Pagine
▼
Resistenza
Fazzoletti
rossi
Era una domenica di
pioggia,
grigio
quel giorno, triste
per
chi non comprendeva
il
salto luminoso della storia.
Scendeva
a scapicollo dal Ghisallo
la
corriera alla curva sotto casa
il
tetto affollato di ragazzi armati
cantando
esaltati a tutta voce
“Bandiera
rossa la trionferà!”
Ma
più mi piace adesso ricordare
quel
viaggio avventuroso da Milano
verso
terre assolate oltre il gran fiume.
I
partigiani in un teatro di macerie
messi
a guardia di superstiti tesori
una
stazione, un ponte, un’officina.
Stavano
in piedi, malcelato orgoglio
forse
improvvisamente consapevoli
di
un compito meritato con il sangue
per
un sogno di uguaglianza
per
il sorgere di vera libertà.
Ben
presto l’inganno parve chiaro.
Tolte
le armi, perduto ogni potere
costretti
a lunga più paziente lotta.
Ma
li ricordo fieri
il
mitra pesante retto al piede
un
fazzoletto rosso al collo
guardavano
lontano.
Giacomo
Graziani
La
Poesia
La peste moderna
Massimo Silvotti "Pietà in sasso di fiume" |
Avvolti nella tenebra della peste moderna
ci moviamo con rancore e a tentoni.
Nessuno sa quanto durerà la notte.
che in questo nostro tempo è avaro di luce.
In questo presente nessuno sa guidarci
verso la via per un nuovo orizzonte.
Nessuno sa quanto durerà la notte.
anche se facciamo finta di vivere,
anche se siamo convinti di fare la storia.
La vita assapora morsi di storia
ma ha come fine solo il quotidiano.
in questa solitudine di fredde albe di lago
e gioiosamente inermi precipitiamo
nell’odore di inganni e di miserie borghesi
e rincorriamo una vita che forse non esiste.
Franco Esposito
[Stresa, 2021]
giovedì 29 aprile 2021
PAROLE E NUMERI
di
Romano Rinaldi
Nella
presentazione del “decreto riaperture” entrato in vigore lunedì scorso, 26 aprile,
il nostro Primo Ministro Mario Draghi ha espresso un concetto di cui pochi
sembrano aver colto il significato. Ha parlato di rischio ragionato per
attuare le riaperture delle attività commerciali, da lungo tempo sofferenti per
le chiusure imposte dalla pandemia, come tutti ben sappiamo. Una gran parte dei
giornali, dei giornalisti tivù e addirittura molti politici, hanno
reinterpretato quelle parole nel senso di rischio calcolato, una
accezione invero usata più comunemente. Purtroppo però il significato,
soprattutto in senso numerico, che sottende le due allocuzioni è molto diverso
e per certi versi antitetico. Un rischio calcolato è infatti quello che viene
assunto (su base statistica, quindi numericamente ben definito) quando si
intraprendono azioni alle quali è associabile una probabilità di rischio
calcolata (o calcolabile) in base all’esperienza passata. Per intenderci,
questa è la probabilità che le compagnie di assicurazione sanno calcolare assai
bene a seconda della classe di età, del grado di istruzione, del sesso, della
località, ecc. dei guidatori che devono assicurare contro il rischio di
incidenti stradali, in modo da non soccombere (anzi!) al pagamento degli
indennizzi. Sicuramente questo concetto è ben saldo nella mente di Mario Draghi
che con la statistica lavora e assai bene da molti anni. Quindi la allocuzione rischio
ragionato, segue un ragionamento, appunto, alquanto differente da quello della
probabilità che l’azione intrapresa porti a conseguenze di impatto negativo
superiore agli eventuali vantaggi. Qui purtroppo si entra inoltre nel campo delle
dimensioni incommensurabili come per esempio sono tra di loro i metri e i
litri. Ovvero, quanti posti in più nelle terapie intensive corrispondono ai
“contatti efficaci” (per la diffusione del virus) tra le persone che
usufruiscono delle attività commerciali, per ogni giorno di riapertura? Ben
sapendo, alla fine dei conti che la percentuale di morti è una funzione
numerica facilmente calcolabile (su base statistica ormai assai nota) dal numero
di accessi in terapia intensiva. Qui in effetti sta l’incommensurabilità dei
valori, ovvero il numero di morti che si è disposti a tollerare per un certo
guadagno economico. Questa è chiaramente una incommensurabilità prima di tutto
morale, oltre che materiale.
