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venerdì 30 aprile 2021

SULLA GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO  
di Carmine Scavello


Quante persone oggi leggono libri? Si stima che siano molto pochi, in quanto preferiscono l’immagine alla parola. L’immagine è più immediata per essere elaborata dal cervello e immagazzinata; la parola va letta, capita o interpretata. Comunque, secondo studi universitari approfonditi ad opera di ricercatori scientifici si è stabilito che chi legge vive più a lungo rispetto ad un individuo che non legge mai. Tra i due estremi sono collocati coloro che leggono poco o non abbastanza per essere considerati lettori assidui. 
Un lettore capisce di aver letto un buon libro quando arriva alla fine e lo deve porre tra quelli già letti. Ma non è detta ancora l’ultima parola. Un mio amico di gioventù di nome Gianni dopo aver letto un mio libro mi ha detto testuali parole: Carmine, i tuoi libri vanno letti tre volte; la prima per curiosità; la seconda per interesse, la terza per gustarlo. La tal cosa mi ha riempito di orgoglio, in quanto avevo capito che quel libro conteneva un messaggio che l’aveva colpito oppure si era ritrovato nei personaggi citati o negli argomenti scritti. Di lettori come Gianni spero ce ne siano tanti, perché i libri abbiano un futuro. Un altro giorno restai stupito che tre miei colleghi comperarono ciascuno due copie del libro ambientato sul nostro mondo del lavoro. Lì per lì pensai che avessero fatto un regalo con la seconda copia; invece, non era questa la verità. Mi dissero che una copia era riservata per uso strettamente personale e l’altra l’avrebbero prestata, come capita talvolta quando è difficile dire di no. Allora feci mente locale al detto popolare che dice testualmente: Chi presta un libro è uno stupido; chi non lo restituisce è stupido due volte! Il mio vecchio maestro di scuola elementare fece passare il messaggio che un bambino che legge sarà un adulto che penserà un domani. 



Ricordo pure che un mio vicino di casa detto compare Domenico ogni tanto chiamava un bambino, che sapeva già leggere, e gli diceva: fammi la magia di far parlare quel mucchio di fogli che hai nella cartella di cartone e raccontami una storia che qualcuno vi ha nascosto. Si commuoveva perché aveva capito che durante la sua vita aveva perduto l’occasione di non essere andato a scuola. Essere rimasto analfabeta e non possedere l’uso della lettura lo faceva sentire un uomo vuoto che viveva e vegetava. 
Un tempo si credeva che la ricchezza di un uomo si misurasse in base ai libri che aveva nella sua libreria e non per il numero di bovini ed equini che aveva nella stalla. Mio padre diceva - per provocare una reazione - che il vizio di leggere fa meno male del vizio di fumare, in quanto la lettura passiva non è dannosa per la mente; anzi fa benissimo a chi ascolta. Come è strana la vita: nella Giornata Mondiale dedicata al libro, le persone si dividono in due gruppi: c’è chi aspetta l’uscita di un libro nuovo e chi invece aspetta il film che è ispirato a quel libro. Vedere sul comodino la copertina di un libro che piace concilia li sonno: provare per credere!

Resistenza
Fazzoletti rossi


 
Era una domenica di pioggia,
grigio quel giorno, triste
per chi non comprendeva
il salto luminoso della storia.


Scendeva a scapicollo dal Ghisallo
la corriera alla curva sotto casa
il tetto affollato di ragazzi armati
cantando esaltati a tutta voce
“Bandiera rossa la trionferà!”


Ma più mi piace adesso ricordare
quel viaggio avventuroso da Milano
verso terre assolate oltre il gran fiume.


I partigiani in un teatro di macerie
messi a guardia di superstiti tesori
una stazione, un ponte, un’officina.


Stavano in piedi, malcelato orgoglio
forse improvvisamente consapevoli
di un compito meritato con il sangue
per un sogno di uguaglianza
per il sorgere di vera libertà.


Ben presto l’inganno parve chiaro.
Tolte le armi, perduto ogni potere
costretti a lunga più paziente lotta.


Ma li ricordo fieri
il mitra pesante retto al piede
un fazzoletto rosso al collo
guardavano lontano.


