Palazzo
Vecchio dice no a 677 cittadini residenti nell’Oltrarno. Eclissi
della giunta della ‘partecipazione’: il no al progetto Laboratorio Belvedere
affidato a un funzionario amministrativo. Né il sindaco né
l’assessore competente (denominato ‘alla Partecipazione e alla Cittadinanza
attiva’!) né l’assessore all’Urbanistica: nessun membro della giunta si è
assunto la responsabilità di firmare il parere che clamorosamente nega a 677 residenti di Oltrarno il diritto a promuovere assieme al Comune di Firenze un dibattito
pubblico sul destino della più delicata area Unesco, quella fra Pitti, Boboli,
Belvedere e Costa San Giorgio. Una solida rappresentanza di un intero quartiere (ma con centinaia di
firme tanti altri concittadini si sono uniti all’appello) manifesta di temere un
assalto pluriennale di gru, camion e ruspe nel cuore fragile della collina,
Belvedere, che alimenta le sorgenti di Boboli. Una gigantesca ristrutturazione
edilizia che rischia di pregiudicarne - il direttore Eike Schmidt docet - il delicato equilibrio idrico, fondamentale per la
conservazione di uno dei prototipi del ‘giardino all’italiana’. Ma anche lo
scenario di fine-cantiere desta indignazione, con quell’ingente quota di
destinazione turistico-ricettiva in due ex conventi (300 posti letto aggiuntivi
per un ennesimo albergo di lusso) che la variante adottata accorda al nuovo
facoltoso proprietario argentino. Una prospettiva che non potrà non intaccare la
cifra ambientale di quei luoghi, stravolgendo la delicata viabilità che li
serve.
Adesso
Palazzo Vecchio dovrà spiegare alla Regione Toscana perché mai non intende
avvalersi di un percorso di dibattito e trasparenza, voluto e normato da
Palazzo Strozzi Sacrati, che invece adotta per altri interventi. Forse non è
gradito che la partecipazione sia richiesta dalla popolazione piuttosto che
essere paracadutata dall’alto? E che fine ha fatto il “bazooka” urbanistico
promesso un anno fa dalla giunta? “Niente studentati di lusso o albergoni - si
leggeva sotto i primi colpi della pandemia - ma alta formazione, housing sociale, startuppers, aziende innovative e
artigianato. Anche i progetti già avviati di mega resort come Costa San Giorgio
dovranno cambiare pelle”. È ciò che persegue appunto il processo
partecipativo Laboratorio Belvedere,
sottoscritto da centinaia di residenti con nome, cognome e dati personali, e accolto
dalla Regione Toscana, che l’ha già dotato di una previsione di finanziamento
adeguata. Sarebbe paradossale che a ostacolare l’uso di uno strumento di
‘democrazia aumentata’ fosse proprio l’ente più prossimo ai cittadini. Un fatto
è certo: la variante urbanistica è ancora tutta da approvare, e bene ha fatto
l’Autorità regionale per la
partecipazione ad accogliere il progetto sottoscritto dai residenti. Suonano quindi come una
forzatura le conclusioni del parere trasmesso dal Segretario Generale del Comune di Firenze
Giuseppe Ascione in Regione: “Non
si ritiene possibile, nell’attuale fase del procedimento, sospendere e rinviare
ancora le decisioni che doverosamente l’Amministrazione comunale deve assumere
in ragione del rilevante interesse pubblico connesso all’utilizzazione di una
proprietà privata”. Fa sorridere, poi,
la pretesa che l’avvenuta presentazione di uno (sparuto) gruppo di osservazioni,
come quelle di Idra, conferisca una patente
di iter partecipativo al procedimento comunale: “È assai significativo che proprio
l’Associazione Idra è tra i soggetti che hanno presentato osservazioni alla
variante adottata, fatto che si pone in contrasto stridente con il dichiarato
presupposto del progetto (…). Lo svolgimento di una ulteriore [sic!] fase di partecipazione risulta incompatibile
con le esigenze di corretto svolgimento del procedimento in corso”.
Forse si confonde il procedimento amministrativo (che accorda ai cittadini
la sola facoltà di formulare privatamente osservazioni scritte, qui comunque
compresso in trenta giorni estivi e in pandemia, senza una sola comunicazione
stampa dei termini per la consegna) con quello partecipativo, che la Regione ha
voluto istituire come valore aggiunto, mettendo a disposizione dei cittadini ben
sei mesi di confronto, dotandoli di spazi per informarsi, opportunità di dibattito
e risorse pubbliche.
In attesa che l’Autorità regionale illustri al Comune di Firenze le buone ragioni
per le quali ha ritenuto di dover accogliere la richiesta di processo
partecipativo avanzata dall’Oltrarno, e con l’auspicio che presso il governo
cittadino si dia corso a un ragionevole ripensamento, Idra trasmette oggi al presidente del Consiglio comunale e ai
gruppi consiliari la richiesta di adottare una opportuna iniziativa atta a correggere la forma e la
sostanza del parere emesso il 26 marzo scorso, a firma del Segretario Generale,
da Palazzo Vecchio. Delegare una valutazione politica (i processi partecipativi
sono infatti un ampliamento degli spazi di dibattito democratico) a un
funzionario amministrativo appare una contraddizione in termini. Dopo che sono
trascorse senza evidenze di ascolto otto settimane di telefonate, lettere Pec,
richieste di incontro, inviti indirizzati agli assessori Bettini e Del Re, e al
sindaco Nardella, una simile delega suona fortemente irrispettosa nei confronti
di una componente così numerosa e qualificata di cittadinanza attiva
mobilitatasi costruttivamente per la tutela della qualità della vita e
dell’ambiente, dei valori storici, architettonici e paesaggistici presenti
nella pregiata area Unesco interessata dal progetto, per la ripresa e la
resilienza della città così duramente colpita dalle conseguenze perduranti
della pandemia Covid, per la formulazione di un modello di urbanistico e
turistico sostenibile all’altezza delle nuove esigenze emergenti. Associazione di
volontariato Idra