Riassumendo,
dubito fortemente che Mario Draghi intendesse attribuire alla sua dichiarazione
il significato di rischio calcolato soprattutto perché, come si può evincere
dal ragionamento appena fatto, si potrebbe effettivamente calcolare, in termini
numerici, quanto vale questo rischio. Ma a nessuno con un briciolo di
sensibilità verrebbe in mente di mettersi a fare calcoli sul numero di morti
contro fatturato di una qualsiasi delle attività commerciali riaperte col
decreto. Anche se questo calcolo potrebbe essere fatto con un livello di
approssimazione nemmeno tanto elevato, il rischio che il Governo intende
assumersi è solamente quello che discende da un ragionamento molto più semplice
di tutti questi calcoli. Ovvero: vediamo se con la riapertura i comportamenti
della popolazione, il cambiamento climatico atteso in questa stagione e
l’andamento della campagna vaccinale, saranno in grado di mantenere il trend
del contagio in discesa o al più non peggiorare la situazione. In caso
contrario, si dovranno prendere i provvedimenti ormai noti per evitare il
collasso delle strutture ospedaliere e tutto quanto ne consegue, come purtroppo
ci fanno vedere giornalmente i bollettini che provengono da paesi quali il
Brasile e l’India, dove evidentemente non c’è stato né ragionamento, né calcolo
del rischio.
IL VOLO DEL CALABRONE E LA NUOVA SINISTRA
di
Franco Astengo
Sarà
ricordato come merita questo volo del calabrone che dura da cinquant’anni. La
storia del “il Manifesto” come esempio unico di presenza politica nella
sinistra e di cambiamento profondo in quelle regole dell’informazione che
sembravano scolpite per sempre: o dalla parte dei padroni o giornale di
partito. Attorno a “il Manifesto”, nato su di un progetto politico compiuto
arrivato ad assumere la dimensione del partito, si sviluppò alla metà degli
anni ’70 un originale confronto sul tema dell’autonomia del giornale al
riguardo della soggettività costituita. Un’autonomia quella reclamata e
praticata dal giornale che coltivava l’ambizione di mantenere intatta la
propria valenza culturale e morale sull’insieme della sinistra italiana ma che
nacque anche, in quel frangente storico, da una non metabolizzata “sindrome
della sconfitta” resa anche emblematica da una certa deriva movimentista. Dopo
travagli e rotture anche dolorose “il Manifesto” assunse una veste di “giornale/partito”
(dal titolo del libro di Massimiliano Di Giorgio) con l’obiettivo di svolgere
una sorta di “moral suasion” sull'insieme della sinistra. Un “giornale partito”
allo scopo della cui definizione di identità può valere ancora l’esempio del 25
aprile 1994, quello della manifestazione convocata dal giornale per segnalare
l’arrivo di un pericolo vero sul terreno della distruzione della democrazia.
Quella
degli anni ’70, nel confronto partito/giornale, fu una fase complessa dove si
misurarono contraddizioni reali in quello che era ancora il campo di una “nuova
sinistra”. Siamo in un periodo di rievocazioni: è recentemente uscito il libro
di Simone Oggionni su Lucio Magri e quello curato da Biorcio e Pucciarelli su
Avanguardia Operaia (con un saggio impressionante, se letto con gli occhiali
dell’oggi, di Franco Calamida sulla “Milano Operaia”).
Una
“nuova sinistra” da ricordare nell’insieme della sua storia tra gruppi,
partiti, giornali: una “nuova sinistra” progetto politico incompiuto tra grandi
slanci rivoluzionari, chiusure ideologiche inopportune, dibattito di alto
spessore culturale però frammentato sul terreno più propriamente politico.
Una
“nuova sinistra” dobbiamo avere il coraggio di ricordarlo condizionata nel suo
percorso dalla sconfitta elettorale del ’76 (ma forse eravamo già oltre il “canto
del cigno”).
Per
tutto il periodo a partire dalla chiusura della “repubblica dei partiti” (ben
oltre quindi dalla fine dell’esperienza della nuova sinistra, coincidente con
la fine del PCI e la confluenza di DP in Rifondazione Comunista) “il Manifesto”
ha svolto una funzione fondamentale di raccordo politico/culturale senza però
sciogliere il nodo di fondo.
Oggi,
però, è il caso di aggiungere che la necessità del progetto politico appare,
pur nella diversità dei tempi, ancora quanto mai urgente e indifferibile: nel
vuoto in cui ci troviamo “Il Manifesto” potrebbe rappresentare un riferimento
ben oltre una semplice funzione informativa/esortativa o di “ospitalità” del
dibattito.
