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domenica 25 luglio 2021

BRESCIA. VERITÀ SUBITO



Per le vittime dell’uranio impoverito e di tutti i veleni di guerra.
  
Moltissimi tra militari e civili che hanno operato e lavorato presso strutture militari e poligoni di tiro continuano ad ammalarsi di patologie tumorali gravi. La presenza di metalli pesanti quali Torio 232, Uranio Impoverito e altre sostanze cancerogene presenti negli armamenti e nelle munizioni autorizzate dalla NATO e dal Ministero della Difesa, anche se non pubblicamente, sono la causa di queste malattie.
Ad oggi sono circa 7500 i casi accertati di contaminazione da Uranio Impoverito per i militari che hanno prestato servizio in Iraq, Afganistan e nella guerra dei Balcani, di cui almeno 370 sono i decessi. Sono casi che emergono anche a distanza di molti anni: la contaminazione da metalli pesanti si sedimenta negli organismi e causa leucemie, glioblastomi, linfomi e altri tumori gravi. A costoro si aggiungono i marinai esposti all’amianto sulle navi militari e tutti coloro che operano nei poligoni di tiro situati su suolo italiano (il Dandolo in Friuli, il PISQ, Capo Teulada e Capo Frasca in Sardegna e altri) che sono esposti costantemente alle nano-polveri prodotte dagli armamenti utilizzati e dall’elevatissimo inquinamento ambientale che caratterizza i poligoni di tiro, oramai giudicati “non bonificabili”. La NATO, a cui il Ministero della Difesa italiano è supino, in questo gioca un ruolo principale: autorizza e anzi promuove ogni tipo di attività addestrativa e di sperimentazione degli armamenti sulle spalle della truppa e dei sottufficiali dei diversi paesi NATO su suolo italiano.
Oggi presso il tribunale di Brescia si discute del caso del Maresciallo dell’Aeronautica Militare Giovanni Luca Lepore, morto nel 2005, la cui famiglia è ancora in battaglia per ottenere giustizia, di fronte all’atteggiamento strafottente, menefreghista e vessatorio del Ministero della Difesa che si rifiuta da 16 anni di ammettere la sua colpevolezza e dare ristoro non solo alla famiglia del Maresciallo Lepore ma a tutte le famiglie delle vittime dell’Uranio Impoverito e di tutti gli altri inquinanti bellici. Attraverso il proprio ruolo istituzionale fanno pressione sui tribunali e trovano escamotage affinché i processi durino anni, puntando a sfiancare le famiglie che richiedono giustizia e ristoro nella speranza che mollino la presa, per scoraggiare centinaia, migliaia di altri malati dall’intraprendere le vie legali per ottenere giustizia.
Basta con le vessazioni e le lungaggini burocratiche contro le famiglie delle vittime dell’uranio impoverito. Verità, giustizia e risarcimenti subito. Basta con l’utilizzo di armamenti inquinanti che devastano l’ambiente e le vite di civili e militari.   
   
CAP Vittime Veleni di Guerra
CentroSociale28Maggio 
Donne e uomini contro la guerra