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lunedì 29 marzo 2021

INCONTRI
Conversazione con la poeta Gabriella Galzio.


Gabriella Galzio

In occasione dell’uscita del suo nuovo libro Voglia di partire presso Moretti & Vitali.

  
ODISSEA: Un libro di viaggio, questa volta. Un viaggio che appare al lettore come una sorta di iniziazione, un viaggio per ritrovare l’essenza più profonda del proprio sé.
 
GALZIO: Sì, dopo tanti libri di poesia, stavolta un libro di narrativa, un libro per viaggiare. Voglia di partire è una narrazione che si colloca, per un suo coté, senz’altro nella letteratura di viaggio, ma più intimamente, si rivela romanzo di formazione dalla giovinezza all’età adulta, allude infatti al duplice viaggio, nel mondo e nella segreta alchimia della psiche; è infatti la storia di un viaggio di iniziazione dell’anima, fatalmente attratta in direzione sud-est, attraverso luoghi reali o trasfigurati nell’arco di una vita.
C’è anche chi ha riconosciuto che questo è un libro profondamente junghiano, perché partire per la propria avventura esistenziale è - per dirla con Jung - vivere il proprio processo d’individuazione, scoprire chi siamo nel profondo… - per dirla con Hillman - è seguire il destino della propria anima e l’oscuro richiamo dell’eros che è la via principe all’inconscio.
 

Gabriella Galzio durante
un incontro al "Salotto"

ODISSEA: Un viaggio per luoghi, per tanti luoghi, eppure nessuno di essi è scelto a caso; sono luoghi concreti ma, altresì, legati ad una personale ed intellettuale mitologia…
 
GALZIO: Se seguiamo il filo hillmaniano, questa personale mitopoiesi è irraggiata da un’energia archetipica, nel senso che la realtà è vista in trasparenza dei suoi archetipi; così l’archetipo centrale di questa narrazione - quello di Afrodite e dei tanti altri nomi che la mitologia ci suggerisce, Kypris, Ishtar, Astarte… - accende la vita della protagonista nel suo rabdomantico pellegrinaggio attraverso i luoghi della Dea; da Venezia che a Venere deve il suo nome, a Portovenere, a Corinto e via via in questo viaggio a sud-est fino a Cipro che a Cipride Regina - per dirla con Empedocle - deve la sua celeberrima spiaggia Petra tou Romiou, ritratta in prima di copertina, dove il mito vuole sia approdata Afrodite.  



ODISSEA: Se la nostra vita è vagabonda, la nostra memoria è sedentaria, ha scritto Proust. Una memoria sedentaria per poter scrivere di una vita vagabonda.
 
GALZIO: Anche in epigrafe alla prima parte del libro è riportato da un breviario per nomadi un antico proverbio tuareg che dice: “Quando arrivi, siediti e aspetta che l’anima ti raggiunga”. E dunque bisogna sedersi perché anche la memoria proustiana si rianimi. Ed effettivamente c’è voluto ancora del tempo dopo la conclusione del viaggio, una certa distanza emotiva dai vissuti, prima di veder affiorare il libro nella sua unitarietà. È stato necessario afferrare il senso più profondo di quella mia destinazione a sud-est non soltanto geografica, ma simbolica, “destinale”, una discesa nei sensi come segnala la titolazione dell’interna navigazione verso l’integrazione dell’eros nella vita della protagonista.
 

Gabriella Galzio
durante un incontro letterario

ODISSEA: Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt. Questa frase delle Epistole di Orazio mi è risuonata più volte nella mente mentre leggevo il tuo libro, e ho potuto verificare come invece mutava via via l’essenza: l’animo profondo della protagonista che solca mari sotto nuovi cieli.
 
