Daniel Jado, il sindaco di Recoleta in Cile, ha radici nella città occupata della Jallia, in Cisgiordania, ma non
sono state solo le sue origini palestinesi a sconvolgere il movimento sionista
globale quando ha annunciato la sua intenzione di candidarsi alla presidenza
del Cile. Jado ha trascorso parte della sua giovinezza lavorando con l’Unione
generale per gli studenti palestinesi, è l’autore del detto: “Essere un
palestinese in esilio non significa mangiare cibo palestinese e ballare le
Dabkeh. Piuttosto, devi sapere da che parte del muro stare”, in riferimento al
muro dell’apartheid israeliano. Il Cile ospita mezzo milione di
palestinesi, compresi i genitori di Daniel: sua madre, Magali del Carmen Jado
che tesse vestiti, mentre suo padre, Juan Fares Jado, è andato via di casa
quando Daniel aveva tre anni. Daniel è stato coinvolto
nella politica di sinistra in Cile, e suo padre, che si è rivelato essere un
seguace di Pinochet, di destra, è tornato a casa solo per allontanare suo
figlio da qualsiasi idea di sinistra. Era troppo tardi, perché Daniel aveva
imparato la lezione da sua madre, che appartiene alla classe operaia
con orientamento a sinistra e patriottismo palestinese. Il Centro
sionista “Wisenthal” ha classificato il candidato presidenziale Jado come “una
delle più pericolose minacce antisemite globali”. Accusa preconfezionata e
ripresa dall’entità di occupazione israeliana contro chiunque critichi l’occupazione
o sostenga la Palestina. Ma Daniel ha affermato che convive con gli ebrei
in Cile e non è antisemita. I problemi ci sono col sionismo. Segnali
intorno all’ufficio del sindaco di Recoleta, situato nella capitale Santiago,
indicano il suo impegno per la causa palestinese: c’è un murale di Handala,
e sulla sua scrivania graffiti per la Palestina. Lui è un noto militante del
BDS. L’attacco a Jado è iniziato dopo che aveva annunciato la sua
candidatura alla presidenza a causa della sua precedente affiliazione al Fronte
Popolare per la Liberazione della Palestina. Il candidato presidenziale non lo
nega, ma molti osservatori hanno affermato che lui ha lasciato l’organizzazione
prima che fosse classificata da alcuni paesi occidentali come organizzazione
terroristica. Daniel non sarà il primo presidente palestinese in America
Latina, segue le orme di Carlos Facosi (Honduras), Antonio Saca e Najib Baqila
(El Salvador), ma ciò che lo distingue da loro è il suo forte impegno per la
libertà palestinese. Ufficio comunicazioni
media Fronte Popolare Per la
Liberazione della Palestina