È
ritornato d’attualità l’antico tema del costruire una “nuova sinistra”.
POETI
A
proposito di neo lingua e nuove idiozie,
ecco
una poesia... anzi un rap!
Gabriella G.
Smart Chain!
È il nome di una nuova società
ma da quando in qua, mi chiedo,
sono intelligenti le catene?
L’ossimoro che al poeta non riesce
sortisce l’Amministratore Delegato.
Lontani i tempi di un D’Annunzio
gli albori della sua pubblicità
il mito fulgido della Rinascente
la poesia ad animare la città.
Mi resta la memoria dei gokart
di sfondo a questo rap inconsistente
svogliato strascicare di catene
col viso sorridente and very smart…
Gabriella Galzio
(inedito, 12 dicembre 2020)
Lutti nostri
LA PERDITA DI UNA PERSONA BUONA
di Nicolino Longo
Il medico Ennio Tenuta
San Nicola Arcella. In
data 3 novembre 2020, si è spento, all’età di 65 anni, nell’ospedale Sant’Anna
di Catanzaro, il dr Ennio Tenuta. Con la sua scomparsa, non è venuto a mancare
solo l’ex medico di base di Scalea, abitante a San Nicola Arcella, che si era
laureato all’Università “La Sapienza” di Roma con 110 e lode e che, da subito,
dopo aver svolto con passione e grande professionalità il servizio di guardia
medica nel comprensorio di Papasidero, nelle impervie e distanti località di
Avena e Grotta del Romito, aveva affiancato al proprio studio ubicato nei
pressi della Madonnina di via Lauro, un attrezzato ambulatorio di medicina
generale che dirigeva assieme alla sua fidata aiutante-tuttofare, Patrizia. Ma abbiamo perso un medico con una vocazione innata che, persino dopo la pensione, ha continuato a
studiare e ad aggiornarsi. Sempre disponibile, non si è mai fatto pagare un
certificato e continuava a ricevere i suoi vecchi pazienti gratuitamente.
Molto impegnato nel sociale, voleva portare i giovani
a vivere in contatto con la natura, e proprio per questo aveva creato una
specie di agriturismo.
Come medico, Ennio Tenuta, era contraddistinto da
un’altra prerogativa: era amico e confidente di tutti. Nei confronti dei suoi
assistiti, di cui faceva parte anche mia moglie, non assumeva mai toni
autoritari, ma, mettendoli a proprio agio, era deontologicamente sempre
gioviale e colloquiale.
Il medico Ennio Tenuta |
San Nicola Arcella
Io ebbi a stringere amicizia con lui soprattutto nei
secondi anni Novanta, quando ci trovammo, fianco a fianco, a scrivere per il
Diogene Moderno di Nando Manco, suo fraterno amico d’infanzia, nonché fondatore e
capogruppo di vari aggregati musicali di quella spensierata e indimenticabile
Scalea. I suoi articoli e pezzi di giornale erano prevalentemente a contenuto
politico, socio-culturale e ambientalistico, ma spesso anche di natura medica.
Quello che più colpiva in lui, come articolista, era la sua geniale bravura
stilistica, sentenziosa e brachilogica, ma, soprattutto, ludicamente e
meravigliosamente umorosa ed ironica, satirica e sarcastica. I suoi scritti
hanno nobilitato le colonne di questo storico periodico fondato nel lontano
1947 dal bravissimo direttore Mario Manco, l’indimenticabile genitore di Nando
che lo ha portato avanti più che egregiamente, facendolo diventare l’organo
ufficiale e l’orgoglio dell’intera Città di Scalea, avendo diffusione in ogni
parte del mondo ove vi siano calabresi.
Appassionato di musica, egli ha sempre continuato a
coltivarla anche in questi ultimi tempi coincidenti con la sua quiescenza, dopo
una parentesi dedicata alla pittura.