GALZIO: Se posso tradurre: “Non mutano il loro animo, ma solo il cielo coloro che attraversano il mare”. Ebbene l’aforisma delle Epistole è inteso nel senso che nessuno può sfuggire a sé stesso, ché non basta un viaggio d’oltremare… ma qui è esattamente l’opposto, perché la protagonista non può sfuggire al destino che la invita proprio a mettersi in viaggio, che la chiama alla metamorfosi nei tanti luoghi di morte e rinascita che incontra nel suo passaggio. I grandi viaggi, quelli che urgono a partire da dentro, producono trasformazioni silenziose, riservano prodigiose alchimie.


ODISSEA: L’elemento primigenio di questi approdi senza avventure - perché è il viaggio stesso a costituire l’unica, vera, straordinaria avventura - è l’acqua. Elemento liquido, “grembo materno”, madre. Non è affatto un caso che i sostantivi mère e mer abbiano nella lingua francese lo stesso suono e quasi le stesse lettere. Il mare è dominante come lo sono le isole, quasi universi conchiusi, separati. Dall’acqua è nata la vita e dal mare sono nati il simbolo della bellezza e dell’eros intorno a cui il tuo libro ruota e si innerva.
 
GALZIO: In poesia ho esordito con Fondali, una plaquette stampata su un’azzurrina carta d’alghe, con una immagine di copertina tratta da Lucemare di Giorgio Lotti, che in incipit porta una frase di Jung: “La via dell’anima che cerca il padre perduto, come Sophia cerca Bythos, porta perciò all’acqua, a quell’oscuro specchio che poggia sul fondo”. Credo negli anni di non essermi mai mossa da lì. Nei tanti momenti di metamorfosi lì c’è qualcosa di essenziale. E non è un caso che le poesie di quella prima plaquette siano state sprigionate mesi dopo il mio periplo in solitaria dell’isola di Linosa durante il quale pure nacque il lungo racconto “I luoghi della muta” contenuto in Voglia di partire. L’alto mare e la potenza del vulcano rimangono per me i grandi luoghi sacri della terra.    



ODISSEA: È una scrittura in prosa, questa, che si serve di molti elementi culturali: filosofico-mitologici, psicologico-rituali, politici in senso lato e così via. Ma non perde di vista mai, nella visionarietà e nella sensorialità, il suo substrato poetico. Uno splendido perfetto equilibrio.
 
GALZIO: È vero che il retroterra culturale di questa scrittura trapassa le discipline, da quelle più propriamente letterarie alle scienze umane, come la psicologia analitica, l’antropologia culturale o la storia delle civiltà; e che attinge a fonti letterarie ed extraletterarie così come il flusso della vita suggerisce, nelle tante gradazioni che vanno dai momenti più lirici, a quelli più speculativi e anche con qualche concessione alla saggistica.
Dal punto di vista della struttura del libro, quel viaggio a sud-est si è rivelato la narrazione che ha raccordato tutti i singoli racconti di viaggio in sé autonomi in un macrotesto come l’avrebbe chiamato Cesare Segre.
Ma prima ancora rimango poeta. Sentire e vedere sono i verbi della poesia, altrove ho scritto musica e visione. E certamente questa sinestesia rimane anche nella narrazione di questo libro che discretamente trapassa i generi, dalla prosa alla poesia in prosa, alla prosa poetica o “prosa immaginale”, alla poesia.
 

 

Vorrei aggiungere ancora una nota di ringraziamento a Carla Stroppa e Marta Tibaldi che dirigono la Collana Amore e Psiche della Moretti&Vitali. A questa Collana, infatti, sono particolarmente affezionata perché qui ho scoperto autori e tratto letture che per me sono state orientative, come Oltre l’umanismo di James Hillman o La rinascita di Afrodite di Ginette Paris, che hanno contribuito alla mia formazione junghiana-hillmaniana, nel senso di quella psicologia archetipica che mi ha aiutato a vivere e ispirato a scrivere. E dunque sono intimamente contenta che questo libro abbia trovato la strada di casa.


La copertina del libro
 
Gabriella Galzio
Voglia di partire
Moretti & Vitali Ed. 2021
Pagg. 160 € 12,00
Per richieste:
info@morettievitali.it
 
[Intervista a cura di Angelo Gaccione]