Giacomo Graziani

La Poesia
La peste moderna
 

Massimo Silvotti
"Pietà in sasso di fiume"

Avvolti nella tenebra della peste moderna
ci moviamo con rancore e a tentoni.
Nessuno sa quanto durerà la notte.
 
Tra le macerie nessuno sa indicarci l’orizzonte
che in questo nostro tempo è avaro di luce.
In questo presente nessuno sa guidarci
verso la via per un nuovo orizzonte.
Nessuno sa quanto durerà la notte.
 
La nostra umanità non serve a niente
anche se facciamo finta di vivere,
anche se siamo convinti di fare la storia.
La vita assapora morsi di storia
ma ha come fine solo il quotidiano.
 
Come marinai cavalchiamo la tempesta
in questa solitudine di fredde albe di lago
e gioiosamente inermi precipitiamo
nell’odore di inganni e di miserie borghesi
e rincorriamo una vita che forse non esiste.
 
Nessuno sa quanto durerà la notte. 
   
Franco Esposito
[Stresa, 2021]

 

Poeti
Classifiche


Vinicio Verzieri
"Attesa inquietante" 2021

Fuori le classifiche
dateci le statistiche
delle classi povere
che non dimentiche
delle diagnostiche
hanno crisi isteriche.

Paolo Vincenti

ELOGIO DELL’AFORISMA II



La contraddizione fa parte della verità,
infatti l’aforisma è un’espressione arguta
che, come una moneta, presenta testa o croce.
Laura Margherita Volante

ELOGIO DELL’AFORISMA I



L’aforisma: passo corto di penna.
Gamba lunga di senno.
Nicolino Longo 

giovedì 29 aprile 2021

PAROLE E NUMERI 
di Romano Rinaldi

 
Nella presentazione del “decreto riaperture” entrato in vigore lunedì scorso, 26 aprile, il nostro Primo Ministro Mario Draghi ha espresso un concetto di cui pochi sembrano aver colto il significato. Ha parlato di rischio ragionato per attuare le riaperture delle attività commerciali, da lungo tempo sofferenti per le chiusure imposte dalla pandemia, come tutti ben sappiamo. Una gran parte dei giornali, dei giornalisti tivù e addirittura molti politici, hanno reinterpretato quelle parole nel senso di rischio calcolato, una accezione invero usata più comunemente. Purtroppo però il significato, soprattutto in senso numerico, che sottende le due allocuzioni è molto diverso e per certi versi antitetico. Un rischio calcolato è infatti quello che viene assunto (su base statistica, quindi numericamente ben definito) quando si intraprendono azioni alle quali è associabile una probabilità di rischio calcolata (o calcolabile) in base all’esperienza passata. Per intenderci, questa è la probabilità che le compagnie di assicurazione sanno calcolare assai bene a seconda della classe di età, del grado di istruzione, del sesso, della località, ecc. dei guidatori che devono assicurare contro il rischio di incidenti stradali, in modo da non soccombere (anzi!) al pagamento degli indennizzi. Sicuramente questo concetto è ben saldo nella mente di Mario Draghi che con la statistica lavora e assai bene da molti anni. Quindi la allocuzione rischio ragionato, segue un ragionamento, appunto, alquanto differente da quello della probabilità che l’azione intrapresa porti a conseguenze di impatto negativo superiore agli eventuali vantaggi. Qui purtroppo si entra inoltre nel campo delle dimensioni incommensurabili come per esempio sono tra di loro i metri e i litri. Ovvero, quanti posti in più nelle terapie intensive corrispondono ai “contatti efficaci” (per la diffusione del virus) tra le persone che usufruiscono delle attività commerciali, per ogni giorno di riapertura? Ben sapendo, alla fine dei conti che la percentuale di morti è una funzione numerica facilmente calcolabile (su base statistica ormai assai nota) dal numero di accessi in terapia intensiva. Qui in effetti sta l’incommensurabilità dei valori, ovvero il numero di morti che si è disposti a tollerare per un certo guadagno economico. Questa è chiaramente una incommensurabilità prima di tutto morale, oltre che materiale.
Riassumendo, dubito fortemente che Mario Draghi intendesse attribuire alla sua dichiarazione il significato di rischio calcolato soprattutto perché, come si può evincere dal ragionamento appena fatto, si potrebbe effettivamente calcolare, in termini numerici, quanto vale questo rischio. Ma a nessuno con un briciolo di sensibilità verrebbe in mente di mettersi a fare calcoli sul numero di morti contro fatturato di una qualsiasi delle attività commerciali riaperte col decreto. Anche se questo calcolo potrebbe essere fatto con un livello di approssimazione nemmeno tanto elevato, il rischio che il Governo intende assumersi è solamente quello che discende da un ragionamento molto più semplice di tutti questi calcoli. Ovvero: vediamo se con la riapertura i comportamenti della popolazione, il cambiamento climatico atteso in questa stagione e l’andamento della campagna vaccinale, saranno in grado di mantenere il trend del contagio in discesa o al più non peggiorare la situazione. In caso contrario, si dovranno prendere i provvedimenti ormai noti per evitare il collasso delle strutture ospedaliere e tutto quanto ne consegue, come purtroppo ci fanno vedere giornalmente i bollettini che provengono da paesi quali il Brasile e l’India, dove evidentemente non c’è stato né ragionamento, né calcolo del rischio.