San Nicola Arcella
in un momento conviviale
La sua improvvisa scomparsa mi ha colpito
profondamente lasciandomi vuoti incolmabili, anche perché era un amico sincero
e affidabile e che, più volte, mi aveva invitato a leggere, anche nella sua
bella casa che si trova nella piazza più famosa e frequentata del Centro
storico di San Nicola Arcella, i suoi scritti, che io apprezzavo, appunto, per la vena
d’umorismo che sprizzava da ogni parola. Era anche un formidabile titolista. La
fuga dei cani, da un canile ben fortificato di Scalea, la titolò: “Fuga da
Alcatraz”. Di recente, mi aveva annunciato la sua venuta a casa mia, assieme a
Nandino, il nostro stimato direttore: cosa che, purtroppo, non è potuta
avvenire… La vecchia e brutta signora, che s’aggira fra noi sempre con falce in
mano, ce lo ha purtroppo impedito. A Claudia Campagna, sua gentile e premurosa
consorte, e alla famiglia intera, in particolare al fratello Achille, le mie
più vive e sentite condoglianze.
in un momento conviviale
mercoledì 28 aprile 2021
PNRR
di
Alfonso Gianni
Mario Draghi
Il Piano del governo non suscita entusiasmi.
Finalmente si alza il velo
sull’atteso Pnrr. Un documento corposo che è giunto nelle aule parlamentari
senza neppure la possibilità di essere letto e valutato con la dovuta
attenzione. L’incipit di Draghi ieri
alla Camera, avrebbe potuto fare sperare a qualche ingenuo ascoltatore che si
potesse aprire un varco nel grigiore dei discorsi dei capi di governo. Quel suo
contrapporre la viva sofferenza di milioni di persone all’aridità di cifre e
tabelle, poteva lasciare intendere che finalmente si assumesse la drammaticità
della situazione e le sue conseguenze sul piano umano come il centro del
problema cui il Piano governativo dovesse porre rimedio. L’illusione è durata
un attimo. Persino l’accenno al 25 aprile, nel corso delle cui celebrazioni
Draghi aveva fatto un discorso non retorico, è stato subito soffocato dalla
scontata esortazione degasperiana all’abbandono degli interessi particolari per
il bene del paese. Il resto del suo discorso ha chiarito che la matrice
tecnocratica del governo, che Draghi più di Conte impersona, ma senza
inversioni di tendenza, non ammetteva sorprese. Ed ecco quindi, dopo le
correzioni dell’ultima ora, che hanno spinto le poche opposizioni parlamentari
presenti a chiedere un rinvio negato per la lettura di un testo di più di trecento
pagine, che abbiamo assistito all’illustrazione di un Piano senz’anima.
Non differisce nella logica dalle versioni precedenti, se
non nello spostamento di qualche allocazione delle risorse disponibili.
Ribadisce le sei note “missioni”. Parla delle riforme di “contesto” - Pubblica amministrazione,
Giustizia, semplificazione della legislazione (quindi dei controlli su appalti
e concessioni), promozione della concorrenza - su cui Draghi avrebbe impegnato la
sua parola con Bruxelles, vista la loro indeterminatezza. Ma nulla dice su
quella più necessaria e urgente: la riforma fiscale.
Ne emerge un quadro in cui le riforme sociali sono
espunte, restano gli ammodernamenti di sistema. Non a caso la vexata quaestio della governance (il pudore di Draghi a usare
la terminologia inglese è più comico che ipocrita) viene risolta sotto il
comando del Mef e un’articolazione decisionale affidata ai Ministeri a guida
tecnica. Le parole conclusive del suo discorso sono dedicate a un ottimismo di
facciata sulla realizzabilità del Piano. Resta un mistero come possa generare
entusiasmo un progetto che in partenza, se tutto dovesse andare bene, compresa
la congiuntura internazionale e il quadro sanitario, prevede che ci serviranno
quattro anni e 191,5 miliardi dalla Ue per raggiungere la situazione
occupazionale che avevamo nel giugno del 2019, già in fondo alle classifiche
europee, soprattutto in tema di occupazione giovanile e femminile. Non sarà
certo una visione familistica - il citato Family
Act - ad annullare le nostre distanze su questi due fronti.
Per farlo servirebbe un’attivazione generale delle
energie della società, a cominciare dai punti di maggiore sofferenza. Facendo
di questi la rampa di lancio per un modello alternativo di sviluppo. In
sostanza le missioni verticali quali la trasformazione ecologica, come la
digitalizzazione, come la sanità devono incrociarsi ed essere lette attraverso
la dimensione orizzontale dei territori. Si scoprirebbe allora che il centro di
questo piano dovrebbe essere la rinascita del Mezzogiorno. La ministra Carfagna
si mostra felice del 40% delle risorse del
Recovery indirizzate al Sud. Ma ce ne vorrebbero assai di più. Dice che 82
miliardi che sarebbero ora impiegati in cinque anni non si sono mai visti.
