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venerdì 4 giugno 2021

NEL SEGNO DI CEDERNA
di Anna Guarducci*


Anna Guarducci
 
La lezione di Antonio Cederna, fondatore di Italia Nostra
e maestro dell’ambientalismo italiano.
 
Il compito di tutti noi è quello di aiutare gli italiani a prendere coscienza dei propri diritti urbanistici, è quello di operare assiduamente per provocare in tutti la coscienza del proprio diritto alla città. Non altro che questo si intende quando si parla di coscienza urbanistica: fare finalmente corresponsabili tutti i cittadini dello sviluppo della loro città. Sia che si tratti di strappare un parco alla speculazione, sia che si tratti di trovare l’area adatta per la costruzione di un quartiere popolare, la battaglia è una sola, e non è altro che un aspetto della lotta per il progresso democratico del nostro Paese. Quel progresso che non consiste nella creazione sporadica di opere eccezionali per merito di qualche artista di talento, ma nella capacità politica di garantire a tutti indistintamente condizioni civili di vita associata, nel garantire a tutti indiscriminatamente l’ambiente adatto al pieno svolgimento della persona umana”.


Antonio Cederna

Così scriveva Antonio Cederna il 17 febbraio 1961 a proposito de “Lo sviluppo delle città e la salvaguardia dei centri storici”. E mai come oggi, a distanza di 60 anni, le parole del padre dell’ambientalismo italiano sono più attuali.
25 anni dopo, esattamente il 7 agosto 1986, in occasione dell’approvazione (avvenuta a fine luglio di quell’anno) da parte del consiglio comunale fiorentino della variante al Piano regolatore, meglio nota come la “variante Fiat-Fondiaria”, che riguardava un’area di 220 ettari e contro la quale si erano battute associazioni e comitati, Cederna scriveva sul quotidiano “La Repubblica”: tale progetto “avrebbe ripercussioni negative sul centro storico […] e darebbe una nuova spinta all’espulsione dei residenti […] e alla ristrutturazione speculativa delle vecchie case. Verrebbe meno l’indispensabile opera di risanamento conservativo a canoni sociali per arrestare l’emorragia di abitanti (circa 8000 sono gli alloggi vuoti): e il centro storico, privo com’è di vincoli di destinazione urbanistica, sarebbe condannato a diventare, come in parte già è, una semplice vistosa vetrina turistica, fast-food, pizzerie, boutiques, eccetera, con l’immancabile snaturamento anche ambientale e architettonico. […] L’operazione Fiat-Fondiaria è un esempio di quella che viene chiamata ‘urbanistica contrattata': l’ente pubblico rinuncia ad essere il protagonista della pianificazione e scende a patti col privato, col rischio di cedere a scelte arbitrarie e trascurare l’interesse generale”.
Conosciamo tutti gli esiti di quella variante, non ancora – e si spera mai – applicata, ma queste parole credo non abbiamo bisogno di commenti e siano veramente profetiche alla luce del caso di Costa San Giorgio e della svendita del centro storico agli affaristi che si è materializzata negli anni recenti.
 
*Docente di Geografia del Paesaggio e del Patrimonio culturale
Università di Siena