IL VOLO DEL CALABRONE E LA NUOVA SINISTRA
di Franco Astengo


Sarà ricordato come merita questo volo del calabrone che dura da cinquant’anni. La storia del “il Manifesto” come esempio unico di presenza politica nella sinistra e di cambiamento profondo in quelle regole dell’informazione che sembravano scolpite per sempre: o dalla parte dei padroni o giornale di partito. Attorno a “il Manifesto”, nato su di un progetto politico compiuto arrivato ad assumere la dimensione del partito, si sviluppò alla metà degli anni ’70 un originale confronto sul tema dell’autonomia del giornale al riguardo della soggettività costituita. Un’autonomia quella reclamata e praticata dal giornale che coltivava l’ambizione di mantenere intatta la propria valenza culturale e morale sull’insieme della sinistra italiana ma che nacque anche, in quel frangente storico, da una non metabolizzata “sindrome della sconfitta” resa anche emblematica da una certa deriva movimentista. Dopo travagli e rotture anche dolorose “il Manifesto” assunse una veste di “giornale/partito” (dal titolo del libro di Massimiliano Di Giorgio) con l’obiettivo di svolgere una sorta di “moral suasion” sull'insieme della sinistra. Un “giornale partito” allo scopo della cui definizione di identità può valere ancora l’esempio del 25 aprile 1994, quello della manifestazione convocata dal giornale per segnalare l’arrivo di un pericolo vero sul terreno della distruzione della democrazia.
Quella degli anni ’70, nel confronto partito/giornale, fu una fase complessa dove si misurarono contraddizioni reali in quello che era ancora il campo di una “nuova sinistra”. Siamo in un periodo di rievocazioni: è recentemente uscito il libro di Simone Oggionni su Lucio Magri e quello curato da Biorcio e Pucciarelli su Avanguardia Operaia (con un saggio impressionante, se letto con gli occhiali dell’oggi, di Franco Calamida sulla “Milano Operaia”).
Una “nuova sinistra” da ricordare nell’insieme della sua storia tra gruppi, partiti, giornali: una “nuova sinistra” progetto politico incompiuto tra grandi slanci rivoluzionari, chiusure ideologiche inopportune, dibattito di alto spessore culturale però frammentato sul terreno più propriamente politico.
Una “nuova sinistra” dobbiamo avere il coraggio di ricordarlo condizionata nel suo percorso dalla sconfitta elettorale del ’76 (ma forse eravamo già oltre il “canto del cigno”).
Per tutto il periodo a partire dalla chiusura della “repubblica dei partiti” (ben oltre quindi dalla fine dell’esperienza della nuova sinistra, coincidente con la fine del PCI e la confluenza di DP in Rifondazione Comunista) “il Manifesto” ha svolto una funzione fondamentale di raccordo politico/culturale senza però sciogliere il nodo di fondo.
Oggi, però, è il caso di aggiungere che la necessità del progetto politico appare, pur nella diversità dei tempi, ancora quanto mai urgente e indifferibile: nel vuoto in cui ci troviamo “Il Manifesto” potrebbe rappresentare un riferimento ben oltre una semplice funzione informativa/esortativa o di “ospitalità” del dibattito.
È ritornato d’attualità l’antico tema del costruire una “nuova sinistra”.

POETI 



A proposito di neo lingua e nuove idiozie,
ecco una poesia... anzi un rap!
Gabriella G.
 