Strano modo di fare i confronti.
L’intervento della Cassa per il Mezzogiorno - con tutti i
suoi difetti - si è articolato lungo 58 anni con diverse intensità per un
complesso di 342,5 miliardi di euro e il Sud, anche e sebbene con la dolorosa
migrazione al Nord, è stato motore decisivo dello sviluppo del nostro paese,
particolarmente tra il 1950 e il 1973, accorciando le distanze in termini di
Pil pro capite con il Nord. La Svimez calcola che ogni euro di investimento al
Sud generi circa 1,3 euro di valore aggiunto per il Paese, e che circa il 25%
di questo ricada al Centro-Nord. Molto meno avviene all’incontrario. Comunque,
dati i rendimenti decrescenti al crescere dello stock di capitale, si determina
un moltiplicatore in discesa al Nord e in salita al Sud.
Quale migliore territorio che non il Sud per una vera
trasformazione ecologica che punti all’idrogeno verde, ad una riconversione
produttiva a cominciare dall’Ilva di Taranto, superando l’aspro conflitto fra
salute e lavoro? Non si tratta di collegare qualche porto, ma di pensare a un’altra
politica, in tutti i sensi, dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo. Anche
negli Usa si è aperto un dibattito sull’American
Rescue Plan, proprio sul concetto di infrastruttura. Bernie Sanders ha
detto che non bisogna solo garantire le risorse per la infrastruttura fisica,
“ma altresì per quella umana a lungo trascurata”. Ma per farlo anche da noi,
non bisognerebbe puntare sulla istruzione “professionalizzante”, su cui ha
insistito Draghi, ma su quella che forma dei cittadini capaci di pensare oltre
l’esistente. Ma questo, come sappiamo non piace alle associazioni padronali.
IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA
Il Governo ha
trasmesso oggi al Parlamento il testo del Piano Nazionale di Ripresa e
Resilienza (PNRR).
Il Piano si inserisce all’interno del
programma Next Generation EU (NGEU), il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato
dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica. Il Piano italiano prevede
investimenti pari a 191,5 miliardi di euro, finanziati attraverso il
Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, lo strumento chiave del NGEU.
Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare,
finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel
Consiglio dei ministri del 15 aprile.
Il totale degli investimenti previsti è pertanto di 222,1 miliardi di
euro. Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano,
tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione,
della giustizia, della semplificazione normativa e
della concorrenza.
Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e
sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali
dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione
ecologica e ambientale.
Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il
Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione
sociale e a ridurre i divari territoriali.
Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato
alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il
contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento
alla coesione sociale.
Ulteriori 30,6 miliardi sono parte di un Fondo complementare,
finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel
Consiglio dei ministri del 15 aprile.
Il totale degli investimenti previsti è pertanto di 222,1 miliardi di
euro. Il Piano include inoltre un corposo pacchetto di riforme, che toccano,
tra gli altri, gli ambiti della pubblica amministrazione,
della giustizia, della semplificazione normativa e
della concorrenza.
Si tratta di un intervento epocale, che intende riparare i danni economici e
sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali
dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione
ecologica e ambientale.
Il Piano ha come principali beneficiari le donne, i giovani e il
Mezzogiorno e contribuisce in modo sostanziale a favorire l’inclusione
sociale e a ridurre i divari territoriali.
Nel complesso, il 27 per cento del Piano è dedicato
alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il
contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento
alla coesione sociale.
Il Piano si organizza
lungo sei missioni.
La prima missione, “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività,
Cultura”, stanzia complessivamente 49,2 miliardi - di cui 40,7
miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi dal
Fondo.
I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese,
sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori
chiave per l’Italia, turismo e cultura.
Gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda
ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese.
In particolare, portano la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5
milioni di famiglie e a 9.000 edifici scolastici che ancora ne sono privi, e
assicurano connettività adeguata ai 12.000 punti di erogazione del Servizio
Sanitario Nazionale.
Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività
mobile in aree a fallimento di mercato.
Il Piano prevede incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze
digitali nel settore privato, e rafforza le infrastrutture digitali della
pubblica amministrazione, ad esempio facilitando la migrazione al cloud.
Per turismo e cultura, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti
storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.
I suoi obiettivi sono promuovere la trasformazione digitale del Paese,
sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori
chiave per l’Italia, turismo e cultura.
Gli investimenti previsti nel piano assicurano la fornitura di banda
ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese.
