ANALISI CRUDE E
TERAPIE EVANESCENTI di
Alfonso Gianni
Ignazio Visco
Bankitalia. Visco interpreta il copione scritto da Draghi Èsuccesso spesso che le
Considerazioni finali dei Governatori della Banca d’Italia si caratterizzassero
per la distanza tra una diagnosi abbastanza cruda della realtà economica
interna ed esterna al nostro paese e una quasi evanescenza delle terapie. Anche
se è vero che non è in primo luogo da quello scranno che ci si dovrebbe
aspettare linee di politica economica. Questo è certamente il caso delle
Considerazioni svolte l’ultimo giorno di maggio da Ignazio Visco. Non certo per
limiti soggettivi della persona, quanto per il fatto che anche attraverso le
sue prudenti parole si percepisce che il dominus
della politica economica, finanziaria e monetaria sta altrove, assiso sulla
poltrona della Presidenza del Consiglio, investito in quel ruolo da un compito
ben preciso, quello di incanalare le scelte del nostro paese entro gli argini
voluti dalla governance europea. Era
evidente fin da subito, ma è stato reso ancora più esplicito dalla quantità
senza precedenti di concentrazione di poteri che con l’ultimo decreto Mario
Draghi si è dato. Un letto di Procuste, dunque, nel quale poco spazio sarebbe
rimasto anche per il più brillante dei Governatori di Bankitalia che volessimo
immaginare. L’incipit analitico di
Visco non è lieve. La recessione in atto è definita come “la più grave dalla
fine del secondo conflitto mondiale”. Nel solo 2020 il Pil globale è regredito del 3,3%; la caduta
del commercio internazionale ha raggiunto quasi il 9%; la disoccupazione ha
infierito particolarmente sui “giovani, le donne, i lavoratori precari”; ma
soprattutto, ed è la Banca mondiale che lo attesta, è tornato a salire dopo
venti anni il numero di chi versa in povertà estrema, il 10% della popolazione
mondiale, “con un incremento di oltre 100 milioni nell’ultimo anno”. Dati
terribili, debolmente temperati dalle previsioni di un incremento del Pil per
l’anno in corso del 6% secondo il Fmi. Per l’Italia Visco aggiunge la sua
autorevolezza alle stime di questi ultimi giorni, di fonte governativa e
confindustriale, in base alle quali nella seconda metà dell’anno il Pil
dovrebbe crescere poco sopra il 4% (nella media del biennio 2021-22), ma con
una dinamica salariale frenata. Francamente non basta a fronte di un simile
quadro garantire che “le condizioni di finanziamento restino a lungo
accomodanti” e che dunque non si giustificano aumenti dei tassi di interesse.
Servirebbe un’iniziativa ben più vigorosa che però Visco demanda interamente
all’attuazione del Pnrr di cui battezza come felice l’esordio, non si sa in
base a che.
Mario Draghi
Il riferimento alla Ue non
poteva mancare, ma stupisce l’assenza di qualunque riferimento alla Conferenza europea
aperta il 9 maggio che dovrebbe discutere della struttura istituzionale della
Ue, nonché, stando alle dichiarazioni verbali di alcuni suoi autorevoli
rappresentanti anche delle norme dei Trattati non più inviolabili. Forse non ci
si poteva attendere da Visco parole definitive sul debito pubblico, buona parte
del quale è nella pancia di Bankitalia, ma certamente rispetto all’ampiezza del
dibattito, che ha coinvolto tutti i massimi livelli istituzionali della Ue, il
riferimento a un semplice fondo di ammortamento per la gestione comune di parte
delle passività emesse in passato da ciascun paese, appare flebile. Per Visco la
Next Generation Eu serve
semplicemente per migliorare il funzionamento dell’apparato pubblico,
“stimolare l’iniziativa privata e modernizzare l’economia”. Nulla di più. “È
fuorviante la contrapposizione fra Stato e mercato, che sono invece
complementari”, afferma Visco. Quindi l’azione pubblica deve essere più
efficace ma non bisogna estenderne i compiti, si correrebbe il rischio niente
meno di “un fallimento dello Stato”! Questo deve essere regolatore e
stimolatore dell’iniziativa privata, ma non innovatore e tantomeno
imprenditore. E il Mezzogiorno si deve accontentare del 40% del sostegno
pubblico, anche se una simile
quantità era già garantita dalla legislazione in vigore. Cose del resto
anticipate da Dario Scannapieco non a caso insediato a capo della Cassa
depositi e prestiti come “ufficiale di collegamento” con il Recovery. L’ordoliberismo rispolvera i
suoi ottoni. Ma la rete di protezione statale al mercato non è eterna. “Cesseranno - dice Visco - il blocco dei licenziamenti, le garanzie dello
Stato sui prestiti, le moratorie sui debiti”. Parole su cui si getta il capo di
Confindustria per rivendicare i licenziamenti, mentre Landini ribadisce che il
blocco va prolungato fino alla riforma degli ammortizzatori, e Sbarra della
Cisl invoca il ritorno della concertazione. Non mancano nelle Considerazioni
finali le citazioni dotte che vogliono mischiare in una sorta di quietismo
intellettuale l’illuminismo di Gaetano Filangieri con la visione funzionalista di
Jean Monnet dell’unità europea dei piccoli passi.