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mercoledì 28 aprile 2021

ZAIA E IL COVID
di Paolo Benvegnù*


Luca Zaia
pres. della Regione Veneto

Lunedì scorso su Rai3 Report la puntata sulla strage.  


4000 morti nel Veneto in zona gialla e picco dei contagi tra metà novembre e dicembre 2020. Con un quarto dei morti e degli ammalati, con un sistema sanitario molto più organizzato, Angela Merkel andava nel parlamento tedesco con le lacrime agli occhi e dichiarava il lockdown.
Zaia, invece, diceva che non si potevano fare le chiusure con i portafogli degli altri. La sottintesa volgarità non ci interessa. È un problema suo e della cultura politica da cui proviene. È un fatto, però, che siano sue e del governo centrale, interessato a non scontrarsi con Zaia, le responsabilità di una tragedia che era sotto gli occhi di tutti.
Poche sono state le voci che hanno messo sotto accusa le scelte che l’hanno determinata. Perché è giusto dirlo: ricordo che già ai primi di dicembre avevamo manifestato di fronte agli uffici della Regione Veneto per chiedere misure adeguate alla gravità della situazione.
Abbiamo anche chiesto le dimissioni di Zaia per le sue evidenti responsabilità.
Tutto questo è ampiamente documentato da interviste e comunicati che abbiamo diffuso e che poca eco hanno avuto nella stampa.
Com’è accaduto in altri casi, platealmente nella bergamasca lo scorso anno, la verità si è fatta strada con colpevole ritardo, quando i danni erano già stati fatti. Non ci resta che prendere atto che ciò che oggi diventa oggetto di dibattito e polemiche era evidente in Veneto anche nei mesi di novembre e dicembre. Dire che avevamo ragione e che non siamo stati ascoltati non ci procura alcuna soddisfazione. Ci pesa, e molto invece, non essere stati in grado di mettere in campo la forza necessaria per impedire il disastro.
Un disastro a cui altri seguiranno perché nessuno dei problemi di fondo, strutturali, che la pandemia ha messo in luce sono nell’agenda della politica che governa la Regione Veneto e l’Italia. Anzi, l'idea di fondo, coperta da una patina di green washing, è quella di riprendere al più presto la stessa strada di prima. Lo dicono i progetti di grandi opere, le olimpiadi invernali, il potenziamento degli inceneritori di Padova e Fusina, il consumo di suolo che continua, il progetto del grande ospedale di Padova est quando mancano le strutture necessarie alla sanità del territorio.
 
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Segretario regionale Rifondazione Comunista del Veneto