In particolare, portano la connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5
milioni di famiglie e a 9.000 edifici scolastici che ancora ne sono privi, e
assicurano connettività adeguata ai 12.000 punti di erogazione del Servizio
Sanitario Nazionale.
Viene avviato anche un Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività
mobile in aree a fallimento di mercato.
Il Piano prevede incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze
digitali nel settore privato, e rafforza le infrastrutture digitali della
pubblica amministrazione, ad esempio facilitando la migrazione al cloud.
Per turismo e cultura, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti
storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.
La seconda missione, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”,
stanzia complessivamente 68,6 miliardi - di cui 59,3 miliardi dal
Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo.
I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema
economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la
gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di
riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore
tessile.
Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con
l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di
treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza
energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione
di circa 50.000 edifici l’anno.
Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e
semplifica le procedure di autorizzazione nel settore.
Si sostiene la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera,
la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto.
Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre
le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e
nella riduzione del dissesto idrogeologico.
I suoi obiettivi sono migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema
economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
Il Piano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la
gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di
riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore
tessile.
Il Piano stanzia risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con
l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di
treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa.
Sono previsti corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza
energetica di edifici privati e pubblici. Le misure consentono la ristrutturazione
di circa 50.000 edifici l’anno.
Il Governo prevede importanti investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e
semplifica le procedure di autorizzazione nel settore.
Si sostiene la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera,
la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto.
Il Piano investe nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre
le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e
nella riduzione del dissesto idrogeologico.
La terza missione, “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”,
stanzia complessivamente 31,4 miliardi - di cui 25,1 miliardi dal
Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di
trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese.
Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad
alta velocità. A regime, vengono consentiti significativi miglioramenti nei
tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud.
Ad esempio, si risparmierà 1 ora e 30 minuti sulla tratta Napoli-Bari, 1 ora e
20 minuti sulla tratta Roma-Pescara, e 1 ora sulla tratta
Palermo-Catania.
Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e il potenziamento delle linee
ferroviarie regionali, sul sistema portuale e
nella digitalizzazione della catena logistica.
Il suo obiettivo primario è lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di
trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese.
Il Piano prevede un importante investimento nei trasporti ferroviari ad
alta velocità. A regime, vengono consentiti significativi miglioramenti nei
tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud.
Ad esempio, si risparmierà 1 ora e 30 minuti sulla tratta Napoli-Bari, 1 ora e
20 minuti sulla tratta Roma-Pescara, e 1 ora sulla tratta
Palermo-Catania.
Il Governo investe inoltre nella modernizzazione e il potenziamento delle linee
ferroviarie regionali, sul sistema portuale e
nella digitalizzazione della catena logistica.
La quarta missione, “Istruzione e Ricerca”, stanzia
complessivamente 31,9 miliardi di euro - di cui 30,9 miliardi dal
Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 1 miliardo dal Fondo.
Il suo obiettivo è rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e
tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne,
nei servizi di educazione e cura per l’infanzia. Crea 152.000 posti per i
bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni.
Il Governo investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici,
con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri
quadri.
Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di
dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della
disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.
Si sviluppa l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera
della ricerca e del trasferimento tecnologico.
Il suo obiettivo è rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e
tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
Il Piano investe negli asili nido, nelle scuole materne,
nei servizi di educazione e cura per l’infanzia. Crea 152.000 posti per i
bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni.
Il Governo investe nel risanamento strutturale degli edifici scolastici,
con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri
quadri.
Inoltre, si prevede una riforma dell’orientamento, dei programmi di
dottorato e dei corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della
disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità.
Si sviluppa l’istruzione professionalizzante e si rafforza la filiera
della ricerca e del trasferimento tecnologico.
La quinta missione, “Inclusione e Coesione”, stanzia
complessivamente 22,4 miliardi - di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo
per la Ripresa e la Resilienza e 2,6 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche
attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire
l’inclusione sociale.
Il Governo investe nello sviluppo dei centri per
l’impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un
nuovo Fondo Impresa Donna.
Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad
esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle
persone con disabilità.
Sono previsti investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche
Speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città
metropolitane.
Il suo obiettivo è facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche
attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire
l’inclusione sociale.
Il Governo investe nello sviluppo dei centri per
l’impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un
nuovo Fondo Impresa Donna.
Si rafforzano i servizi sociali e gli interventi per le vulnerabilità, ad
esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle
persone con disabilità.
