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giovedì 10 giugno 2021

CILE. UN PALESTINESE PRESIDENTE?


Daniel Jado
 
Daniel Jado, il sindaco di Recoleta in Cile, ha radici nella città occupata della Jallia, in Cisgiordania, ma non sono state solo le sue origini palestinesi a sconvolgere il movimento sionista globale quando ha annunciato la sua intenzione di candidarsi alla presidenza del Cile. Jado ha trascorso parte della sua giovinezza lavorando con l’Unione generale per gli studenti palestinesi, è l’autore del detto: “Essere un palestinese in esilio non significa mangiare cibo palestinese e ballare le Dabkeh. Piuttosto, devi sapere da che parte del muro stare”, in riferimento al muro dell’apartheid israeliano. Il Cile ospita mezzo milione di palestinesi, compresi i genitori di Daniel: sua madre, Magali del Carmen Jado che tesse vestiti, mentre suo padre, Juan Fares Jado, è andato via di casa quando Daniel aveva tre anni. 
Daniel è stato coinvolto nella politica di sinistra in Cile, e suo padre, che si è rivelato essere un seguace di Pinochet, di destra, è tornato a casa solo per allontanare suo figlio da qualsiasi idea di sinistra. Era troppo tardi, perché Daniel aveva imparato la lezione da sua madre, che appartiene alla classe operaia con orientamento a sinistra e patriottismo palestinese. Il Centro sionista “Wisenthal” ha classificato il candidato presidenziale Jado come “una delle più pericolose minacce antisemite globali”. Accusa preconfezionata e ripresa dall’entità di occupazione israeliana contro chiunque critichi l’occupazione o sostenga la Palestina. Ma Daniel ha affermato che convive con gli ebrei in Cile e non è antisemita. I problemi ci sono col sionismo. Segnali intorno all’ufficio del sindaco di Recoleta, situato nella capitale Santiago, indicano il suo impegno per la causa palestinese: c’è un murale di Handala, e sulla sua scrivania graffiti per la Palestina. Lui è un noto militante del BDS. L’attacco a Jado è iniziato dopo che aveva annunciato la sua candidatura alla presidenza a causa della sua precedente affiliazione al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Il candidato presidenziale non lo nega, ma molti osservatori hanno affermato che lui ha lasciato l’organizzazione prima che fosse classificata da alcuni paesi occidentali come organizzazione terroristica. Daniel non sarà il primo presidente palestinese in America Latina, segue le orme di Carlos Facosi (Honduras), Antonio Saca e Najib Baqila (El Salvador), ma ciò che lo distingue da loro è il suo forte impegno per la libertà palestinese. 
Ufficio comunicazioni media
Fronte Popolare Per la Liberazione della Palestina