Pagine

martedì 2 marzo 2021

LA SCOMPARSA DI JACOPO GARDELLA
di Angelo Gaccione

Jacopo Gardella
 
È morto a Milano lo scorso 25 febbraio.
Architetto molto noto, caro amico e collaboratore di “Odissea”.

 
Non mi è stato facile scrivere questo ricordo. Non lo è stato perché per mesi ho nutrito la speranza di un incontro, ed ero convinto che se questo maledetto virus se ne fosse andato in tempi brevi, avremmo certamente potuto vederci. Era stato lui a dirmi di tenergli delle copie di Spore perché voleva farne dono ai suoi ospiti. Lo voleva da me il libro perché sarebbe stata l’occasione per vederci, e dunque non avrebbe attraversato la via Manzoni per andare alla libreria Feltrinelli per comprarlo. Dovevamo assolutamente vederci perché era passato già un po’ di tempo dall’ultima delle cene che periodicamente Jacopo Gardella organizzava nella sua casa in Via Verdi, di fronte al Teatro alla Scala, mettendo assieme pochi ma preziosi amici. C’era l’impegno di un suo scritto sulla figura del padre, architetto come lui, per “Odissea”, e dovevamo raccontarci diverse cose. Voleva anche sapere di alcuni aspetti insoliti su Milano che avevo inserito nella raccolta di scritti per il volume La mia Milano. Purtroppo il virus ha spostato a data da destinarsi questa pubblicazione, ed ha aggravato quella che molto più tardi ho intuito fosse la sua patologia. Il pomeriggio di domenica 21 febbraio avevo tentato una passeggiata da Porta Romana fino in piazza della Scala con mia moglie. Ero voluto arrivare fino a Largo Victor de Sabata, il piccolo slargo davanti alla chiesa di San Giuseppe, per avere l’occasione di guardare la lapide in ricordo del poeta Vincenzo Monti e il portone della casa di Jacopo.


Jacopo con Gaccione
durante un incontro a "ChiAmaMilano"

“Chissà come sta”, dissi a mia moglie, e così andammo a sederci sotto il monumento di Leonardo e composi i suoi numeri di telefono registrati nel mio cellulare. Non avevo ricevuto risposta, ma mai avrei immaginato che da lì a pochi giorni una telefonata mi avrebbe avvisato della sua scomparsa. La telefonata di Elisa Albera mi colse alla sprovvista, tanto che appena mi disse che era dallo studio Gardella che mi chiamava, mi affrettai a chiedere della salute di Jacopo. I funerali si sarebbero svolti sabato 27 mattina nella basilica di San Nazaro in Brolo, in forma strettamente privata. Se questa nota esce solo ora, è perché Jacopo aveva dato disposizioni perché la sua morte fosse annunciata a funerali avvenuti, ed io ho dovuto trovare la giusta disposizione d’animo per farla. Volevo molto bene a Jacopo, affetto che lui ricambiava aggiungendovi una dose di ammirazione forse esagerata, per lo sforzo che facevo per tenere in piedi “Odissea”, per la quantità di collaboratori sparsi in ogni dove, per i contatti capillari, per le battaglie che tutti assieme conducevamo, per non chiedere aiuto economico a chicchessia. Era rimasto ammirato per come avevamo condotto a buon fine la dedica di un giardino a padre David Maria Turoldo, alla caparbietà che mettevamo nella difesa della città, dei beni culturali italiani, e così via.


Jacopo (al centro) nello Studio
di via Marchiondi

Quando gli era possibile veniva ai vari incontri, e con una certa costanza mi invitava a cena presentandomi ai suoi amici e voleva che parlassi loro di “Odissea”, perché conoscessero questa rivista-giornale a cui si sentiva intimamente legato. Era stata l’amica scrittrice Grazia Livi a parlargli di “Odissea” invitandolo a collaborare. Grazia era stata una delle sue amiche costantemente presente alle cene di via Verdi. Cene a numero molto contenuto per avere la possibilità di ragionare e discutere, occupando il delimitato perimetro del tavolo rotondo dove ci spostavamo, dopo esserci intrattenuti nel salone-libreria dove ci accoglieva. Penso ora con tristezza a quante volte mi sono seduto su alcune delle poltrone da lui disegnate, ai tanti volti che ho incontrato, ai ragionamenti, ai progetti. Progetti che il destino tronca e interrompe a suo piacimento. Elegante, raffinato e gentile, così era Jacopo: quasi un signore d’altri tempi. Mite ma allo stesso tempo fermo. Attraverso le pagine di “Odissea”, e spesso con la presenza attiva, abbiamo difeso il Monte Stella, il Giardino dei Giusti, la bella e armoniosa piazzetta Liberty poi manomessa per fini strettamente commerciali, preso posizione contro il Ponte di Messina che avrebbe devastato il canale sullo Stretto, e altro ancora. 


