In Provincia di Verona, Santa
Maria di Zevio, due ragazzini minorenni per divertirsi danno fuoco ad un
clochard che viveva dentro la sua macchina. Ahmed Fdil, 64 anni, di origini
marocchine, muore così carbonizzato e i due ragazzini, stanati dalle forze dell’ordine,
si giustificano dicendo che volevano solo divertirsi. In una cittadina in provincia di Forlì, Meldola, un
anziano genitore ammazza la figlia disabile e poi si spara. Con lucida
determinazione, l’uomo ha trascinato in garage la figlia, 44 anni, cerebrolesa
dalla nascita, e l’ha freddata con un colpo alla testa. Dopo, si è fatto fuori.
Forse alle origini del tragico gesto l’insofferenza del padre, dopo una vita di
sacrifici e, si ipotizza, il fatto di non riuscire più a sostenere i costi
dell’assistenza della figlia; o forse la terribile solitudine di chi si sente
abbandonato dallo Stato, persino in regioni, come l’Emilia Romagna, dove la
Sanità viene considerata virtuosa. A Firenze, una bambina di soli quindici mesi
viene presa a calci e pugni dal padre, un balordo albanese, tornato a casa
ubriaco. Alla bimba, ricoverata presso l’Ospedale Meyer, sono state trovate due
costole rotte e una grave lesione al timpano. Sono all’ordine del giorno, ormai da tanto, scene di
genitori che picchiano gli insegnanti rei di aver redarguito i figli o di aver
messo un brutto voto o una nota. Nemmeno lontanamente li sfiora il sospetto che
le cause della pessima riuscita dei figli siano attribuibili alla loro mancanza
di educazione, perché ciò porterebbe i genitori a mettere sé stessi in
discussione e questo è un ostacolo da rimuovere nel cammino della più
sconsiderata, criminogena e barbara crescita dei loro figli debosciati.
Genitori smidollati che si presentano a scuola negli orari più disparati,
chiedono con prepotenza di poter incontrare il docente e gli assestano un
gancio o lo riempiono di botte, lasciandolo agonizzante sul pavimento della
sala professori. Genitori che si azzuffano alle partite di calcio dei ragazzini
o pestano l’allenatore perché non fa giocare il figlio o preferisce un altro al
loro rampollo. Genitori che scaricano sui figli le proprie ansie, che
proiettano su di loro le proprie ambizioni, aspirazioni mancate, rendendo
ancora più fragile il già precario equilibrio dei piccoli bulli. Che pazzo mondo!