Sono previsti investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche
Speciali e interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città
metropolitane.
La sesta missione, “Salute”, stanzia complessivamente 18,5
miliardi, di cui 15,6 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
2,9 miliardi dal Fondo.
Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul
territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità
di accesso alle cure.
Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e
attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità.
Si potenzia l’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della
popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza
remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali.
Il Governo investe nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle
attrezzatture per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi
attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di
adeguamento antisismico.
Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione
e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario
Elettronico.
Il suo obiettivo è rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul
territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità
di accesso alle cure.
Il Piano investe nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio e
attiva 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità.
Si potenzia l’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della
popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza
remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali.
Il Governo investe nell’aggiornamento del parco tecnologico e delle
attrezzatture per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi
attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di
adeguamento antisismico.
Il Piano rafforza l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione
e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario
Elettronico.
Il Piano prevede un
ambizioso programma di riforme, per facilitare la sua attuazione e contribuire
alla modernizzazione del Paese e all’attrazione degli investimenti.
La riforma della Pubblica Amministrazione affronta i problemi
dell’assenza di ricambio generazionale, di scarso investimento sul capitale
umano e di bassa digitalizzazione.
Il Piano prevede investimenti in una piattaforma unica di reclutamento, in
corsi di formazione per il personale e nel rafforzamento e monitoraggio della
capacità amministrativa.
La riforma della giustizia interviene sull’eccessiva durata dei
processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari.
Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee per eliminare il carico di casi
pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo.
Sono previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale, ad
esempio un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di
semplificazione sui diversi gradi del processo.
Il Piano prevede inoltre interventi di semplificazione per la
concessione di permessi e autorizzazioni, e sul codice degli appalti per
garantire attuazione e massimo impatto agli investimenti.
Il Piano include anche riforme a tutela della concorrenza come
strumento di coesione sociale e crescita economica. I tempi di queste riforme,
che vanno dai servizi pubblici locali a energia elettrica e gas, sono stati
pensati tenendo conto delle attuali condizioni dovute alla pandemia.
Il PNRR avrà un
impatto significativo sulla crescita economica e della produttività.
Il Governo prevede che nel 2026 il Pil sarà di 3,6 punti percentuali più
alto rispetto allo scenario di base. Nell’ultimo triennio dell’orizzonte
temporale (2024-2026), l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti
percentuali.
Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi
ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del
40 per cento.
In particolare, gli investimenti nelle infrastrutture e nella mobilità
sostenibile al sud sono pari 14,5 miliardi, il 53 per cento del totale, e
intervengono sull’alta velocità, sul sistema portuale e sulla viabilità
nell’Italia interna.
Sono stanziati 8,8 miliardi per interventi di inclusione e coesione al sud,
pari al 39 per cento del totale, e 14,6 miliardi per misure nell’istruzione e
la ricerca, pari al 46 per cento.
Questi includono la creazione di nuovi asili, un incremento delle
infrastrutture sociali, e politiche per il lavoro.
Il PNRR contribuisce a ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto del
Paese.
L’impatto complessivo del PNRR sul Pil nazionale fino al 2026 è stimato in
circa 16 punti percentuali. Per il sud, l’impatto previsto è di circa 24 punti
percentuali.
Il Piano prevede
inoltre un investimento significativo sui giovani e le donne.
Una nuova strategia di politiche per l’infanzia è cruciale per invertire il
declino di fecondità e natalità.
I giovani beneficiano dei progetti nei campi dell’istruzione e della
ricerca; del ricambio generazionale nella pubblica amministrazione; e del rafforzamento
del Servizio Civile Universale.
Per i ragazzi e le ragazze, sono stanziati fondi per l’estensione del
tempo pieno scolastico e per il potenziamento delle infrastrutture
sportive a scuola.
In particolare, è promossa l’attività motoria nella scuola primaria, anche in
funzione di contrasto alla dispersione scolastica.
Per quanto riguarda le donne, il Piano prevede misure di sostegno
all’imprenditoria femminile e investimenti nelle competenze
tecnico-scientifiche delle studentesse.
Inoltre, l’ampliamento dell’offerta di asili, il potenziamento della scuola per
l’infanzia e il miglioramento dell’assistenza ad anziani e disabili aiuteranno
indirettamente le donne, che spesso devono sostenere la maggior parte del
carico assistenziale delle famiglie.