Smart Chain!


È il nome di una nuova società
ma da quando in qua, mi chiedo,
sono intelligenti le catene?
L’ossimoro che al poeta non riesce
sortisce l’Amministratore Delegato.
Lontani i tempi di un D’Annunzio
gli albori della sua pubblicità
il mito fulgido della Rinascente
la poesia ad animare la città.
Mi resta la memoria dei gokart
di sfondo a questo rap inconsistente
svogliato strascicare di catene
col viso sorridente and very smart…


Gabriella Galzio
(inedito, 12 dicembre 2020)

Lutti nostri
LA PERDITA DI UNA PERSONA BUONA
di Nicolino Longo


Il medico Ennio Tenuta

San Nicola Arcella. In data 3 novembre 2020, si è spento, all’età di 65 anni, nell’ospedale Sant’Anna di Catanzaro, il dr Ennio Tenuta. Con la sua scomparsa, non è venuto a mancare solo l’ex medico di base di Scalea, abitante a San Nicola Arcella, che si era laureato all’Università “La Sapienza” di Roma con 110 e lode e che, da subito, dopo aver svolto con passione e grande professionalità il servizio di guardia medica nel comprensorio di Papasidero, nelle impervie e distanti località di Avena e Grotta del Romito, aveva affiancato al proprio studio ubicato nei pressi della Madonnina di via Lauro, un attrezzato ambulatorio di medicina generale che dirigeva assieme alla sua fidata aiutante-tuttofare, Patrizia. Ma abbiamo perso un medico con una vocazione innata che, persino dopo la pensione, ha continuato a studiare e ad aggiornarsi. Sempre disponibile, non si è mai fatto pagare un certificato e continuava a ricevere i suoi vecchi pazienti gratuitamente.
Molto impegnato nel sociale, voleva portare i giovani a vivere in contatto con la natura, e proprio per questo aveva creato una specie di agriturismo.  
Come medico, Ennio Tenuta, era contraddistinto da un’altra prerogativa: era amico e confidente di tutti. Nei confronti dei suoi assistiti, di cui faceva parte anche mia moglie, non assumeva mai toni autoritari, ma, mettendoli a proprio agio, era deontologicamente sempre gioviale e colloquiale.


San Nicola Arcella

Io ebbi a stringere amicizia con lui soprattutto nei secondi anni Novanta, quando ci trovammo, fianco a fianco, a scrivere per il Diogene Moderno di Nando Manco, suo fraterno amico d’infanzia, nonché fondatore e capogruppo di vari aggregati musicali di quella spensierata e indimenticabile Scalea. I suoi articoli e pezzi di giornale erano prevalentemente a contenuto politico, socio-culturale e ambientalistico, ma spesso anche di natura medica. Quello che più colpiva in lui, come articolista, era la sua geniale bravura stilistica, sentenziosa e brachilogica, ma, soprattutto, ludicamente e meravigliosamente umorosa ed ironica, satirica e sarcastica. I suoi scritti hanno nobilitato le colonne di questo storico periodico fondato nel lontano 1947 dal bravissimo direttore Mario Manco, l’indimenticabile genitore di Nando che lo ha portato avanti più che egregiamente, facendolo diventare l’organo ufficiale e l’orgoglio dell’intera Città di Scalea, avendo diffusione in ogni parte del mondo ove vi siano calabresi.
Appassionato di musica, egli ha sempre continuato a coltivarla anche in questi ultimi tempi coincidenti con la sua quiescenza, dopo una parentesi dedicata alla pittura.


San Nicola Arcella
in un momento conviviale

La sua improvvisa scomparsa mi ha colpito profondamente lasciandomi vuoti incolmabili, anche perché era un amico sincero e affidabile e che, più volte, mi aveva invitato a leggere, anche nella sua bella casa che si trova nella piazza più famosa e frequentata del Centro storico di San Nicola Arcella, i suoi scritti, che io apprezzavo, appunto, per la vena d’umorismo che sprizzava da ogni parola. Era anche un formidabile titolista. La fuga dei cani, da un canile ben fortificato di Scalea, la titolò: “Fuga da Alcatraz”. Di recente, mi aveva annunciato la sua venuta a casa mia, assieme a Nandino, il nostro stimato direttore: cosa che, purtroppo, non è potuta avvenire… La vecchia e brutta signora, che s’aggira fra noi sempre con falce in mano, ce lo ha purtroppo impedito. A Claudia Campagna, sua gentile e premurosa consorte, e alla famiglia intera, in particolare al fratello Achille, le mie più vive e sentite condoglianze.

