Caro Gaccione, Ecco il contributo della prof. Weaver. È nella forma originale di scambio
epistolare ma facilmente editabile come contributo singolo da parte della Weaver,
naturalmente omettendo la mia lettera. Cordialmente, Romano Rinaldi[22 giugno 2021]
Cara
Elissa, Ricorderai l’articolo che ho
recentemente scritto su Firenze per Odissea, di cui ti allego una copia (adattata per uso
personale). Il mio articolo fa parte di una “maratona oratoria” che una libera
associazione di cittadini (Idra) sta raccogliendo per evitare lo scempio che
incombe su questo unico e superstite lembo della Città, da pochi conosciuto ma
di grande pregio storico-artistico. Questa iniziativa è menzionata nel collegamento all’ultimo
articolo apparso su Odissea oggi, che ti invio qui sotto. Date le tue frequenti e proficue
frequentazioni della Città di Firenze, ti chiederei di contribuire con una breve
memoria a questa iniziativa e magari diffonderla presso qualche Istituzione Americana
che nutre interessi per la salvaguardia del patrimonio storico-artistico e architettonico
della Città. Grazie, ciao, (e il solito abbraccio virtuale,
naturalmente!) Romano[21 giugno 2021] *
DA CHICAGO PER FIRENZE di Elissa B. Weaver*
Nozze di Cana
Anch’io odio quello che hanno fatto del centro di
Firenze e mi rattrista molto pensare che potrebbero dare ai turisti anche la
Costa di San Giorgio. È una parte della città a cui sono molto affezionata,
avendoci vissuto per un anno in una bella casa sopra Boboli. Inoltre ho scritto
molto sul monastero francescano di SS. Girolamo e Francesco (chiamato anche San
Girolamo di San Giorgio), che anticamente di notte custodiva le chiavi della
porta della città per il Duca. Nel Seicento ospitava una monaca drammaturga
molto brava, Suor Maria Clemente Ruoti, che pubblicò nel 1637 una azione
drammatica intitolata Giacob patriarca; scrisse anche vent'anni dopo un Natal
di Cristo (inedito) e chissà quante altre opere ormai scomparse. Fu la prima
donna e unica monaca socia (dal 1649) dell’Accademia degli Apatisti (che nel
Settecento si unì all’Accademia fiorentina). Nello
stesso monastero, che aveva fama per la musica e dove andavano per il teatro le
granduchesse, furono monache figlie di musicisti, compositori e drammaturghi
fiorentini, per es. la figlia di Francesca Caccini, Maddalena Signorini
Malaspina e la figlia di Gian Andrea Moniglia (il cui Podestà di Colognole aprì
il Teatro della Pergola nel 1657). Ho
visitato anche l’altro monastero, San Giorgio dello Spirito Santo, guidata da
un colonnello perché ospitava la Scuola di Sanità militare e dove ho visto un
bellissimo affresco cinque-seicentesco di una scena biblica neo-testamentaria
raffigurante “Le Nozze di Cana” di cui non sapevano dirmi l’autore. Ancora oggi
conservo viva memoria dell’affresco che stava nel refettorio delle monache, che
ha sullo sfondo, dipinto da una parte, un armadio pieno di utensili da cucina.
Bello sarebbe poterne avere qualche buona immagine per discuterne
l’attribuzione. Tutto
questo per dire che bisogna conservare questo patrimonio monastico (e la Costa
di San Giorgio, e la via di San Leonardo), restaurando e mettendo al suo
interno magari un museo che ricordasse le vite e l’arte delle monache fiorentine
e riunisse un po’ delle tante opere d’arte che di lì provenivano e che sono
sparse in tanti musei (qualcosa c’è all’Accademia) oppure creando un complesso
come le Murate oggi, ma non portandoci su il brutto turismo che ha già mandato
via i fiorentini e rovinato il centro.
*Professor emerita of Italian
Literature The University of Chicago,
Chicago, Illinois, USA