Per perseguire le finalità relative alle pari opportunità - generazionali e di
genere - il Governo intende inserire per le imprese che parteciperanno ai
progetti finanziati dal NGEU previsioni dirette a condizionare
l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne.
I criteri sono definiti tenendo conto dell’oggetto del contratto; della
tipologia e della natura del singolo progetto.
La governance del
Piano prevede una responsabilità diretta dei ministeri e delle amministrazioni
locali per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi
concordati, e per la gestione regolare, corretta ed efficace delle
risorse.
È previsto un ruolo significativo degli enti territoriali, a cui competono
investimenti pari a oltre 87 miliardi di euro.
Il Ministero dell’economia e delle finanze monitora e controlla il progresso
nell’attuazione di riforme e investimenti e funge da unico punto di contatto
con la Commissione Europea.
[Presidenza del
Consiglio dei Ministri]
COMITATI IN DIFESA DELL’ACQUA
Vinicio Verzieri
"Sintonia con la natura" 2021
Mozione
per il Consiglio Comunale di Milano
La
crisi ambientale si sta manifestando in modo sempre più drammatico, nessuno può
più ignorarla. Passa come allarme per i cambiamenti climatici ma la crisi la
stiamo già vivendo con la pandemia, un virus che ha costretto tutto il mondo a
fermarsi. 3 milioni di persone sono già morte.
Un’altra
tragedia, già segnalata da anni dalle istituzioni internazionali, si affaccia: La
crisi idrica: l'acqua scarseggia.
Non
è sufficiente per tutti i consumi e nel 2050 mancherà nel mondo il 50%
dell'acqua potabile necessaria alla vita. 2 milioni di persone muoiono ogni
anno per acqua infetta e1000 bambini ogni giorno.
In
un simile contesto sono gli stessi relatori dell'ONU ad evidenziare che la mercificazione/privatizzazione
di tale bene provoca questa drammatica realtà e queste diseguaglianze.
Queste
sono la causa delle ondate migratorie che entro il 2030 faranno sì che 700
milioni di persone lasceranno le loro terre e i loro paesi per mancanza d'acqua:
per bere, produrre cibo e lavorare.
Tutto
ciò ci dice che siamo coinvolti e interconnessi tra noi e la natura. Legati gli
uni agli altri, le difficoltà dell'uno diventano le difficoltà di tutti. Che
siamo chiamati a sostenere una cultura legislativa che affermi alcuni beni
come: Beni Comuni e pubblici, che vanno garantiti a tutti perché da questi
dipende la vita di tutti. L'acqua è questo. Il popolo italiano lo ha affermato
con un referendum 10 anni fa ma il parlamento non ha ancora legiferato in rispetto
di tale volontà. Pertanto il Consiglio Comunale, preso atto di tale situazione,
afferma alcuni obbiettivi e sollecita il governo a muoversi in tal senso:
1°
che la
volontà popolare espressa dal referendum sia rispettata e accolta al più presto
in una legge.
2° che venga riunito in un’unica
gestione il servizio idrico integrato di Milano e dell’area Metropolitana.
Un unico ente gestore del ciclo dell'acqua che scongiuri la formazione di una nuova multiutility, possibile premessa
all'ingresso dei privati. Creando invece le condizioni per la costituzione di
una azienda metropolitana che permanga totalmente pubblica
3° che l'UE introduca nelle
sue direttive il principio dell'acqua Bene Comune e non più Bene economico
4° che venga pertanto reso
impossibile quotare in Borsa titoli che danno un prezzo all'acqua.
Comitato
Milanese Acquapubblica
Medicina
Democratica
Costituzione
Beni Comuni
Associazione
Laudato sì
Comitato
Che ne sarà di Città Studi
Comitato
Torre via Stresa-Torre insostenibile
Comitato
Difesa Ambiente zona 5
Associazione
parco Piazza d’Armi Le Giardiniere
Salviamo
Benedetto Marcello
Associazione
Amici Parco Nord
Casa
delle Donne di Milano
Proteggiamo
il Monte Stella
Comitato
Baiamonti Verde Comune
Greensando
San Donato Milanese
Forum
Civico Metropolitano
Associazione
Gruppo Verde San Siro
Comitato
la Goccia
Coordinamento
San Siro
No
asfalto tutela zone lastricate
Salviamo
il Parco Bassini
Comitato
Cittadini per piazza d’Armi
Slow
Food Milano Area Metropolitana
Associazione
Gas del Sole Milano
"Sintonia con la natura" 2021