Il contributo di Piero Gensini e Oliva Rucellai Parlare della Costa San
Giorgio mi fa tornare addietro di molti anni, rivedere la mia infanzia e la
prima gioventù, questo perché sono nato in via Belvedere come del resto tutti i
miei antenati fin dall’Ottocento. Lontani ricordi ma indelebili. Ricordo i
soldati a cavallo che salivano da San Niccolò su per Via Belvedere verso il
Forte con un enorme polverone (la via era sterrata), il percorrere per mano a
mio padre la stupenda Via S. Leonardo sfiorando lo studio Rosai, nel silenzio
più assoluto accompagnati dal rumore della natura e dei nostri passi su quelle
pietre che erano un romantico segnale identitario della mia città. Spesso mio padre mi portava alla Costa San Giorgio,
dove in angolo con Costa Scarpuccia, aveva un suo grande amico, il barbiere
proprio di fronte alla caserma di Sanità; lì c'era un terrazzino dove teneva
delle sedie per gli amici. Oppure mi portava verso Piazza S. Felicita e al
ponte Vecchio e ricordo chiaramente le macerie di Borgo S. Iacopo e di Via de’
Bardi fatte saltare dai Tedeschi. Mio padre mi raccontava delle storie di quel quartiere
e della bella gente (anche se povera) che ci abitava, della solidarietà che vi
regnava. Era gente molto dignitosa, schietta e coraggiosa, mio
nonno gli aveva raccontato che dalla Costa San Giorgio erano partiti volontari
5 o 6 Garibaldini. Per me è importante che la città mantenga la sua identità
che la rende viva e unica, con i suoi abitanti, con le sue strade lastricate,
con i suoi silenziosi vicoli, con le sue imponenti architetture, con le sue
opere d'arte nel museo all'aperto. Questa città è stata pensata da grandi
personaggi illuminati, col lavoro di illustri artisti e architetti e dalle
virtuose mani dei suoi artigiani. Conservare, recuperare è avere grande rispetto per il
patrimonio che abbiamo ereditato e che è nostro dovere primario tramandarlo
alle nuove generazioni. Monito esemplare è stato dato da Anna Maria de’ Medici
con “Il patto di famiglia” del 1737 che volle lasciare, lottando e difendendo
con tenacia, l'enorme patrimonio artistico/architettonico ai cittadini di
Firenze, sancendo la sua fruibilità. Piero Gensini scultore
Vorrei portare una
testimonianza personale, da cittadina, al di là delle mie competenze di
storica dell’arte. Sono di origine fiorentina, ma nata e cresciuta a Milano.
Una volta trasferita a Firenze, ai tempi dell’Università quello che allora
come oggi più mi ha colpito e conquistato di questa città è stata proprio Costa
San Giorgio, ovvero una libertà che a me, milanese, abituata a una città dove
la campagna non si vede, pareva meravigliosa. La libertà di passare in dieci minuti a piedi dal
centro più antico della città, dal Ponte Vecchio, affollato e rumoroso, a una
dimensione di vera campagna, al silenzio, al verde, all’aria delle colline. E il passaggio che consentiva a chiunque questo
cambio, quasi magico, di dimensione - dalla città alla campagna - senza
mezzi di trasporto, era ed è proprio Costa San Giorgio. Per questo chiedo a
chi ha il potere di decidere di riconsiderare e dedicare doppia e tripla
attenzione a questo progetto, per non sciupare qualcosa che ha solo Firenze,
che la rende unica e a misura d’uomo come nessun’altra città. Sono consapevole
di quanto sia difficile trovare una nuova destinazione a un complesso storico
come questo. Ma credo che si possa almeno cercare un’alternativa, che consenta
la tutela e la sostenibilità senza necessariamente imbalsamare tutto. Cerchiamo
un equilibrio vero tra i valori culturali e paesaggistici e le esigenze
economiche, ma non cediamo alla soluzione più facile. Oliva Rucellai storica dell’arte