Jacopo con il padre sul cantiere
per la ricostruzione del PAC -1996-

Mentre scrivo questa nota ho la sua figura viva davanti a me mentre pacatamente ragiona di politica, di amministrazione pubblica, di brutture architettoniche, di degrado culturale, di impegno civile, di libri, e penso a quante cose si perdono con la perdita di un uomo, con la perdita di un artista. Non esiste alcun risarcimento possibile. Restiamo privati per sempre di tutto quello che avrebbero potuto ancora dare a ciascuno di noi e alla collettività. Con loro muore una parte importante del nostro futuro.  


uanto gli era possibile veniva Q
 
Una poesia per Jacopo
Edo Ero Eco


Poltrona Edo 2018

Edo Ero Eco
la poltrona, si sa,
è amica del sogno,
stato di grazia in potenza.
Ma quando è un gioco
di curve e movenze
colpo d’ala e discese
a perdifiato
sul trono ti parrà
di esser stato.
 
[Giancarlo Consonni]
  


Note biografiche


Jacopo ad Alessandria
in occasione della mostra
-2008- 


Jacopo Gardella nasce a Milano il 27 aprile 1935. Si laurea in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1960. Dopo un periodo di apprendistato nello Studio del padre Ignazio inizia in proprio l’attività professionale.
Dal 1966 al 1970 è stato assistente universitario di Pier Giacomo Castiglioni e di Aldo Rossi al Politecnico di Milano.
Il clima universitario negli anni della contestazione giovanile, la personale conoscenza dei principali protagonisti della scena architettonica italiana e internazionale, e la frequentazione dello Studio Gardella costituiscono l'ambiente culturale nel quale arrivano a maturazione i fondamenti della sua professione.
Inizia un periodo di ripensamento sulla generale e indiscriminata adesione ai canoni dell'International Style e un progressivo riavvicinamento alla tradizione costruttiva prebellica.
Nel 1968 vince con Michele Platania il concorso per l'allestimento della Sezione Italiana della XIV Triennale di Milano, firmando il progetto con lo pseudonimo di Settimo Reconditi, in aperto dissenso con il nepotismo dilagante nella scuola e nelle professioni.
I suoi progetti sono caratterizzati da una particolare attenzione ai contesti storici e ambientali, rifiutano il tecnicismo di maniera e l'internazionalizzazione dello stile, sono attenti al disegno dei particolari e si distinguono per una loro elegante estetica autonoma.
Tra le opere si ricordano - oltre alle numerose progettate con il padre Ignazio Gardella tra cui la ricostruzione del PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano) (1996),  la Stazione di Lambrate di Milano (2001) e l’ampliamento dell’Università Bocconi (2000), da lui portate a compimento - gli ampliamenti e nuovi complessi per La Nostra Famiglia a Ostuni (1988), Ponte Lambro (1991), Bosisio Parini (1995) il restauro della sede principale della Banca Popolare di Novara (1994), l’elegante inserimento della Sala Lettura al Politecnico di Milano - Campus Leonardo Da Vinci (2000), e il restauro del Teatro Rossini a Pesaro (2000) e la riqualificazione urbana del Villaggio INA-Casa di Cesate (2010).
In continuità con il metodo di progettazione di interni utilizzato dal padre, Jacopo Gardella sviluppa anche uno stile personale nel disegno degli arredi che lo porterà a realizzare lampade e mobili, veri e propri pezzi unici per le sue diverse realizzazioni.
È proprio grazie alla qualità delle sue opere e alla chiarezza delle sue teorie che dal 1984 viene chiamato all'insegnamento di composizione architettonica in numerosi atenei: Pescara-Chieti, Milano-Politecnico, Torino, Venezia, Camerino-Ascoli Piceno, Milano-Bovisa.
Ha collaborato con la Radio Svizzera di Lugano e con riviste e quotidiani tra cui Caleidoscopio, Casabella, l'Europeo, Hinterland, Il Sole 24Ore, l'Indipendente, i Meridiani, La Repubblica e le riviste online ‘ArcipelagoMilano’ e ‘Odissea’, pubblicando numerosi articoli di architettura e urbanistica volti a trasmettere un messaggio, talvolta forte e contro corrente, per salvaguardare il paesaggio urbano delle nostre città, in particolare Milano.
Ha partecipato con entusiasmo a importanti conferenze e convegni in Italia e all’estero, delineando chiari contributi e spunti per interpretare la storia dell’architettura e il significato del progetto sempre con un punto di vista originale e non scontato.
Come consigliere di Italia Nostra ha partecipato con spirito acceso, anche in difesa delle proprie idee, alle attività di alcuni comitati milanesi impegnati per la tutela del paesaggio e del patrimonio monumentale della Città.
Per 20 anni, dalla morte del padre, ha sostenuto il riordino dell’Archivio e della Biblioteca di famiglia per valorizzare ed arricchire le ricerche degli studiosi interessati alla storia e ai progetti dei suoi antenati architetti. 
Muore a Milano il 25 febbraio 2021.
 
 
Alcune opere di Jacopo Gardella



Stazione FS di Lambrate a Milano
(foto: Stefano Topuntoli)



Veduta dall'alto della Stazione
(foto: Stefano Topuntoli)




Sala di Lettura Politecnico di Milano




La Nostra Famiglia a Ostuni



La Nostra Famiglia a Bosisio Parini



La Nostra Famiglia a Bosisio Parini



Banca Popolare di Novara



Casa Gabardini a Laveno 1988



Casa Gabardini a Laveno 1988



Lampadario 2003