Quanta umanità tradita, nel tempo misero di abissi di senso, di sguardi negati all'orizzonte comune eppur vietato. Cadevano a terra, crivellati di colpi gli ultimi eroi quotidiani, lontani parenti di quanti, sferzati dal medesimo idioma
teutonico, tentarono anni prima di cogliere ancora la vita, nei campi intrisi di dolore e di morte. Quell'ora s'impresse a fondo, come marchio indelebile: e furono urla e strepiti e mani tese al fratello ritrovato, all'amico riscoperto alla storia che incideva un nuovo capitolo nel secolo breve che di lì a poco si chiudeva. Lo stupore negli occhi di un bimbo, la gioia soffocata dal pianto d'una madre il silenzio attonito del gendarme la tela della vergogna che si sfilava: mai fragore fu più dolce dell'ultimo blocco abbattuto. Nell'empito della festa, le note d'uno strumento a corda brillavano intense, fugaci speranze d'un avvenire senza muri. Non c'era, in quella sera morente di anni dopo, che lo spazio di un sogno. Federico Migliorati