 

 

mercoledì 28 aprile 2021

PNRR
di Alfonso Gianni 

Mario Draghi
 
Il Piano del governo non suscita entusiasmi.
 
Finalmente si alza il velo sull’atteso Pnrr. Un documento corposo che è giunto nelle aule parlamentari senza neppure la possibilità di essere letto e valutato con la dovuta attenzione. L’incipit di Draghi ieri alla Camera, avrebbe potuto fare sperare a qualche ingenuo ascoltatore che si potesse aprire un varco nel grigiore dei discorsi dei capi di governo. Quel suo contrapporre la viva sofferenza di milioni di persone all’aridità di cifre e tabelle, poteva lasciare intendere che finalmente si assumesse la drammaticità della situazione e le sue conseguenze sul piano umano come il centro del problema cui il Piano governativo dovesse porre rimedio. L’illusione è durata un attimo. Persino l’accenno al 25 aprile, nel corso delle cui celebrazioni Draghi aveva fatto un discorso non retorico, è stato subito soffocato dalla scontata esortazione degasperiana all’abbandono degli interessi particolari per il bene del paese. Il resto del suo discorso ha chiarito che la matrice tecnocratica del governo, che Draghi più di Conte impersona, ma senza inversioni di tendenza, non ammetteva sorprese. Ed ecco quindi, dopo le correzioni dell’ultima ora, che hanno spinto le poche opposizioni parlamentari presenti a chiedere un rinvio negato per la lettura di un testo di più di trecento pagine, che abbiamo assistito all’illustrazione di un Piano senz’anima.
Non differisce nella logica dalle versioni precedenti, se non nello spostamento di qualche allocazione delle risorse disponibili. Ribadisce le sei note “missioni”. Parla delle riforme di “contesto” - Pubblica amministrazione, Giustizia, semplificazione della legislazione (quindi dei controlli su appalti e concessioni), promozione della concorrenza - su cui Draghi avrebbe impegnato la sua parola con Bruxelles, vista la loro indeterminatezza. Ma nulla dice su quella più necessaria e urgente: la riforma fiscale.



Ne emerge un quadro in cui le riforme sociali sono espunte, restano gli ammodernamenti di sistema. Non a caso la vexata quaestio della governance (il pudore di Draghi a usare la terminologia inglese è più comico che ipocrita) viene risolta sotto il comando del Mef e un’articolazione decisionale affidata ai Ministeri a guida tecnica. Le parole conclusive del suo discorso sono dedicate a un ottimismo di facciata sulla realizzabilità del Piano. Resta un mistero come possa generare entusiasmo un progetto che in partenza, se tutto dovesse andare bene, compresa la congiuntura internazionale e il quadro sanitario, prevede che ci serviranno quattro anni e 191,5 miliardi dalla Ue per raggiungere la situazione occupazionale che avevamo nel giugno del 2019, già in fondo alle classifiche europee, soprattutto in tema di occupazione giovanile e femminile. Non sarà certo una visione familistica - il citato Family Act - ad annullare le nostre distanze su questi due fronti. 
Per farlo servirebbe un’attivazione generale delle energie della società, a cominciare dai punti di maggiore sofferenza. Facendo di questi la rampa di lancio per un modello alternativo di sviluppo. In sostanza le missioni verticali quali la trasformazione ecologica, come la digitalizzazione, come la sanità devono incrociarsi ed essere lette attraverso la dimensione orizzontale dei territori. Si scoprirebbe allora che il centro di questo piano dovrebbe essere la rinascita del Mezzogiorno. La ministra Carfagna si mostra felice del 40% delle risorse del Recovery indirizzate al Sud. Ma ce ne vorrebbero assai di più. Dice che 82 miliardi che sarebbero ora impiegati in cinque anni non si sono mai visti. Strano modo di fare i confronti.



