Pagine

giovedì 1 aprile 2021

LETTERA A PAPA FRANCESCO   

 

Cosenza. Vostra Santità,

ho incontrato poco tempo fa padre Fedele Bisceglie, ormai più che ottantenne, e subito ho avuto la netta sensazione di trovarmi di fronte ad uomo distrutto nel fisico, mortificato nello spirito e, tuttavia, ancora sulla breccia della solidarietà verso i meno fortunati, verso i derelitti e abbandonati da tutti, quelli che non hanno casa e vivono nei tuguri, sotto i ponti, sui marciapiedi dove danno fastidio a tutti i benpensanti, pronti a dire che padre Fedele non è degno di portare il saio, perché non ha obbedito ai dettami della Chiesa e si è macchiato di gravi peccati, come quello di essere stato accusato di avere abusato di una suora, che si è ricordata di denunciarlo solo dopo anni.
I Tribunali, dopo avere suscitato grandi clamori presso l’opinione pubblica, lo hanno assolto con formula piena; e allora, ci si chiede, dov’è la colpa, Santo Padre?
Da non credente ho parlato spesso di questo strano ostracismo, nei confronti di padre Fedele, con qualche altro religioso del medesimo Ordine, esprimendo tutta la mia vibrata incomprensione, e mi è stato ripetutamente risposto che il confratello è stato ‘sospeso a divinis’ per non avere ‘ubbidito’ ai ‘consigli’ dell’Ordine di appartenenza. In poche parole il ‘colpevole’ doveva mettersi da parte, zittire e non dare scandalo con le sue aperture di frate che seguiva gli ‘ultras’ al campo sportivo; che si spendeva a dormire sotto i ponti con gli emarginati; che andava in altri continenti a prestare opera di assistenza anche come medico, visto che intanto si era laureato anche in medicina oltre che in lettere; che sotto la pioggia e nella neve si sedeva e si siede su di una sedia o a terra come un miserabile per chiedere l’elemosina e assicurare nella sua oasi un pasto caldo agli ‘ultimi della terra ’, o dare un minimo di assistenza a poveri malati, lasciati da sempre a morire come cani randagi. L’obbedienza alle regole dell’Ordine avrebbe certamente impedito al frate di agitarsi per fare tutte queste cose a favore dell’umanità sofferente; quella medesima ‘obbedienza’ lo voleva, Santo Padre, chiuso in un convento, in ‘religioso’ silenzio, tutto dedito a meditare sulle sue ‘colpe’, lontano dallo scarto dell’umanità che vive nelle fogne, nelle ‘favelas’, così presenti anche nelle nostre latitudini, come nelle tendopoli della Piana di Gioia Tauro o della Puglia, da cui anche le Istituzioni si tengono ben distanti!
Padre Fedele ha solo la colpa di essersi dedicato anima e corpo agli emarginati, ai derelitti, ai bisogni di tanti poveri cristi, che diversamente forse si sarebbero perduti. Al Santo Padre, che generosamente si spende per gli umili, voglio raccomandare queto sfortunato fratello, certo che vorrà riaccoglierlo nella Chiesa, e che sia Pasqua anche per lui.
Vincenzo Rizzuto - Educatore e docente