Per le vittime dell’uranio impoverito e di tutti i
veleni di guerra. Moltissimi tra militari e civili che
hanno operato e lavorato presso strutture militari e poligoni di tiro
continuano ad ammalarsi di patologie tumorali gravi. La presenza di metalli
pesanti quali Torio 232, Uranio Impoverito e altre sostanze cancerogene
presenti negli armamenti e nelle munizioni autorizzate dalla NATO e dal
Ministero della Difesa, anche se non pubblicamente, sono la causa di queste
malattie. Ad
oggi sono circa 7500 i casi accertati di contaminazione da Uranio Impoverito
per i militari che hanno prestato servizio in Iraq, Afganistan e nella guerra
dei Balcani, di cui almeno 370 sono i decessi. Sono casi che emergono anche a
distanza di molti anni: la contaminazione da metalli pesanti si sedimenta negli
organismi e causa leucemie, glioblastomi, linfomi e altri tumori gravi.A
costoro si aggiungono i marinai esposti all’amianto sulle navi militari e tutti
coloro che operano nei poligoni di tiro situati su suolo italiano (il
Dandolo in Friuli, il PISQ, Capo Teulada e Capo Frasca in Sardegna e
altri) che sono esposti costantemente alle nano-polveri prodotte dagli
armamenti utilizzati e dall’elevatissimo inquinamento ambientale che caratterizza
i poligoni di tiro, oramai giudicati “non bonificabili”. La NATO, a cui il
Ministero della Difesa italiano è supino, in questo gioca un ruolo principale:
autorizza e anzi promuove ogni tipo di attività addestrativa e di
sperimentazione degli armamenti sulle spalle della truppa e dei sottufficiali
dei diversi paesi NATO su suolo italiano. Oggi
presso il tribunale di Brescia si discute del caso del Maresciallo
dell’Aeronautica Militare Giovanni Luca Lepore, morto nel 2005, la cui famiglia
è ancora in battaglia per ottenere giustizia, di fronte all’atteggiamento
strafottente, menefreghista e vessatorio del Ministero della Difesa che si
rifiuta da 16 anni di ammettere la sua colpevolezza e dare ristoro non solo
alla famiglia del Maresciallo Lepore ma a tutte le famiglie delle vittime
dell’Uranio Impoverito e di tutti gli altri inquinanti bellici. Attraverso il
proprio ruolo istituzionale fanno pressione sui tribunali e trovano escamotage
affinché i processi durino anni, puntando a sfiancare le famiglie che
richiedono giustizia e ristoro nella speranza che mollino la presa, per
scoraggiare centinaia, migliaia di altri malati dall’intraprendere le vie
legali per ottenere giustizia. Basta
con le vessazioni e le lungaggini burocratiche contro le famiglie delle vittime
dell’uranio impoverito. Verità, giustizia e risarcimenti subito. Basta con
l’utilizzo di armamenti inquinanti che devastano l’ambiente e le vite di civili
e militari. CAP Vittime Veleni di Guerra CentroSociale28Maggio Donne e uomini contro la guerra