L’intervento della Cassa per il Mezzogiorno - con tutti i suoi difetti - si è articolato lungo 58 anni con diverse intensità per un complesso di 342,5 miliardi di euro e il Sud, anche e sebbene con la dolorosa migrazione al Nord, è stato motore decisivo dello sviluppo del nostro paese, particolarmente tra il 1950 e il 1973, accorciando le distanze in termini di Pil pro capite con il Nord. La Svimez calcola che ogni euro di investimento al Sud generi circa 1,3 euro di valore aggiunto per il Paese, e che circa il 25% di questo ricada al Centro-Nord. Molto meno avviene all’incontrario. Comunque, dati i rendimenti decrescenti al crescere dello stock di capitale, si determina un moltiplicatore in discesa al Nord e in salita al Sud.
Quale migliore territorio che non il Sud per una vera trasformazione ecologica che punti all’idrogeno verde, ad una riconversione produttiva a cominciare dall’Ilva di Taranto, superando l’aspro conflitto fra salute e lavoro? Non si tratta di collegare qualche porto, ma di pensare a un’altra politica, in tutti i sensi, dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo. Anche negli Usa si è aperto un dibattito sull’American Rescue Plan, proprio sul concetto di infrastruttura. Bernie Sanders ha detto che non bisogna solo garantire le risorse per la infrastruttura fisica, “ma altresì per quella umana a lungo trascurata”. Ma per farlo anche da noi, non bisognerebbe puntare sulla istruzione “professionalizzante”, su cui ha insistito Draghi, ma su quella che forma dei cittadini capaci di pensare oltre l’esistente. Ma questo, come sappiamo non piace alle associazioni padronali. 

IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA

 
Il Governo ha trasmesso oggi al Parlamento il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).


Il Piano si inserisce all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il Piano italiano prevede investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU.
Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.
Il totale degli investimenti previsti è pertanto di 222,1 miliardi di euro. Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza.
Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. 
Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali.
Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento alla coesione sociale. 
Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare, finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei ministri del 15 aprile.
Il totale degli investimenti previsti è pertanto di 222,1 miliardi di euro. Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano, tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione, della giustizia, della semplificazione normativa e della concorrenza.
Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. 
Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione sociale e a ridurre i divari territoriali.
Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento alla coesione sociale. 



Il Piano si organizza lungo sei missioni.
La prima missione, “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”, stanzia complessivamente 49,2 miliardi - di cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura. 
Gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese. 
In particolare, portano la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5 milioni di famiglie e a 9.000 edifici scolastici che ancora ne sono privi, e assicurano connettività adeguata ai 12.000 punti di erogazione del Servizio Sanitario Nazionale.  
Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile in aree a fallimento di mercato.
Il Piano prevede incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato, e rafforza le infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, ad esempio facilitando la migrazione al cloud. 
Per turismo e cultura, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.  
I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura. 
Gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese. 
In particolare, portano la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5 milioni di famiglie e a 9.000 edifici scolastici che ancora ne sono privi, e assicurano connettività adeguata ai 12.000 punti di erogazione del Servizio Sanitario Nazionale.  
Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile in aree a fallimento di mercato.
Il Piano prevede incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato, e rafforza le infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, ad esempio facilitando la migrazione al cloud. 
Per turismo e cultura, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.  
La seconda missione, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, stanzia complessivamente 68,6 miliardi - di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. 
Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore tessile.
Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione di circa 50.000 edifici l’anno. 
Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e semplifica le procedure di autorizzazione nel settore. 
Si sostiene la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto.
Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e nella riduzione del dissesto idrogeologico.
I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. 
Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore tessile.
Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione di circa 50.000 edifici l’anno. 
Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e semplifica le procedure di autorizzazione nel settore. 
Si sostiene la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto.
Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e nella riduzione del dissesto idrogeologico.
La terza missione, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”, stanzia complessivamente 31,4 miliardi - di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese. 
Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità. A regime, vengono consentiti significativi miglioramenti nei tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud. 
Ad esempio, si risparmierà 1 ora e 30 minuti sulla tratta Napoli-Bari, 1 ora e 20 minuti sulla tratta Roma-Pescara, e 1 ora sulla tratta Palermo-Catania. 
Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e il potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sul sistema portuale e nella digitalizzazione della catena logistica. 
Il suo obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese. 
Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità. A regime, vengono consentiti significativi miglioramenti nei tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud. 
Ad esempio, si risparmierà 1 ora e 30 minuti sulla tratta Napoli-Bari, 1 ora e 20 minuti sulla tratta Roma-Pescara, e 1 ora sulla tratta Palermo-Catania. 
Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e il potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sul sistema portuale e nella digitalizzazione della catena logistica. 



