PER DECIDERE INFORMATI
di
Paolo Celebre
Un momento della Maratona civile
a Firenze
Ancora
su Costa San Giorgio
Da un po’ di tempo sulla stampa
cittadina politici ed opinionisti dicono che dobbiamo smetterla col turismo
massificato, che sono preoccupati per il declino di questa città, che dobbiamo riportare
residenti e servizi nel Centro storico e cambiare questo modello di accoglienza.
Ma
poi vediamo che si vorrebbe sostituire il turismo di massa col turismo
elitario, con operazioni tipo questa di Costa S. Giorgio, o quella di via S.
Gallo, di via Bufalini o dell’ex Collegio della Querce e ora di Villa
Basilewsky, e potrei così continuare. Pezzi interi e pregiati della città
consegnati ai resort del lusso, agli appartamenti di charme, ai grandi fondi
immobiliari.
Ci
dicono anche che dobbiamo costruire una “Città della conoscenza” in un clima di
rinnovata apertura ed integrazione fra residenti e giovani delle università, delle
scuole di formazione e delle sturt up e che in questo modo produrremo
vivacità culturale e prosperità economica.
A
noi sembra invece, che al posto di un “Nuovo umanesimo”, abbiamo più lavoro
precario e dequalificato, più movide e più necessità di emigrare per i
giovani, più possibilità di essere impiegati al solo servizio di chi i viaggi
se li può permettere.
Intanto
sempre più residenti e lavoratori impoveriti sono spinti lontano dal Centro storico
e dai quartieri moderni, ai margini dell’area metropolitana o nelle province
vicine, strangolati da affitti e spese diventate insostenibili.
Ci
dicono anche che la città smart dovrà aumentare la sua taglia e che,
dopo aver perso 100.000 abitanti in mezzo secolo e 22.000 negli ultimi 5 anni, paradossalmente
dovrà diventare una “Grande Firenze”, con nuove edificazioni, con il suo
aeroporto, il suo inceneritore, la sua stazione dell’Alta velocità, le sue
confuse e costosissime infrastrutture, a spese del suolo naturale e dello
spazio aperto.
Invece
della città policentrica, fatta di centri storici, nuclei abitati e attività
agricole che generazioni di amministratori ed urbanisti hanno faticosamente difeso,
avremo una grande periferia. Con un milione e mezzo e persino due milioni e
mezzo di abitanti, come favoleggia qualche influente personaggio senza
vergogna: un sogno per tutti i palazzinari.
Così,
fuori dai quartieri eccellenti, continuerà un turismo di massa indigeribile,
per gitanti scesi dalle navi da crociera, per frettolosi frequentatori di musei
e di affitti brevi, per tutti coloro che nel mondo possono ancora permettersi
di disporre di tempo libero retribuito. Mentre i cittadini, privati ora anche
del proprio patrimonio culturale, se vorranno andarci in quella ormai irriconoscibile
Firenze, o raggiungerla per lavoro, potranno sempre farlo in tramvia.
Ma
se vogliamo invece promuovere quello che qualcuno chiama “turismo posato”,
lento e riflessivo, se vogliamo facilitare l’integrazione tra turisti e
residenti, dobbiamo invertire questa mortale distopia. Fermando in primo luogo
operazioni come questa, rivendicando il nostro diritto di decidere informati,
di essere adeguatamente e frequentemente consultati, prima che queste istituzioni
screditate, lo facciano al nostro posto.
Un momento della Maratona civile a Firenze |