2021

VITALE E LA SUA BRESCIA
di Angelo Gaccione


Veduta di Piazza della Loggia

Mandandomi il suo libro Città di Brescia culla d’intrapresa, Marco Vitale mi aveva suggerito solo dei blocchi di lettura. Le pagine relative alla concessione di Olderico I, al monaco Petronace, ad Albertano da Brescia, a quelle in cui Vitale racconta della sua giovinezza, i ricordi dei suoi venerati maestri, e a quelle di un intervento previsto per un ciclo di conversazioni nella sua città di nascita, ma che poi era saltato. L’economista si era visto costretto a declinare l’invito, a causa di una serie di “limiti” (una vera e propria censura, in realtà), posti dagli organizzatori. Il titolo di quegli incontri era molto ambizioso e non avrebbe dovuto concedere nulla alla reticenza e alle ambiguità: “I cristiani e la città: testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”. A Vitale non piacciono le ambiguità e tanto meno le reticenze; la sua è una storia di uomo libero (e l’ha sempre apertamente rivendicata). Poteva dunque questo tenace bresciano non fare parola dello Ior, della disinvoltura delle alte gerarchie ecclesiastiche, di certi cardinali che vivono come prìncipi rinascimentali? Certo che no. Come non poteva sottacere di una serie di scelte sconsiderate delle forze imprenditoriali, dell’ubriacatura per la finanza speculativa, della inadeguatezza di alcune amministrazioni comunali che per un lungo periodo si sono alternate, e che avevano reso marginale la tradizione della città. Tradizione fatta di serietà, di centralità del lavoro, di buone pratiche, di cura e amore per il bene comune, di credito messo al servizio dell’intrapresa, di civismo, di solidarietà, di sguardo aperto al mondo. E come dargli torto? Brescia è stata (e resta) una città bellissima, ricca di storia e di cultura, di manufatti artistici e architettonici preziosi; con un territorio vario e per molti versi unici (Franciacorta, zone lacustri, valli, montagne, borghi…). E che dire del cibo, dei vini, delle tradizioni?


L'ingresso del Castello

Naturalmente non ho dato retta a Vitale e ho letto da cima a fondo le 279 pagine del volume, come faccio con tutti i libri. Forse egli sapendomi un letterato, pensava che sarei stato interessato molto di più agli aspetti storico-artistici e molto meno a quelli del management, dell’economia, dello sviluppo, della buona amministrazione, a quelli civili e religiosi che hanno sempre sorretto l’impalcatura di questa città. E invece mi è interessato tutto il libro, ed ho trovato utilissimi ed appassionati i suoi interventi critici da intellettuale lucido e militante, le sue accuse dirette e senza sconti, le polemiche politiche, i suggerimenti pratici, i ritratti che disegna, le memorie che conserva. Alcune di queste memorie sono toccanti, come quella dedicata al contadino Piero Peli; resa con parole di umanità e affetto così intensi che prendono alla gola. Città di Brescia è un libro composto da scritti apparsi su vari organi di stampa: quotidiani e riviste, soprattutto. Ci sono i testi di relazioni, di conversazioni,  di incontri pubblici, di interventi pronunciati nel corso di convegni, non solo a Brescia, ma in giro per l’Italia. Coprono un arco di tempo diversificato e seppure nati da precise occasioni, non hanno perso nulla della loro urgenza e attualità. Ho prestato molta attenzione e ponderato ciò che ha scritto in queste pagine Vitale; sono ragionamenti che obbligano a misurarsi con le sue proposte pratiche, con i suoi suggerimenti, con le sue idee che non lasciano indifferenti e che meritano di essere discusse. Perché al fondo c’è uno struggente amore per la città che gli ha dato i natali e da cui non si è mai voluto separare. E nonostante i suoi tanti anni milanesi e il suo girovagare, il cordone ombelicale con la città di Albertano, di Moretto, delle Dieci giornate, di Tito Speri, dell’antifascismo, non è stato mai reciso. È intervenuto costantemente in sua difesa, è rimasto parte attiva del dibattito civile, del suo spazio pubblico, facendosi anche fieri avversari. Vi è tornato e vi ritorna costantemente e non ha mai voluto alienare la casa paterna di via dei Musei. Vi è rimasto solidamente trapiantato come la solidità del Castello che dal colle Cidneo, vigila fiero e guardingo sulla città.


La copertina del libro

Marco Vitale
Città di Brescia
Culla d’intrapresa
Ed. Marco Serra Tarantola 2017
Pagg. 286 € 18,00