La quarta missione, “Istruzione e Ricerca”, stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro - di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo.
Il suo obiettivo è rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l’infanzia. Crea 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni.
Il Governo investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri.
Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.
Si sviluppa l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
Il suo obiettivo è rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne, nei servizi di educazione e cura per l’infanzia. Crea 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni.
Il Governo investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri.
Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.
Si sviluppa l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
La quinta missione, “Inclusione e Coesione”, stanzia complessivamente 22,4 miliardi - di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale. 
Il Governo investe nello sviluppo dei centri per l’impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un nuovo Fondo Impresa Donna.
Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità.
Sono previsti investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche Speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città metropolitane. 
Il suo obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale. 
Il Governo investe nello sviluppo dei centri per l’impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un nuovo Fondo Impresa Donna.
Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità.
Sono previsti investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche Speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città metropolitane. 



La sesta missione, “Salute”, stanzia complessivamente 18,5 miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. 
Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità.
Si potenzia l’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali.
Il Governo investe nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di adeguamento antisismico. 
Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico.
Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. 
Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità.
Si potenzia l’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali.
Il Governo investe nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle attrezzatture per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di adeguamento antisismico. 
Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico.
Il Piano prevede un ambizioso programma di riforme, per facilitare la sua attuazione e contribuire alla modernizzazione del Paese e all’attrazione degli investimenti.
La riforma della Pubblica Amministrazione affronta i problemi dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale umano e di bassa digitalizzazione.
Il Piano prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento, in corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della capacità amministrativa. 
La riforma della giustizia interviene sull’eccessiva durata dei processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari.
Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di casi pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo.
Sono previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale, ad esempio un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo.
Il Piano prevede inoltre interventi di semplificazione per la concessione di permessi e autorizzazioni, e sul codice degli appalti per garantire attuazione e massimo impatto agli investimenti.
Il Piano include anche riforme a tutela della concorrenza come strumento di coesione sociale e crescita economica. I tempi di queste riforme, che vanno dai servizi pubblici locali a energia elettrica e gas, sono stati pensati tenendo conto delle attuali condizioni dovute alla pandemia.
Il PNRR avrà un impatto significativo sulla crescita economica e della produttività. 
Il Governo prevede che nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto allo scenario di base. Nell’ultimo triennio dell’orizzonte temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali. 
Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento. 
In particolare, gli investimenti nelle infrastrutture e nella mobilità sostenibile al sud sono pari 14,5 miliardi, il 53 per cento del totale, e intervengono sull’alta velocità, sul sistema portuale e sulla viabilità nell’Italia interna.
Sono stanziati 8,8 miliardi per interventi di inclusione e coesione al sud, pari al 39 per cento del totale, e 14,6 miliardi per misure nell’istruzione e la ricerca, pari al 46 per cento.
Questi includono la creazione di nuovi asili, un incremento delle infrastrutture sociali, e politiche per il lavoro.
Il PNRR contribuisce a ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese. 
L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in circa 16 punti percentuali. Per il sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti percentuali.
Il Piano prevede inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne. 
Una nuova strategia di politiche per l’infanzia è cruciale per invertire il declino di fecondità e natalità.
I giovani beneficiano dei progetti nei campi dell’istruzione e della ricerca; del ricambio generazionale nella pubblica amministrazione; e del rafforzamento del Servizio Civile Universale.
Per i ragazzi e le ragazze, sono stanziati fondi per l’estensione del tempo pieno scolastico e per il potenziamento delle infrastrutture sportive a scuola. 
In particolare, è promossa l’attività motoria nella scuola primaria, anche in funzione di contrasto alla dispersione scolastica.
Per quanto riguarda le donne, il Piano prevede misure di sostegno all’imprenditoria femminile e investimenti nelle competenze tecnico-scientifiche delle studentesse. 
Inoltre, l’ampliamento dell’offerta di asili, il potenziamento della scuola per l’infanzia e il miglioramento dell’assistenza ad anziani e disabili aiuteranno indirettamente le donne, che spesso devono sostenere la maggior parte del carico assistenziale delle famiglie.
Per perseguire le finalità relative alle pari opportunità - generazionali e di genere - il Governo intende inserire per le imprese che parteciperanno ai progetti finanziati dal NGEU previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne.
I criteri sono definiti tenendo conto dell’oggetto del contratto; della tipologia e della natura del singolo progetto.
La governance del Piano prevede una responsabilità diretta dei ministeri e delle amministrazioni locali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati, e per la gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse. 
È previsto un ruolo significativo degli enti territoriali, a cui competono investimenti pari a oltre 87 miliardi di euro.
Il Ministero dell’economia e delle finanze monitora e controlla il progresso nell’attuazione di riforme e investimenti e funge da unico punto di contatto con la Commissione Europea.
 
[Presidenza del Consiglio dei Ministri]

 

COMITATI IN DIFESA DELL’ACQUA


Vinicio Verzieri
"Sintonia con la natura" 2021

Mozione per il Consiglio Comunale di Milano
 
La crisi ambientale si sta manifestando in modo sempre più drammatico, nessuno può più ignorarla. Passa come allarme per i cambiamenti climatici ma la crisi la stiamo già vivendo con la pandemia, un virus che ha costretto tutto il mondo a fermarsi. 3 milioni di persone sono già morte.
Un’altra tragedia, già segnalata da anni dalle istituzioni internazionali, si affaccia: La crisi idrica: l'acqua scarseggia.
Non è sufficiente per tutti i consumi e nel 2050 mancherà nel mondo il 50% dell'acqua potabile necessaria alla vita. 2 milioni di persone muoiono ogni anno per acqua infetta e1000 bambini ogni giorno.
In un simile contesto sono gli stessi relatori dell'ONU ad evidenziare che la mercificazione/privatizzazione di tale bene provoca questa drammatica realtà e queste diseguaglianze.
Queste sono la causa delle ondate migratorie che entro il 2030 faranno sì che 700 milioni di persone lasceranno le loro terre e i loro paesi per mancanza d'acqua: per bere, produrre cibo e lavorare.
Tutto ciò ci dice che siamo coinvolti e interconnessi tra noi e la natura. Legati gli uni agli altri, le difficoltà dell'uno diventano le difficoltà di tutti. Che siamo chiamati a sostenere una cultura legislativa che affermi alcuni beni come: Beni Comuni e pubblici, che vanno garantiti a tutti perché da questi dipende la vita di tutti. L'acqua è questo. Il popolo italiano lo ha affermato con un referendum 10 anni fa ma il parlamento non ha ancora legiferato in rispetto di tale volontà. Pertanto il Consiglio Comunale, preso atto di tale situazione, afferma alcuni obbiettivi e sollecita il governo a muoversi in tal senso:
che la volontà popolare espressa dal referendum sia rispettata e accolta al più presto in una legge.
che venga riunito in un’unica gestione il servizio idrico integrato di Milano e dell’area Metropolitana. Un unico ente gestore del ciclo dell'acqua che scongiuri la formazione di una nuova multiutility, possibile premessa all'ingresso dei privati. Creando invece le condizioni per la costituzione di una azienda metropolitana che permanga totalmente pubblica
che l'UE introduca nelle sue direttive il principio dell'acqua Bene Comune e non più Bene economico
che venga pertanto reso impossibile quotare in Borsa titoli che danno un prezzo all'acqua.
 
Comitato Milanese Acquapubblica
Medicina Democratica
Costituzione Beni Comuni
Associazione Laudato sì
Comitato Che ne sarà di Città Studi
Comitato Torre via Stresa-Torre insostenibile
Comitato Difesa Ambiente zona 5
Associazione parco Piazza d’Armi Le Giardiniere
Salviamo Benedetto Marcello
Associazione Amici Parco Nord
Casa delle Donne di Milano
Proteggiamo il Monte Stella
Comitato Baiamonti Verde Comune
Greensando San Donato Milanese
Forum Civico Metropolitano
Associazione Gruppo Verde San Siro
Comitato la Goccia
Coordinamento San Siro
No asfalto tutela zone lastricate
Salviamo il Parco Bassini
Comitato Cittadini per piazza d’Armi
Slow Food Milano Area Metropolitana
Associazione Gas del Sole Milano